campagna di reclutamento blogger
Supposizioni cerca blogger che vogliano gridare la propria posizione su tutti i temi che l' informazione tradizionale non vuole trattare.
Senza distinzione di corrente politica e censura alcuna vogliamo creare un punto di discussione e confronto che apra gli occhi ai giovani.
Se sei interessato iscriviti alla pagina e posta un messaggio in bacheca.
http://www.facebook.com/pages/Supposizioni/318010876540
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28 febbraio 2010
27 febbraio 2010
La moralità dei Radicali
di Simone Scannella
Mettendo un attimo da parte il pensiero politico che ci separa nettamente, i finti digiuni, i compromessi cattolici, questo libertarismo scevro di valori etici, ecco l’ultima genialata di casa Pannella:
"Mambro e Fioravanti con la Bonino? INDECENTE!
E’ indecente che pluriomicidi, condannati con sentenza passata in giudicato, collaborino, seppur in terza fila, alla campagna elettorale del candidato del centrosinistra per il Lazio Emma Bonino – lo ha dichiarato Oliviero Diliberto, segretario dei Comunisti Italiani, dopo aver appreso che Francesca Mambro e Valerio Fioravanti collaborano alla campagna elettorale di Emma Bonino – Francesca Mambro e Valerio Fioravanti sono per lo Stato italiano i responsabili del più grave eccidio di uomini, donne, anziani e bambini inermi che sia mai avvenuto nella storia repubblicana.
Francesca Mambro e Valerio Fioravanti sono stati condannati complessivamente a 17 ergastoli e la sentenza sulla strage di Bologna è passata in giudicato."
Che dire?!
E se fosse successo a destra? Chissa le finte vedove come si sarebbero stracciate le vesti!
Invece si tende a farlo passare in sordina, forse anche i compagni si tappano il naso?
Vale più un posto in regione della propria coscienza?
Per questo ho voluto usare parole non mie per dipingere quanto accaduto.
Appoggiare certe cause è deprecabile, oltre che un suicidio politico: come quella in questione di voler abolire l’ergastolo (questo è il fulcro della collaborazione più che decennale tra i terroristi ed i radicali). Nessuno tocchi Caino… ma ad Abele chi ci pensa?
Purtroppo in Italia tutto è relativo: infatti questi biechi individui, evidentemente, non si trovano a scontare la loro maxipena in carcere.
A che serve allora abolire l’ergastolo, se tanto nessuno lo sconta?
Come se non bastasse, gli stessi personaggi sopraccitati sono stati tirati in ballo nello scandalo sul Sen. Di Girolamo (PDL) e la ‘ndrangheta, dal puparo Mokbel:
[...] «Mambro e Fioravanti li ho tirati fuori io». Gennaro Mokbel avrebbe sostenuto e aiutato, anche economicamente, gli ex terroristi neri Francesca Mambro e Valerio Fioravanti. Il gip scrive nell’ordinanza che Mokbel, «unitamente alla moglie Giorgia Ricci, continua a mantenere contatti, sia telefonici che di persona (…) con vecchi esponenti dell’eversione di destra, in particolare Francesca Mambro, indicata come la Dark, e Valerio Francesco Fioravanti, detto “Giusvà”. Lo stesso Mokbel, in diverse conversazioni intercettate, «ha detto di essere sempre stato molto vicino ai due soggetti, anche attraverso rilevanti sostegni economici». [...]
Estrapolato da: http://www.ilmessaggero.it/articolo_app.php?id=26834&sez=HOME_INITALIA&npl=&desc_sez=
EMMA, SAI GIA’ DI AVER PERSO, MA ALMENO FALLO CON STILE (A COMINCIARE DALLA TUA CANDIDATURA FASULLA)!
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No al legittimo impedimento
27 febbraio 2010, Italia dei Valori in piazza del Popolo a Roma per manifestare contro il legittimo impedimento
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BERLUSCONI: I GIUDICI SONO UNA BANDA DI TALEBANI
di Massimo Suppo
Milano - Berlusconi ha superato ogni limite, ieri a Torino durante la conferenza stampa per la campagna elettorale del candidato alla presidenza della regione Piemonte, il leghista Cota, ha insultato per l'ennesima volta la magistratura sostenendo che i Magistrati sono una banda di talebani.
Giustamente, il segretario dell' ANM Cascini, sostiene che quella di Berlusconi è un' escalation di insulti e aggressioni, sopratutto nel giorno in cui un servitore dello Stato è stato ucciso in Afganisthan. Come sostiene ancora Cascini, il male dell' Italia sta nella corruzione dilagante nella politica e nella pubblica amministrazione.
Oggi il Presidente della Repubblica Napolitano auspica che prevalga il senso di responsabilità e che si rischia di creare nuove tensioni tra le istituzioni. Anzichè convocare Berlusconi e "bacchettarlo" - come lo stesso premier ha detto, di essere stato sgridato da un suo avvocato per le dichiarazioni fatte - scrive una lettera al vicepresidente del CSM.
Tutte queste polemiche saranno comunque inutili, infatti, il prossimo 9 Marzo il parlamento approverà la legge sul legittimo impedimento e l'ennesima legge ad personam salverà le "chiappe" del corruttore.
La magistratura è la stessa che arresta i boss mafiosi, che lotta contro la mafia, che rischia la vita ogni giorno ed è inconcepibile sentir delegittimare i veri eroi del nostro Paese. Fa ancora più rabbia sentire il governo farsi vanto della lotta alla mafia.
Ricordo ai berluscones che la lotta alla mafia è portata avanti dai magistrati e non dal governo.
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La crisi economica è davvero finita?
di Erwin Pina
E' stato all'alba del G20 che i primi segni di miglioramento hanno cominciato a manifestarsi nell'economia.
Dopo quasi 9 mesi di crolli e fallimenti più o meno eccellenti, lo "stimolo all'economia" di 5000 miliardi di dollari sembra aver dato fiato ai mercati, ma ancora oggi a voler essere pignoli ci sono diversi elementi che non convincono
molto sul fatto che la ripresa sia un trend duraturo ma piuttosto l'effetto di una cascata di denaro che è andata a coprire a tappare una serie di falle che non sono mai state riparate.
In primis, l'enorme cascata di denaro è servita per salvare le banche e i titoli azionari, ma ben poco si è fatto per andare ad aiutare l'economia reale,l'unica che conti veramente, quella che produce beni reali , la disoccupazione crescente è un fatto ed è un fatto che colpisce duramente la stessa America.
In secondo luogo non si è fatto quasi nulla a dispetto i proclami di diversi politici: da Obama ma anche a Tremonti, per disciplinare il sistema bancario e introdurre nuove regole destinate a impedire una nuova crisi.
Regole come la reintroduzione in America di un equivalente della legge Glass-Steagal , che impediva la fusione di banche d'investimento , con banche di deposito sono state disattese per le pressioni dei poteri di Wall Street, gli stessi che la medesima leggere fecero abrogare verso l'inizio del nuovo millennio.
Terzo problema è il crescente deficit degli stati nazionali ,i quali hanno sempre meno margine d'azione, per via degli interessi sul debito enormi, deficit cresciuto in maniera spropositata anche in relazione ai recenti salvataggi.
Abbiamo visto il crollo dell'Islanda e ora ci apprestiamo ad assistere a quello della Grecia.
L'UE farà di tutto per impedire alla Grecia di fare default, ma ciò significherà strette norme di austerità che produrranno disoccupazione e ridurranno i consumi piagando ulteriormente un'economia tenuta in piedi da artifici contabili e gia vediamo gli scontri nelle piazze.
La stessa America ha un deficit astronomico che fa scomparire quello gia non piccolo dell'Italia, qualcosa intorno ai 10 trilioni di dollari.
Chi ci guadagna da tutto questo?
Ovviamente le banche e i complessi industriali più eminenti che possono permettersi con la loro influenza di essere coperti dagli stati, fino a causarne il crollo.
Continuando con questo trend, cercando di salvare entità truffaldine ma potentissime il risultato sarà che verrà svenduta la libertà della classe media occidentale che si ritroverà sempre più povera e dipendente da queste realtà.
note: per approfondimenti ( http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=17736 )
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26 febbraio 2010
CONSIGLIO COMUNALE BLINDATO
di Claudio Brunati
Come hanno già ampiamente documentato i vari giornali nei giorni scorsi mercoledi 17 febbraio ci siamo presentati in sala consiliare per fare le riprese audio/video dell'assemblea pubblica di presentazione del bilancio ed è noto come è andata a finire cioè che le forze dell'ordine su comando del sindaco sono intervenure per non consentircelo..quello che è evidente è il delirio dell'amministrazione..6 ripeto 6 membri delle forze dell'ordine a presidiare il consiglio comunale..il delirio puro..inoltre le scuse che hanno addotto sono poco chiare e prive di fondamento giuridico, riducendosi al fatto della mancanza di un regolamento specifico. Mentre ci chiedono di rispettare un regolamento che ancora non esiste loro stessi infrangono vari articoli di quello in vigore nello specifico l'articolo 53 comma 3 e 4.
Quello che deve essere il luogo pubblico in cui dei personaggi pubblici durante un'assemblea pubblica parlano di cose pubbliche..mentre gli amministratori dal momento che diventano tali pensano di essere al di sopra delle parti..vorremmo ricordare che la legge è uguale per tutti e che loro sono nostri dipendenti..hanno vinto le elezioni proclamando il voler tornare tra la gente, la trasparenza amministrativa e il non aumentarsi gli stipendi.
Il risultato è stato i loro pdl point (punto d'incontro con i cittadini) chiusi tutti a parte uno che è abbandonato al suo destino, gli stipendi tutti aumentati al massimo consentito (alla faccia della crisi) e i consigli comunali sono blindati a chi vuole fare un servizio gratuito alla cittadinanza tutta..rendiamoci conto che per il consiglio comunale di lunedi 22 febbraio 4 carabinieri e 3 vigili!!!
Altro lato della trasparenza amministrativa..quanti cittadini sanno che le commissioni comunali sono come recita l'art.12 comma 2 del regolamento del consiglio comunale “le sedute delle commissioni sono pubbliche.
Ai lavori possono assistere i cittadini e i rappresentanti degli organi di informazione”..non ho mai visto una seduta di commissione pubblicizzata o dichiarata aperta..ribadisco ancora che nel palazzo parlano di cose di interesse pubblico, indipendentemente dall'ideologia politica i cittadini hanno tutto il diritto di essere informati e l'amministrazione dovrebbe favorire i mezzi di partecipazione se non ha nulla da nascondere
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Libero sul processo Mills: quando un reato commesso ma prescritto (dal corrotto) diventa una assoluzione (per il corruttore).
Il meccanismo ormai è noto. Si stabilisce, in primo e in secondo grado, che un avvocato viene corrotto per rilasciare testimonianze “false o reticenti” per favorire un imputato, che ne è il corruttore. Mentre ciò avviene, con una mano si sparano bordate sulla magistratura per delegittimarne le conclusioni e con l’altra si approvano leggi che accorcino i termini di prescrizione per l’episodio di corruzione ipotizzato. In Cassazione si ottiene l’architettata prescrizione (chiamandola “schiaffo ai giudici”, o anche “sentenza all’italiana”). Da ultimo, si dichiara che ciò equivale a una assoluzione. E non del corrotto, ma del corruttore.
E’ questo lo schema applicato nel caso Mills. In cui viene certificato che vi sia stato un corrotto (David Mills), ma che la sentenza di condanna vada annullata perché il reato commesso (commesso) è da ritenersi, grazie a una leggina su misura del centrodestra, prescritto. Grazie al fantasioso meccanismo sopra descritto, Libero può (liberamente) interpretare:
In sostanza un reato commesso ma prescritto dal corrotto diventa una sentenza di assoluzione per il corruttore. Il cui reato sarà, con un mostro giuridico, anche prescritto. Nelle parole di Maurizio Belpietro: “La Suprema Corte ha preferito applicare la giustizia all’italiana, decidendo di mandare assolto l’imputato [David Mills, nda], ma al tempo stesso non discolpandolo totalmente”. Grazie ai “tanti Ponzio Pilato” che compongono la Cassazione “tutti i giustizialisti d’Italia potranno continuare a scrivere che la corruzione ci fu” (l’idea è che a dichiarare il reato commesso non sia la Cassazione, ma il Fatto Quotidiano, Repubblica e gli altri “mandanti morali” dell’accanimento contro il premier). Così si chiude “il procedimento che non doveva cominciare” (questo sì che è “processo breve”).
In sostanza la prossima volta che qualcuno vi chiederà conto di 600 mila dollari di troppo, fate come David Mills: tirate in ballo Silvio Berlusconi. A questo modo avrete immediatamente a vostra disposizione il Parlamento, qualche televisione e dei giornali. E soprattutto, una bislacca interpretazione del diritto per cui si può essere assolti a reato commesso.
Sempre che ve la sentiate di regalare una ennesima assoluzione al premier, sia chiaro.
Fonte: http://ilnichilista.wordpress.com/2010/02/26/libero-sul-processo-mills-quando-un-reato-commesso-ma-prescritto-dal-corrotto-diventa-una-assoluzione-per-il-corruttore/
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25 febbraio 2010
Mediaset blocca i "Passaparola" di Marco Travaglio
Eliminato da Youtube il videoeditoriale del 15 febbraio
di: Antonio Rispoli
Continua l'attacco mediatico contro la libertà di informazione su Internet condotto da Berlusconi. Marco Travaglio ogni settimana registra un video-editoriale, che poi pubblica sul suo blog, voglioscendere.it, sul blog di Beppe Grillo e su Youtube. Si chiamano Passaparola, ed ogni lunedì vengono caricati su queste piattaforme. Chi però va a cercare su Youtube il "Passaparola" del 15 febbraio, cioè di lunedì scorso, dal titolo "Bertoladri", non lo troverà.
Questo perchè Mediaset ha ottenuto che venisse tolto per "a causa di un reclamo di violazione del copyright da parte di Mediaset". Da tenere presente una cosa, per chi non li ha mai visti: il videoeditoriale è fatto con una telecamera fissa ed inquadra Marco Travaglio in quello che probabilmente è il suo studio o il suo ufficio. Quindi che copyright può avere violato? Forse Mediaset ha messo il copyright su Travaglio o sul suo ufficio? Sulla sua voce? Sui libri e sui quotidiani presenti lì?
Insomma appare evidente l'intento censorio, per impedire alla gente di sapere tutti gli intrecci che c'erano intorno a Bertolaso, di cui Travaglio parla nei dettagli
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CORROTTI IMPUNITI
MILANO - La cassazione ha deciso, pur confermando la corruzione a favore di mister B inflitta all'avvocato Mills in primo e secondo grado, hanno annullato la sentenza per preschizione del reato.
La camera di consiglio si è allineata alle richieste del pg Ciani - lo stesso che aveva chiesto l'assoluzione di Andreotti e del boss Badalamenti nel 2003 - che esplicitamente dichiara prescritto il reato.
Il PDL cambia tiro e dopo le toghe rosse parla di maggioranza silenziosa e autorevole della magistratura non militante che apllica il diritto e non altera solo per sovvertire la volontà degli italiani, ma non erano tutti comunisti?
Il fatto è che la Cassazione ha confermato il reato di corruzione, quindi la prescrizione non cancella il reato e resta come condanna morale per il premier.
Adesso tutti i berluscones, nella loro situazione di lobotomizzati, canteranno vittoria inneggiando alla persecuzione giudiziara e continueranno a farsi fare il lavaggio del cervello.
E' una triste giornata per la Giustizia, vincono i corrotti e la gente onesta paga!
di Massimo Suppo
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Regionali. Per le miss in lista ridono anche in Francia
Le regionali si avvicinano, i motori si scaldano, nascono i Paladini della libertà, insomma tutto come al solito. Anzi questa volta un po’ di più. Dove sono le miss?
A ricordarcelo (e a riderci appresso) ci pensano i francesi. Le Petit journal è una trasmissione satirica sull’attualità politica, con ospiti importanti, che va in onda su Canal +. Sempre attenti a quello che succede in Italia, e a Berlusconi in particolare, non potevano esimersi, in un periodo che vede anche molti francesi nell’occhio del ciclone proprio per le regionali, di vedere cosa succede nel Belpaese.
E noi, diciamolo, ce la mettiamo tutta affinché ne parlino.
In studio c’è Bayrou leader dei MoDem, il partito di centro francese, e ovviamente Yann Barthes, il conduttore che introduce un servizio sull’Italia così: “Ancora una volta l’Italia ci dà una buona lezione di politica. Anche lì sono in piena campagna per le Regionali, votano il 21 marzo prossimo; il dibattito è appassionante. Volete il loro segreto signor Bayrou, ecco il segreto per vincere” e dopo aver dato il numero di telefono di Berlusconi Barthes chiede al pubblico cosa abbiano in comune Nicole Minetti (foto), Silvia Trevaini (foto) “gran bello sguardo”, Graziana Capone (foto) “soprannominata la Angelina Jolie pugliese”, Daniela Martani (Foto) e Chiara Sgarbossa (foto)...”.
“Mica stupido Berlusconi”. No per niente!
http://www.agoravox.it/Regionali-Per-le-miss-in-lista.html
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I promotori della libertà ed il predellino 2 fallito
Il flop romano della Brambilla e la voce dei giovani Pdl
di: Germano Milite
ROMA - Il primo secondo predellino annunciato a gran voce da tutti i giornali che doveva vedere Silvio Berlusconi ripetere la "storica salita" per arringare la folla ed annunciare il nuovo partito unitario è miseramente fallito; consentendo al Premier soltanto un doloroso faccia a faccia con il Duomo di Milano. Beghe interne, lotte intestine e cambi di fronte stanno dilaniando il Pdl da mesi e, intuire stravolgimenti, non era e non è poi così difficile.
L'iniziativa dei "Promotori della libertà", secondo molti, doveva così servire per il secondo predellino; questa volta però tenuto segreto fino alle 23 del giorno prima onde evitare un controproducente clima di attesa. Nessuna notizia riguardo la manifestazione organizzata a Roma con la Michela Vittoria Brambilla in prima fila è stata infatti fatta trapelare prima delle undici di sera di lunedì scorso.
Poi il fatidico giorno e l'altrettanto fatidico flop; con poche decine di giovani (in maggioranza campani) a tentare di dar senso ad un vuoto demagogico decisamente imbarazzante per il Cavaliere.
In prima fila a sostenere il primi ministro anche Francesca Pascale; tra le fan più sfegatate del Presidente che può vantare nel suo curriculum politico l'attività da rappresentante svolta in un istituto Artistico (roba che nemmeno De Gasperi).
In effetti il Premier, con la sua iniziativa decisamente poco convincente persino per gli stessi giovani del partito, mirava proprio a lanciare alcuni segnali forti a quella ribelle area finiana che ultimamente sta rialzando fastidiosamente la cresta (e la simpatia che Mara Carfagna ha espresso per Gianfranco Fini la dice lunga riguardo il ricorso a quella gran bella Berlusconi girl della Brambilla durante l'evento fallito di ieri in quel di Roma).
Nella capitale ieri si trovava anche il dirigente nazionale della giovani italia Ulderico De Laurentiis. Gli abbiamo chiesto di parlarci dei "Promotori della libertà" ma ha preferito glissare e dirci qualcosa riguardo la presentazione (avvenuta proprio ieri nella città del Colosseo) dell'associazione "Meridiana"; presieduta dal deputato del Pdl Basilio Catanoso.
La nascista di quello che viene definito come il "nuovo laboratorio di idee per i giovani del popolo della libertà" ha visto anche la partecipazione del ministro della Gioventù Giorgia Meloni e di numerosi ragazzi che hanno riempito la sala adibita per l'evento. De Laurentiis ha raccontato così l'esperienza:"Si è parlato del partito, di cosa va bene e cosa vorremmo cambiare, degli strumenti da adottare, delle idee da promuovere, dell'Italia che ci piacerebbe realizzare".
"Al ritorno, in pullman, si discuteva di elezioni regionali, di come organizzarci in merito ad esse - continua - delle strategie da attuare, delle esigenze dei giovani della nostra regione ecc". Il dirigente nazionalae della GI ha poi concluso anticipando che, tutti i partecipanti, si sono dati "appuntamento a venerdì per una pizza ed una birra organizzativa" con "nessun interesse e tanta voglia di libertà" dato che, sottolinea il militante classe 81, "siamo giovani del PdL, ma soprattutto siamo la Giovane Italia".
Eppure, giova ricordarlo, di "movimenti" che facciano da "contenitore" o "calderone" o "fucina" (o magari "raccoglitore di vuoti") ce ne sono una marea. Forse, e lo diciamo solo come sentito e spassionato consiglio, per questi ragazzi dell'italia giovane è il momento di smettere di farsi recintare negli spazi sempre angusti di associazioni, pseudomovimenti e rivistine di partito e di saltare le transenne in groppa ad idee proprie, convincenti e sul serio nuove.
Che le varie Nicole Minetti e Francesca Pascale rappresentino un insopportabile affronto per i giovanidel Pdl che, oltre ad un paio di belle gambe (ed un seno prosperoso), possono vantare anche un'esperienza politica degna di questo nome.
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di: Germano Milite
ROMA - Il primo secondo predellino annunciato a gran voce da tutti i giornali che doveva vedere Silvio Berlusconi ripetere la "storica salita" per arringare la folla ed annunciare il nuovo partito unitario è miseramente fallito; consentendo al Premier soltanto un doloroso faccia a faccia con il Duomo di Milano. Beghe interne, lotte intestine e cambi di fronte stanno dilaniando il Pdl da mesi e, intuire stravolgimenti, non era e non è poi così difficile.
L'iniziativa dei "Promotori della libertà", secondo molti, doveva così servire per il secondo predellino; questa volta però tenuto segreto fino alle 23 del giorno prima onde evitare un controproducente clima di attesa. Nessuna notizia riguardo la manifestazione organizzata a Roma con la Michela Vittoria Brambilla in prima fila è stata infatti fatta trapelare prima delle undici di sera di lunedì scorso.
Poi il fatidico giorno e l'altrettanto fatidico flop; con poche decine di giovani (in maggioranza campani) a tentare di dar senso ad un vuoto demagogico decisamente imbarazzante per il Cavaliere.
In prima fila a sostenere il primi ministro anche Francesca Pascale; tra le fan più sfegatate del Presidente che può vantare nel suo curriculum politico l'attività da rappresentante svolta in un istituto Artistico (roba che nemmeno De Gasperi).
In effetti il Premier, con la sua iniziativa decisamente poco convincente persino per gli stessi giovani del partito, mirava proprio a lanciare alcuni segnali forti a quella ribelle area finiana che ultimamente sta rialzando fastidiosamente la cresta (e la simpatia che Mara Carfagna ha espresso per Gianfranco Fini la dice lunga riguardo il ricorso a quella gran bella Berlusconi girl della Brambilla durante l'evento fallito di ieri in quel di Roma).
Nella capitale ieri si trovava anche il dirigente nazionale della giovani italia Ulderico De Laurentiis. Gli abbiamo chiesto di parlarci dei "Promotori della libertà" ma ha preferito glissare e dirci qualcosa riguardo la presentazione (avvenuta proprio ieri nella città del Colosseo) dell'associazione "Meridiana"; presieduta dal deputato del Pdl Basilio Catanoso.
La nascista di quello che viene definito come il "nuovo laboratorio di idee per i giovani del popolo della libertà" ha visto anche la partecipazione del ministro della Gioventù Giorgia Meloni e di numerosi ragazzi che hanno riempito la sala adibita per l'evento. De Laurentiis ha raccontato così l'esperienza:"Si è parlato del partito, di cosa va bene e cosa vorremmo cambiare, degli strumenti da adottare, delle idee da promuovere, dell'Italia che ci piacerebbe realizzare".
"Al ritorno, in pullman, si discuteva di elezioni regionali, di come organizzarci in merito ad esse - continua - delle strategie da attuare, delle esigenze dei giovani della nostra regione ecc". Il dirigente nazionalae della GI ha poi concluso anticipando che, tutti i partecipanti, si sono dati "appuntamento a venerdì per una pizza ed una birra organizzativa" con "nessun interesse e tanta voglia di libertà" dato che, sottolinea il militante classe 81, "siamo giovani del PdL, ma soprattutto siamo la Giovane Italia".
Eppure, giova ricordarlo, di "movimenti" che facciano da "contenitore" o "calderone" o "fucina" (o magari "raccoglitore di vuoti") ce ne sono una marea. Forse, e lo diciamo solo come sentito e spassionato consiglio, per questi ragazzi dell'italia giovane è il momento di smettere di farsi recintare negli spazi sempre angusti di associazioni, pseudomovimenti e rivistine di partito e di saltare le transenne in groppa ad idee proprie, convincenti e sul serio nuove.
Che le varie Nicole Minetti e Francesca Pascale rappresentino un insopportabile affronto per i giovanidel Pdl che, oltre ad un paio di belle gambe (ed un seno prosperoso), possono vantare anche un'esperienza politica degna di questo nome.
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Lambro, dietro quel sabotaggio appalti e un progetto milionario
Quasi 200mila metri quadri di superfici, piste ciclabili ed edifici ecosostenibili: così dovrebbe cambiare il volto dell'antico complesso industriale di Monza da cui qualcuno ha fatto uscire gli ottomila metri cubi di petrolio che hanno avvelenato il Lambro e il Po. La Procura indaga sul sottobosco degli appalti
di Gabriele Cereda
È un affare da mezzo miliardo di euro, un progetto faraonico da 187mila metri quadrati su un terreno di 309mila. Ed è previsto proprio sui terreni della Lombarda Petroli, l´ex raffineria di Villasanta a Monza da cui qualcuno, nella notte tra lunedì e martedì, ha fatto uscire gli ottomila metri cubi di petrolio che hanno avvelenato il Lambro per poi riversarsi nel Po.
Su quell´impianto, e sui terreni che lo circondano, dovrebbero sorgere appartamenti, negozi, capannoni industriali, un grande centro direzionale. In una parola, Ecocity: così lo ha battezzato la Addamiano Engineering di Nova Milanese, che vuole realizzare tutto ciò. Un progetto che da qualche tempo sembra segnare il passo, frenato da una serie di difficoltà economiche, e sul quale ora la catastrofe del Lambro si abbatte con la forza di un ciclone. E le indagini dei carabinieri, della polizia provinciale e del Noe, il nucleo ecologico dell´Arma, sembrano avere già imboccato una direzione precisa: quella del sottobosco dei subappalti.
La Procura di Monza ha aperto un fascicolo per disastro ambientale e avvelenamento delle acque a carico di ignoti. Nessun dubbio che si sia trattato di un sabotaggio a cui hanno preso parte almeno tre persone. Per svuotare le cisterne è necessario sbloccare le valvole, attivare nella giusta sequenza tre comandi e attendere che gli idrocarburi vengano aspirati dal fondo e pompati in apposite tubature. Solo a questo punto si possono aprire le ultime paratie che dovrebbero essere collegate ad autobotti. L´amministratore delegato della Lombarda Petroli, Giuseppe Tagliabue, è stato interrogato a lungo. Sarebbero emerse gravi carenze nella sicurezza dell´impianto.
Nei prossimi giorni verrà sentita anche la famiglia Addamiano: i fratelli Giosuè, Rosario e Matteo, alla guida del holding Addamiano Engineering di Nova Milanese, fondata negli anni Sessanta. I costruttori si sono presentati ai cancelli della Lombarda Petroli per verificare di persona quanto accaduto sui terreni dove a breve prenderà il via il loro progetto di riqualificazione urbana. L´idea di Ecocity è trasformare l´ex raffineria in una cittadella ecosostenibile. Il masterplan è stato realizzato dall´architetto Massimo Roj in collaborazione con progettisti del Politecnico. La prima parte, 80mila metri quadri dedicati all´industria, è già stata realizzati.
Presto dovrebbe partire l´intervento per la costruzione della zona residenziale, altri 36mila metri quadri. Ed entro due anni dovrebbe essere aperto il cantiere per l´edificazione dell´ultima parte, quella direzionale (44mila metri quadri), che si troverebbe proprio dove oggi ci sono le cisterne del deposito carburanti della Lombarda Petroli da cui è uscita la terrificante onda nera che ora avanza lungo il Po. Nel quartiere svetteranno proprio due delle cisterne, simbolo della old economy, reperto di archeologia industriale, che saranno inserite nel nuovo contesto fatto di verde, piazze e piste ciclabili. «È prematuro dire se quanto accaduto rallenterà il nostro lavoro» fanno sapere gli Addamiano. Di certo c´è che questa non è la loro unica opera di lottizzazione di grosse dimensioni.
Sparsi da Nord a Sud, gli Addamiano hanno disseminato l´Italia di quartieri ecosostenibili, ma in questo momento soffrono di scarsa liquidità come molti imprenditori del settore. Un dato, quest´ultimo, che non è sfuggito agli inquirenti che hanno deciso di compiere una serie di accertamenti proprio in questa direzione. E la pista degli interessi legati al mattone prende corpo anche nelle dichiarazioni del presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà, che ha dichiarato: «Se la magistratura dovesse individuare nella speculazione edilizia il movente di quest´azione criminalesarebbe necessario porre un vincolo urbanistico su tutte le aree attorno al Lambro».
L´ex raffineria della Lombarda Petroli non è per la verità nelle vicinanze del fiume ferito, ma il sospetto che dietro il sabotaggio alle cisterne ci sia un qualche misterioso interesse legato al futuro di tutta quell´area è la principale pista su cui, per ora, si stanno concentrando procura e carabinieri.
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Viva Craxi, abbasso i corrotti
Di Marco Travaglio
Dice Napolitano, a chi gli domanda delle nuove tangenti: “Chiedete ad altri”. Lui infatti un mese fa giustificava quelle vecchie, scrivendo alla vedova Craxi che il marito esule fu “trattato con una durezza senza eguali”, e ora commemora Pertini. Dice Schifani, con rispetto parlando, che “i partiti si devono imporre rigore nella selezione della classe dirigente, a volte non candidando chi è condannato non in via definitiva”. Lui infatti, un mese fa in Senato, beatificava Craxi, condannato in via definitiva per corruzione e morto latitante, chiamandolo “vittima sacrificale”.
Dicono Brunetta e Sacconi che ha torto Montezemolo quando per la nuova corruzione accusa la politica, perché loro sono impegnatissimi a combatterla: infatti un mese fa, per combatterla meglio, stavano sulla tomba del corrotto Craxi.
Dicono Fini e Berlusconi, una volta tanto all’unisono: “Non c’è una nuova Tangentopoli”. Perché, anche se ci fosse, cambierebbe qualcosa? Non era un complotto delle toghe rosse manovrate dalla Cia, l’inchiesta su Tangentopoli? Non erano dei martiri perseguitati politici, i condannati per Tangentopoli? Non sedevano tutti in prima fila al Senato alla canonizzazione di San Bottino, i pregiudicati Forlani, De Michelis e De Lorenzo? Si dice che bisogna aspettare le condanne definitive: ma, anche se arrivassero, cambierebbe qualcosa? Craxi non era un condannato definitivo? Come può una classe politica, fino alle più alte cariche dello Stato, avere la credibilità di parlare di corruzione se un mese fa era allineata e coperta a beatificare uno dei simboli della corruzione? Come può sperare che all’estero la prendano sul serio?
La stampa internazionale, dall’Economist a Le Monde, un mese fa ci prendeva in giro come un paese di smemorati e di cialtroni. Ora che dalla santificazione dei corrotti si passa, ovviamente a parole, alle leggi anticorruzione, seguiteranno a considerarci la patria di Pulcinella.
Bossi vuol fare piazza pulita dei condannati: ma se lo ricorda di essere pure lui un condannato per la maxi-tangente Enimont? La Russa dice che “il limite sta nel rinvio a giudizio: al di sotto non c’è problema, al di sopra ci sarà un invito a non candidarsi”: ma se lo ricorda che il capo del suo partito, tale Banana, è stato rinviato a giudizio per corruzione di Mills e per frode fiscale, appropriazione indebita e falso in bilancio sui fondi neri Mediaset? Il sagace Gasparri, a proposito del sen. Di Girolamo, dice che “nessuno è intoccabile”: e allora perché il suo partito, meno di due anni fa, votò contro l’arresto del sen. Di Girolamo accusato di 7 capi d’imputazione per aver truccato le carte della sua elezione fra gl’italiani all’estero mentre risiedeva in Italia (presso una nota cosca della ‘Ndrangheta)? E perché la giunta per le elezioni del Senato trovò il modo di non espellere neppure il senatore abusivo? Chi era il capogruppo del Pdl al Senato? Per caso, Gasparri ha mai sentito parlare di Gasparri?
Piercasinando parla come Grillo al V-Day: “Basta con i ladr i”. Forse scherza. Chi ha fatto nominare segretario Udc Lorenzo Cesa, arrestato nel ’93 perché incassava le tangenti per conto del ministro Prandini e reo confesso in un memorabile verbale che inizia con le parole “ho deciso di vuotare il sacco”? Chi ha portato in Parlamento Giuseppe Drago, già presidente della regione Sicilia, dopo che era stato condannato in primo grado per peculato per avere svaligiato la cassa dei fondi riservati del governatore asportando 230 milioni di lire? Un certo Casini. Per caso, Casini ha mai sentito parlare di Casini? Angelino Jolie, poveretto, dice restando serio che “Berlusconi ha posto l’onestà come precondizione della politica… perché, da uomo ricco, non ha bisogno di prendere mazzette e dunque è insospettabile di tangenti”. Infatti le tangenti non le prendeva: le pagava. Ma forse è questa la formidabile legge anticorruzione che ha in serbo l’onorevole Angelino: chi prende tangenti, in galera; chi le paga, a Palazzo Chigi.
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Google: perdono tutti
Ieri tre manager di ‘Google’ sono stati condannati per non aver rimosso un video riguardante dei maltrattamenti inflitti ad un ragazzo affetto da sindrome di Down e pubblicato sulla piattaforma di You Tube.
Il 28 novembre 2009 avevo espresso loro, in occasione della richiesta di condanna da parte della Procura di Milano, la mia solidarietà (leggi l'articolo), oggi torno a farlo poiché sono stati condannati a sei mesi di reclusione con la condizionale. La condanna penale è arrivata anche se i legali della vittima hanno ritirato la querela, mentre gli imputati sono stati assolti in ambito civile dall’accusa di diffamazione, causa intentata dal comune di Milano e dall'associazione ‘ViviDown’ che si erano costituite come parte civile.
Ieri, con questa triplice condanna alla libertà della Rete, hanno perso tutti.
Per comprendere il senso della sentenza basterebbe un esempio: è come se si accusasse un gestore telefonico per aver consentito una telefonata tra un ricattato e un ricattatore.
Il ragazzo affetto dalla sindrome di Down è stato salvato da You Tube. E chissà, grazie a quel filmato, quanti altri casi sono stati evitati e quanti ne sono cessati. Il comune di Milano avrebbe dovuto invitare a segnalare altre situazioni di abuso.
Internet è uno strumento di ascolto e comprensione di fenomeni sociali che, proprio perché da condannare, sono una realtà che va affrontata e non occultata. Quale messaggio trasmette agli adolescenti l’interpretazione di questo caso?
E che dire, torno a ripetere, di quel sicario della camorra le cui immagini furono trasmesse in televisione e su You Tube, consentendone la cattura da parte delle Forze dell’ordine? Dovremmo aspettarci allora che le emittenti televisive e You Yube possano ricevere, nei prossimi giorni, una denuncia per violazione della privacy da parte dei familiari della vittima o di qualche passante poiché ripresi e mandati in onda nel filmato dell’esecuzione?
I pm milanesi hanno giustificato la sentenza con un laconico: "Con questo processo abbiamo posto un problema serio, ossia la tutela della persona umana che deve prevalere sulla logica d’impresa".
Ritengo che questa sentenza abbia minato la tutela della persona e dei suoi diritti fraintendendo gli eventi ed evidenziando una lacunosità della disciplina in materia.
Mi auguro che la sentenza d’Appello possa stabilire una corretta interpretazione degli avvenimenti.
di Antonio Di Pietro
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Il processo Mills in Cassazione - Pg: "E' colpevole, ma il reato è prescritto"
Per il sostituto procuratore generale l'atto di corruzione risale al novembre 1999
Tuttavia l'avvocato inglese dovrebbe risarcire la presidenza del Consiglio con 250.000 euro
ROMA - La procura della Cassazione ha chiesto che sia dichiarato prescritto il reato di corruzione in atti giudiziari contestati all'avvocato inglese David Mills.
La Cassazione deve decidere oggi se confermare o meno la condanna inflitta dalla Corte d'appello di Milano al legale inglese per corruzione in atti giudiziari a quattro anni e mezzo di reclusione. La decisione della Suprema Corte su Mills arriverà entro stasera.
Tuttavia, secondo il sostituto procuratore generale della Cassazione Gianfranco Ciani, "Non vi sono i presupposti per il proscioglimento nel merito di David Mills". In pratica, si confermerebbe , secondo il pg, la responsabilità dell'avvocato inglese nel reato di corruzione in atti giudiziari che sarebbe, però, prescritto.
Ciani ha chiesto inoltre la conferma del risarcimento dei danni non patrimoniali, per pregiudizio all'immagine, a favore della presidenza del Consiglio da parte dell'avvocato inglese David Mills, così come stabilito dalla Corte di Appello di Milano. Secondo Ciani, Mills, con le sue testimonianze reticenti, avrebbe arrecato "pregiudizio al'immagine dello Stato per quanto riguarda l'esercizio della funzione giurisdizionale". Il risarcimento ammonta a 250.000 euro.
La rescrizione opererebbe, secondo il procuratore, perché l'atto di corruzione va fatto risalire non al febbraio 2000 ma al novembre 1999. Da allora andrebbe conteggiato il periodo di dieci anni, dopo il quale il reato va in prescrizione. Il termine, perciò, sarebbe già scaduto.
"Non sembra essere in dubbio - ha spiegato il procuratore - che il reato corruttivo è avvenuto con la comunicazione da parte di emissari di Bernasconi nei confronti di Mills della disponibilità della somma". Quella comunicazione, ha precisato Ciani, avvenne l'11 novembre 1999. La sentenza di appello, invece, aveva individuato come momento dell'atto corruttivo il febbraio 2000, quando circa 600mila euro in titoli furono effettivamente versati sul conto di Mills.
Fonte: Repubblica.it
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Tuttavia l'avvocato inglese dovrebbe risarcire la presidenza del Consiglio con 250.000 euro
ROMA - La procura della Cassazione ha chiesto che sia dichiarato prescritto il reato di corruzione in atti giudiziari contestati all'avvocato inglese David Mills.
La Cassazione deve decidere oggi se confermare o meno la condanna inflitta dalla Corte d'appello di Milano al legale inglese per corruzione in atti giudiziari a quattro anni e mezzo di reclusione. La decisione della Suprema Corte su Mills arriverà entro stasera.
Tuttavia, secondo il sostituto procuratore generale della Cassazione Gianfranco Ciani, "Non vi sono i presupposti per il proscioglimento nel merito di David Mills". In pratica, si confermerebbe , secondo il pg, la responsabilità dell'avvocato inglese nel reato di corruzione in atti giudiziari che sarebbe, però, prescritto.
Ciani ha chiesto inoltre la conferma del risarcimento dei danni non patrimoniali, per pregiudizio all'immagine, a favore della presidenza del Consiglio da parte dell'avvocato inglese David Mills, così come stabilito dalla Corte di Appello di Milano. Secondo Ciani, Mills, con le sue testimonianze reticenti, avrebbe arrecato "pregiudizio al'immagine dello Stato per quanto riguarda l'esercizio della funzione giurisdizionale". Il risarcimento ammonta a 250.000 euro.
La rescrizione opererebbe, secondo il procuratore, perché l'atto di corruzione va fatto risalire non al febbraio 2000 ma al novembre 1999. Da allora andrebbe conteggiato il periodo di dieci anni, dopo il quale il reato va in prescrizione. Il termine, perciò, sarebbe già scaduto.
"Non sembra essere in dubbio - ha spiegato il procuratore - che il reato corruttivo è avvenuto con la comunicazione da parte di emissari di Bernasconi nei confronti di Mills della disponibilità della somma". Quella comunicazione, ha precisato Ciani, avvenne l'11 novembre 1999. La sentenza di appello, invece, aveva individuato come momento dell'atto corruttivo il febbraio 2000, quando circa 600mila euro in titoli furono effettivamente versati sul conto di Mills.
Fonte: Repubblica.it
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Carnevale Düsseldorf: Berlusconi chieda scusa agli italiani
Nella celebre cittadina della Germania del nord della Renania, Dusseldorf, lo scorso 15 febbraio, come in ogni lunedì grasso, fastosi e colorati carri di carnevale hanno sfilato tra le vie della cittadina tedesca. La notizia sembrerebbe irrilevante per chi non sapesse che proprio quest'anno uno dei carri fra i più irriverenti è stato così ispirato dalle vicende italiane da scegliere di rappresentare un enorme pupazzo in guisa di mafioso che sodomizza un Berlusconi cornuto, accanto alla scritta "matrimonio omosessuale all'italiana".
Quello che lascia più allibiti in questa vicenda non e' l'offesa a tutti gli italiani ma che nessuna autorità italiana abbia reagito a quel carro di carnevale sfilato a Düsseldorf. Nessuno.
Questo carro è un atto di volgarità verso tutti gli italiani e soprattutto verso coloro che sulla mafia hanno poca voglia di scherzare.
L'immagine del nostro Presidente del Consiglio in quella posizione probabilmente farà anche ridere qualcuno oltralpe ma è l'emblema di come siano considerati all'estero gli italiani. Chi abbia provato almeno una volta cosa vuol dire uscire dai confini nazionali, conosce bene quanto possa essere faticoso lottare contro i pregiudizi, contro quell'etichetta di "Mafioso" che spesso con superficialità viene cucita addosso agli italiani.
La mafia è oggetto di lutto, di dolore, di sopraffazione come ben sanno ormai anche in Germania, al di là dei confini nazionali. La mafia può e deve anche essere derisa entro i limiti non solo del buon gusto ma di una sensibilità civica.
Nessuno si è mai permesso di scherzare sull'Eta, o sul conflitto nord irlandese. Ma su una piaga italiana questa volta l'irridere e' poi un modo di irridere lo stato italiano, visto i sospetti di connivenza tra Parlamento e mafia.
Ci può amareggiare che l'Europa ancora indugi in questi stereotipi ma ci indigna ancora di più il silenzio del Presidente del Consiglio che tace su un'immagine che fa il giro d'Europa e sulla quale anche i media italiani tacciono.È qualcosa di più di una coda di paglia, è la constatazione di quanto sia radicata nel resto d'Europa una certa idea di Berlusconi (considerato "mafioso" dai tedeschi, "il buffone" per la copertina de L'Express ) travolto da ogni genere di scandali finanziari, sessuali, giudiziari, o anche solo autore di ridicole battute, corna e altre gaffe pubbliche.
Di cosa ci lamentiamo, allora?
Lo sappiamo bene noi che rappresentiamo l'Italia all'estero, in un compito che è sempre più difficile, e dove ogni sconfitta politica e diplomatica è legata a doppio filo a questa assenza di credibilità che sfocia perfino nei carnevali popolari.
Così, prima ancora che gli autori del carro allegorico di Düsseldorf, è il capo del governo che dovrebbe scusarsi con gli italiani per le condizioni nelle quali mette il paese.
Un atteggiamento contraddittorio, quello del governo di centrodestra, che accusa di “anti-italianità” coloro che osano criticare il premier, mentre non fa nulla per difendere l'immagine dell'Italia e non si preoccupa di come questa venga descritta sulla stampa straniera.
I veri anti italiani sono quelli che non si dissociano dall’immagine che Silvio Berlusconi e la sua biografia offrono del Paese, e che l'opinione internazionale vede come un’anomalia del sistema Europa.
di Niccolò Rinaldi
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Mills, oggi l'ultimo atto con la sentenza in Cassazione
Sarà decisiva anche per il processo a carico di Berlusconi. Tra le ipotesi
anche l'assoluzione o la prescrizione. Il giudizio era stato congelato dal lodo Alfano
MILANO - Approda in Cassazione il processo a carico di David Mills. Saranno le Sezioni Unite a stabilire, in maniera definitiva, la "causale" di un versamento da 600 mila dollari. Questo il "prezzo", per la procura di Milano, pagato all'avvocato londinese Mills da Silvio Berlusconi, per raccontare il falso ai giudici del tribunale nei processi in cui erano implicati i vertici del gruppo Fininvest.
Fino ad ora, la tesi difensiva di Mills è franata in primo e secondo grado, incassando una condanna a 4 anni e mezzo di carcere per corruzione giudiziaria. La decisione che verrà presa oggi, potrà avere pesanti significati futuri. Soprattutto per quanto riguarda il destino processuale del presidente del Consiglio. Mills, infatti, deve rispondere per un bonifico estero, ottenuto a distanza di due anni dall'ultima deposizione resa come testimone (era il 1998), davanti ai giudici milanesi. Mills è stato l'ideatore del comparto estero del gruppo Fininvest.
A Milano, nei processi sulla tangenti alla guardia di Finanza e sui falsi in bilancio del filone All Iberian, il consulente del gruppo era chiamato a ricostruire la paternità di conti esteri e controlli di società off shore. La sua versione, per sua stessa ammissione, sarebbe stata edulcorata per evitare ulteriori guai con la giustizia al Cavaliere. Lo ha confessato (prima di ritrattare qualche mese dopo), lo stesso Mills al pm Fabio De Pasquale. A conferma di questa tesi, c'è anche uno scritto, prodotto al processo, ritrovato nella memoria di un computer dell'imputato.
Gli avvocati di Mills, Alessio Lanzi e Federico Cecconi, nel ricorso presentato in Cassazione contro la condanna hanno sostenuto innanzitutto l'innocenza del loro assistito. Ma anche come l'eventuale reato si sia consumato, in realtà, nel 1999 e non nel 2000 (come sostiene la sentenza dei giudici d'appello), invocando così la prescrizione. Infine, il collegio difensivo, ha ricordato come la giurisprudenza non sia concorde nel perseguire il reato di corruzione in atti giudiziari "susseguente". Ovvero, il pagamento illecito avvenuto successivamente alla commissione di un altro reato (in questo caso la falsa testimonianza resa da Mills). E, un primo importante riscontro, questa tesi difensiva l'ha già registrata. La Cassazione, infatti, ha deciso di riunirsi a Sezioni Unite. La sentenza che verrà emessa con tutta probabilità già questa sera, dunque, sarà chiamata a stabilire anche un principio in merito all'interpretazione dell'articolo che regola la corruzione in atti giudiziari.
I precedenti non aiutano a formulare un pronostico. Nel maggio del 2006, la Sesta sezione penale ha infatti assolto Primarosa Battistella dalla medesima accusa nel processo sulle toghe sporche della Capitale per l'affaire Imi-Sir. La stessa sezione, però, nel giugno 2007 e nel maggio dello scorso anno, su episodi simili di corruzione "susseguente", ha riconosciuto la bontà della tesi accusatoria.
Oggi, i giudici saranno chiamati a stabilire quale sia l'esatta interpretazione, ma soprattutto decideranno le sorti della posizione di Mills e, a cascata, di Silvio Berlusconi. Decisione non facile e carica di significati. Rinviare il processo alla Corte d'appello di Milano, significherebbe segnarne il destino, visto che la prescrizione arriverà tra due mesi. I giudici potrebbero anche assolvere nel merito l'imputato, sconfessando i precedenti due verdetti. Ma anche, infine, non punire Mills, riconoscendogli come reato la "corruzione semplice", che sarebbe però già caduta in prescrizione.
La decisione che verrà presa dagli "ermellini", non potrà che avere conseguenze sul procedimento che riprenderà sabato mattina a Milano, differenziato dopo l'approvazione del lodo Alfano, in cui, con le identiche accuse, l'unico imputato rimasto è Silvio Berlusconi.
Fonte: Repubblica.it
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MESSAGGIO AI GIOVANI DEL PDL
Di Germano Milite
Dopo aver visto il manifesto dei "promotori della libertà" una senso di agghiacciante angoscia mi ha colpito...e voi, giovani del Pdl, non pensate che questa volta il vostro leader abbia veramente scritto na cagata pazzesca? ASSURDO
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Dopo aver visto il manifesto dei "promotori della libertà" una senso di agghiacciante angoscia mi ha colpito...e voi, giovani del Pdl, non pensate che questa volta il vostro leader abbia veramente scritto na cagata pazzesca? ASSURDO
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24 febbraio 2010
IGNORANZA ALLO STATO PURO
Il Governo ha delineato percorso e criteri per il ritorno alla produzione di energia elettrica con il nucleare.
Il decreto legislativo – approvato in via definitiva dal Consiglio dei Ministri del 10 febbraio scorso - segna l’avvio di un lungo processo decisionale, in quanto il provvedimento definisce criteri generali, procedure, vincoli e benefici per la realizzazione di impianti nucleari.
I punti più importanti:
- definizione di una Strategia del Governo in materia nucleare, propedeutica all’avvio delle procedure localizzative ed autorizzative, alla quale queste ultime devono aderire;
- previsione di un ruolo “forte” delle Regioni interessate, chiamate ad esprimere un’intesa fin dalla fase di localizzazione, propedeutica all’intesa con la Conferenza unificata prevista, conformemente alla previsione dell’articolo 25, comma 2, lettera g) della legge n. 99/09, nell’ambito della procedura di autorizzazione per gli impianti nucleari e per il deposito nazionale, in quest’ultimo caso previa manifestazione d’interesse e protocollo di accordo;
- possibilità di concludere i procedimenti delle intese, sia con le Regioni che con la Conferenza unificata, attraverso le forme di sussidiarietà già previste da leggi vigenti e nel rispetto del principio di leale collaborazione;
- esercizio del potere sostitutivo di cui all’articolo 120 della Costituzione, previsto dall’articolo 25, comma 2, lettera f) della legge n. 99/09, nei confronti degli enti locali nell’ambito delle conferenze di servizi finalizzate al rilascio delle autorizzazioni uniche;
- istituzione di “Comitati di confronto e trasparenza” per ciascun sito, finalizzati a garantire alla popolazione l’informazione, il monitoraggio ed il confronto pubblico sull’attività concernente il procedimento autorizzativo, la realizzazione, l’esercizio e la disattivazione del relativo impianto nucleare, nonché sulle misure adottate per garantire la protezione sanitaria dei lavoratori e della popolazione e la salvaguardia dell’ambiente;
- previsione di uno stretto coinvolgimento dell’Agenzia nazionale per la sicurezza nucleare in ogni passaggio procedurale, al fine di garantire i massimi livelli di sicurezza per l’ambiente, la popolazione ed i lavoratori; - la fissazione di tempi procedurali che contemperino le esigenze di sicurezza sopra richiamate e di celere attuazione della Strategia del Governo in materia nucleare.
Nel mondo sono in funzione 439 reattori nucleari, che producono il 16% dell’energia elettrica globale; ma sono anche in costruzione 53 centrali nucleari e altre 60 sono in fase di progettazione. In Italia paghiamo l’energia elettrica il 30% in più del prezzo medio europeo e addirittura il 50% in più del prezzo della Francia.
Il Ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, ha sottolineato che “il provvedimento si caratterizza per due aspetti: la trasparenza e il rispetto assoluto della sicurezza delle persone e dell’ambiente. La trasparenza vuol dire il coinvolgimento della popolazione e delle istituzioni in tutte le fasi decisionali, di cui verrà continuamente data evidenza. Con il secondo aspetto, i nuovi impianti saranno tenuti a rispettare i più elevati criteri di sicurezza relativi alla tutela della salute della popolazione e alla protezione dell’ambiente. Tale assoluto rispetto sarà sottoposto a rigorosa valutazione”.
Sul provvedimento - approvato in via preliminare dal Consiglio dei Ministri del 22 dicembre scorso - sono stati acquisiti i pareri delle commissioni parlamentari e della Conferenza Unificata.
Redazione Internet - Rosella Rega (r.rega@governo.it)
Fonte: Governo.it
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Lombardia: da fiore all'occhiello a vespasiano d'Italia
Nel Milanese si sospetta che vi sia una correlazione tra inquinamento e leucemie infantili con tasso superiore alla media. Su circa 70 Comuni riunitisi nella sede della Provincia di Milano, in rappresentanza dei 134 dell'hinterland milanese che hanno aderito al blocco del traffico per domenica 28 febbraio, solo due, Sesto San Giovanni e Cinisello Balsamo, sono pronti all'iniziativa.
Contemporaneamente, nel Lambro, sono stati versati almeno 600mila metri cubi di sostanza inquinante, fuoriuscita dai depositi della ex-raffineria Lombarda Petroli di Villasanta, che ha raso al suolo e compromesso, a tempo indeterminato, l’intero ecosistema circostante confluendo nel Po.
Sul fronte politico ci sono stati arresti per mazzette e per infiltrazioni della ‘Ndrangheta. La Lombardia, considerata il motore dell’economia italiana con la produzione di un quarto del Pil nazionale e fiore all’occhiello dell’Europa, si sta trasformando nel vespasiano d’Italia.
Questa situazione non è più tollerabile.
I politici del centrodestra sono i principali responsabili di questo catastrofico risultato poiché governano da oltre vent’anni consecutivi la Regione e il capoluogo. Per quanto alzino la voce a fini propagandistici per dire “basta” a quanto è successo, per quanto improvvisino banchetti leghisti per raccogliere firme di petizioni fasulle, per quanto Formigoni si faccia filmare mentre pedala per cento metri nel tentativo di farsi eleggere per la quarta volta consecutiva Presidente della Regione, ad oggi, Pdl e Lega sono gli unici responsabili del decadentismo lombardo.
Il consenso elettorale non dà ai politici alcuna autorità per poter decidere sulla salute dei cittadini. Qualsiasi siano le ragioni della non adesione di 132 Comuni al fermo del traffico domenicale, il boicottaggio dell’iniziativa è intollerabile.
Mi sarei aspettato da parte di chi governa un atto di responsabilità a tutela dei cittadini e del bene comune che trascendesse, dunque, dai conflitti dichiarati tra amministrazioni comunali e provinciali giocati, purtroppo, sulla pelle dei milanesi.
La misura del fermo automobilistico potrà anche essere insufficiente ma, proprio per questo, mi sarei aspettato una richiesta di estensione del blocco auto anche per i giorni feriali e non un rigetto di una proposta che, seppur limitata, rappresenta comunque un punto di partenza.
I cittadini, le associazioni, le famiglie e gli imprenditori devono essere disposti a cambiamenti radicali poiché radicali saranno gli effetti del degrado che stanno già pagando loro e il loro figli.
Di una cosa sono certo: qualora Formigoni vincesse anche questa volta le elezioni regionali non cambierebbe nulla, la Lombardia rimarrebbe sì motore d’Italia, ma inquinato e malato.
di Antonio Di Pietro
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Elezioni, Berlusconi lancia "i paladini della libertà" "La sinistra vuole l'invasione degli stranieri"
Fini: "E' noto che sull'immigrazione le nostre opinioni non coincidono.."
ROMA - Senza freni. Alzando i toni. "Il bene contro il male". L'invasione" degli stranieri. La scesa in campo "per la libertà". E' un Silvio Berlusconi in piena campagna elettorale quello che lancia, con al fianco Michela Brambilla, la sua nuova creatura. Li chiama i "promotori della libertà". E ne pretende il controllo. Saranno loro che dovranno "rispondere a centinaia di istanze, a chi chiedeva di organizzare i gazebo e fare manifestazioni".
I tono sono quelli di una crociata: "Una forza del bene contro le forze del male, un esercito dei difensori e paladini della libertà che risponderanno direttamente a me". E in questa crociata del "bene" contro il "male", non poteva mancare l'anatema, ormai consueto, contro l'opposizione. O meglio "la sinistra". Che vuole "uno stato di polizia", che mira a spalancare "le porte ai cittadini stranieri", che punta "all'invasione di stranieri perché pensa che si possa cambiare il peso del voto che ha visto la vittoria dell'Italia moderata". parole che Gianfranco Fini accoglie con freddezza: "E' notorio che la mia opinione in materia di immigrazione non coincide al cento per cento con quella del presidente del Consiglio.."
La schema berlusconinao è il solito. Arrivano le elezioni e il premier le trasforma in un plebiscito su di lui: "Affiancherò i governatori nella campagna elettorale e dirò che siamo di fronte ad una scelta di campo: la sinistra delle chiacchiere o noi".
E via con "il governo delle riforme e delle emergenze", opposto alla "sinistra che dice solo no". Da una parte l'ottimismo, dall'altra il pessimismo ed autolesionismo". Sinistra antitaliana, anche questo già sentito: "Noi siamo un governo che valorizza le cose positive, loro propagandano anche all'estero le cose negative del nostro Paese".
Intercettazioni. Sull'inchiesta che coinvolge uno dei sui fedelissimi, Guido Bertolaso, non una parola. Contro le intercettazioni, strumento senza la quale difficilmente sarebbe nata, un uragano di accuse: "Secchiate di fango, non ci sono reati che emergono con certezza. Noi vogliamo restare liberi, amiamo la libertà. Siamo già tutti sottoposti al controllo dei telefoni e oggi è già uno stato di polizia. E' un sistema barbaro".
Contrasti interni nel Pdl. "Non esistono scontentezze interne. I contrasti dipinti dai giornali sono pura fantasia. Tra di noi c'è grande stima, motivazione e affetto reciproco". Dopo essersi lamentato, in pèrivato, delle faide interne, Berlusconi, in pubblico, torna a 'blindare' i vertici del Pdl. Nessuna lite, semmai "discussioni molto franche" e nessuna "preoccupazione per il futuro immediato e per quello più lontano. "Ho molta fiducia nel fatto che il Pdl sia protagonista per molti anni e la cosa importante è che sia un partito veramente democratico - sottolinea il premier -. Sui temi del programma elettorale non ci devono essere discussioni, mentre sui temi nuovi non è un leader o i tre coordinatori che devono decidere, ma gli organismi interni, e le minoranze si devono adeguare alle decisioni della maggioranza".
(24 febbraio 2010) Fonte: Repubblica.it
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Simone Cristicchi ispirato da Marco Travaglio
"La mia canzone è nata leggendo 'La scomparsa dei fatti' di Marco Travaglio; mi ha svelato le dinamiche di come vengono manipolate le notizie. Molti giornalisti si sono risentiti che ho voluto dedicare la canzone all'autore del libro".
Simone Cristicchi
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Simone Cristicchi
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Lombardia ellenica: l' altra corruzione
Nel fondo di ammortamento dell’emissione obbligazionaria della Regione Lombardia ci sono 115 milioni di titoli statali greci, come già aveva informato a suo tempo Milano Internazionale. Un rischio che ora si fa altissimo per le finanze lombarde, in un contesto italiano ed europeo in cui le amministrazioni pubbliche sono sempre più drogate dalla finanza spericolata e dai titoli derivati.
Non è che in giro non se ne sia parlato: alcuni blog hanno pubblicato materiali sull’argomento e perfino il Sole 24 Ore gli ha dedicato un articolo. Solo che il caso della presenza di obbligazioni statali greche nel sinking fund dell’emissione obbligazionaria effettuata nel 2002 dalla Regione Lombardia va messo in un contesto più ampio rispetto a quanto non sia stato fatto finora.
Riassumiamo brevemente i fatti citando il Corriere della Sera dell’11 ottobre 2008 (rimandando per i particolari, ivi compresi quelli relativi al “fattore greco”, al nostro articolo Formigoni nel pantano dell’11 luglio 2009): “Nell’ottobre 2002 la Regione emette un bond da un miliardo di dollari. Le due banche che gestiscono l’operazione costituiscono un fondo cui fino al 2032 dovranno essere versate rate annuali di ammortamento. Il fondo, a sua volta, viene articolato su un paniere di obbligazioni concordate con la Regione Lombardia”.
E’ in questo fondo (il termine tecnico è appunto “sinking fund”) che vanno a finire, e ancora si trovano, ben 115 milioni di obbligazioni dello stato greco, attualmente ad altissimo rischio. Come se non bastasse, prosegue il Corriere della Sera, “nel contratto si stabilisce che saranno le due banche a raccogliere i rendimenti, mentre il default, il rischio di fallimento andrà sulle spalle della Regione”. Inoltre la Ubs, una delle due banche consulenti per l’emissione della Regione Lombardia e che gestiscono il relativo sinking fund (l’altra è la Merrill Lynch), ha curato anche l’emissione obbligazionaria greca che poi è finita per la maggior parte (115 milioni su 200 milioni totali) nel fondo lombardo.
Tradotto in parole povere: le banche realizzano i profitti (commissioni da Grecia e Lombardia) e la Regione Lombardia si assume tutti i rischi. Come riassume il Sole 24 Ore: “l’impressione è che Ubs e Merrill Lynch abbiano usato il sinking fund come una sorta di ‘discarica’ per titoli che forse non erano riuscite a vendere a investitori veri. Non ci sono prove, ma il sospetto è legittimo”. Non a caso sull’emissione della regione guidata da Roberto Formigoni sta indagando la magistratura, così come indagini sono in corso anche sulla maxi emissione del Comune di Milano (si veda il nostro Derivati e bilancio: le mani della finanza creativa su Milano) e su quella della Regione Puglia.
All’epoca dell’articolo del Sole 24 Ore il Pirellone aveva commentato che “i titoli inseriti nel sinking fund sono tutti di elevato standing” – quanto fosse elevato questo “standing”, ovvero questa presunta “qualità”, lo si vede oggi con la Grecia sull’orlo di una bancarotta che rischia di trascinare con sé l’intera Europa, dopo che Atene ha truccato i propri conti con l’aiuto di banche e ricorrendo proprio a strumenti derivati di questo tipo.
Se la Grecia dovesse fallire, per la Lombardia le conseguenze finanziarie sarebbero dirette ed enormi. Ma è tutta l’Italia, e in particolare le sue amministrazioni locali, che è esposta a un enorme rischio legato a titoli derivati analoghi a quelli della Regione Lombardia. Perché le banche collocano emissioni obbligazionarie di tali amministrazioni in sinking fund di altre emissioni di enti locali. Una gigantesca catena di Sant’Antonio, un garbuglio inestricabile e ad estremo rischio, che secondo le stime della Corte dei Conti coinvolge oltre 700 amministrazioni locali per un totale nozionale di oltre 35 miliardi di euro.
Oltre alle già citate indagini della magistratura, che nei giorni scorsi hanno portato in Puglia al sequestro da parte della Guardia di Finanza di oltre 73 milioni di euro di attivi di Bank of America e di una unità di Dexia SA nell’ambito di un’inchiesta per frode, ci sono le azioni legali dei comuni che, dopo avere combinato anche loro il guaio-derivati, tentano ora di correre ai ripari chiedendo l’annullamento dei relativi contratti. In Lombardia lo stanno facendo, per esempio, i comuni di Magenta e Abbiategrasso e la Provincia di Como.
Solo che le banche spesso ricorrono a inghippi davvero ben escogitati: il più delle volte i contratti prevedono che il foro competente, in caso di controversie, sia quello di Londra (è il caso, per esempio, dei derivati del Comune di Milano) e per le amministrazioni locali di piccole dimensioni i costi che la difesa di una causa in Gran Bretagna implica sono troppo alti per potere essere affrontati: è quanto sta avvenendo con la richiesta di annullamento del contratto da parte della Provincia di Pisa.
La situazione è tale che nelle ultime settimane i derivati italiani sono finiti sotto la lente di grandi media internazionali come Bloomberg e Financial Times. La prima cita dati della Banca d’Italia secondo cui le municipalità italiane attualmente si trovano ad avere nel complesso quasi 1 miliardo (per la precisione, 990 milioni) di euro di perdite da derivati, facendoli seguire da un eloquente commento di Tullio Lazzaro, presidente della Corte dei Conti: “Molti enti locali hanno utilizzato tali strumenti al fine di ottenere liquidità immediata per le spese correnti.
La conseguenza è che su di esse, così come sulle generazioni future, peseranno forme di debito sempre più onerose”. Mario Ristuccia, procuratore generale della stessa Corte, ha affermato poi che “l’uso dei derivati è stato finalizzato a obiettivi che non hanno alcuna relazione con la copertura dei rischi” e che questa pratica “si è estesa in alcuni casi perfino a enti locali di modeste dimensioni e privi delle strutture, nonché dell’esperienza, necessarie per effettuare una valutazione finanziaria ed economica”.
Bloomberg ricorda che l’Italia ha una lunga esperienza nei derivati, utilizzati per diminuire il proprio deficit e riuscire così a qualificarsi per l’adesione all’euro, con modalità non sempre trasparenti. Sotto la lente a tale proposito è in particolare, come osserva Euromoney, un’emissione obbligazionaria italiana in yen del 1995, con calcoli dei tassi che appaiono, per usare un eufemismo, poco ortodossi – un’emissione che si sospetta possa essere solo una di una più lunga serie di emissioni analoghe.
A questo quadro va ad aggiungersi l’enorme massa del debito italiano e l’altrettanto enorme volume, tra l’altro in continua crescita, dei derivati che si concentrano su di esso. Secondo i dati della Depository Trust and Clearing Corporation, “l’esposizione lorda in derivati sulla Repubblica italiana da parte del sistema finanziario è oggi pari a 235 miliardi di dollari.
E’ salita di 75 miliardi in un anno: invece di diminuire dopo il crac del 2008 è esplosa. L’esposizione netta (una volta regolati gli eventuali pagamenti fra controparti) è invece di 25,3 miliardi, cresciuta di sette in un anno. A titolo di confronto, si tratta di un volume di oltre venti volte superiore a quello esistente sul ben più vasto debito pubblico statunitense. A paragone della Germania, il cui debito è simile come ammontare a quello di Roma, il valore dei derivati sull’Italia è di varie volte più alto. [...] Il record dei derivati sul debito italiano contiene un messaggio: gli investitori che comprano i titoli di Stato italiani si assicurano in quantità record” e “se i prezzi delle obbligazioni italiane cadessero, per un evento oggi imprevisto, certe banche dovrebbero già trasferire ai clienti molti miliardi a titolo di garanzia: è il tipo di scenario che creò il crac di Aig. Con un’insolvenza andrebbe poi anche peggio.
E’ vero che l’esposizione netta del sistema nel suo complesso è di ‘appena’ 25 miliardi. Ma sta crescendo in fretta e, vista l’opacità di questo mercato, nessuno sa in quali banche si concentri il rischio maggiore sui credit default swap. Con i subprime il credito si bloccò perché nessuna banca si fidava più dell’altra per la stessa ragione” (Corriere della Sera, 3 febbraio 2010). Nel complesso, il ricorso massiccio ai derivati genera incertezze sull’affidabilità del bilancio italiano, rileva sempre Bloomberg, che ricorda inoltre come negli ultimi anni le banche italiane abbiano commercializzato aggressivamente titoli derivati nell’Europa Orientale, contribuendo in tale modo alla diffusione del morbo. E il problema dei derivati delle amministrazioni locali va infatti oltre la dimensione lombarda e nazionale, per coinvolgere quella europea.
Nel 2009 il debito “subsovrano” (cioè quello delle amministrazioni locali) europeo ammontava in totale a uno stratosferico 1,2 trilioni di euro. I paesi che navigano nelle peggiori acque sono la Russia e la Francia, i due stati di cui fanno parte tutti i venti enti locali che si trovano in maggiore difficoltà per i derivati. In termini di valore cumulativo, la Germania è al primo posto, e sempre la stessa Germania, insieme alla Spagna, è il paese in cui il debito regionale sta aumentando più rapidamente in termini di valore in euro.
Il ricorso ai derivati da parte delle amministrazioni locali si è diffuso a macchia d’olio in tutto il continente perché soddisfa alcune “esigenze” davvero poco nobili. In primo luogo, permette di avere liquidità immediata scaricando i rischi sulle generazioni future, una “qualità” ideale per gli amministratori privi di scrupoli. In secondo luogo consente di ottenere rapidamente soldi per progetti infrastrutturali che il più delle volte vanno a favore di privati “amici”.
In terzo luogo, i derivati sono uno strumento talmente complicato da consentire di offuscare il quadro finanziario complessivo, un’altra “qualità” ideale per quegli amministratori che vedono la trasparenza come nient’altro che un impaccio. In quarto luogo, nella loro essenza sono legali ed è particolarmente difficile documentare quella che molto spesso e la loro pura e semplice qualità di frode ai danni dei cittadini e delle generazioni future. Le banche, da parte loro, guadagnano ingenti commissioni, spesso doppie (nel caso della Lombardia) altre volte forse occulte (è il sospetto che pesa sui derivati del Comune di Milano), grazie anche al fatto che gli enti locali loro controparti non possiedono le competenze necessarie per valutare correttamente la convenienza dell’operazione.
Al Comune di Milano, che non è certo una piccola amministrazione priva di risorse, si è arrivati alla situazione grottesca in cui un funzionario ha firmato un contratto relativo a derivati in inglese senza sapere una parola di quella lingua, e senza che a nessuno fosse venuto in mente di fare tradurre il testo in italiano!
Recentemente in Lombardia è stato tutto un fiorire di arresti per corruzione che ha fatto tornare di moda la parola Tangentopoli. Si va dall’assessore regionale Pier Gianni Prosperini (Pdl), all’assessore provinciale pavese Rosanna Gariboldi (Pdl), meglio nota come Lady Abelli, al consigliere comunale e presidente della commissione urbanistica Milko Pennisi (Pdl), agli amministratori arrestati nei giorni scorsi a Trezzano sul Naviglio (Pd e Pdl). E’ evidentemente la punta di un iceberg di corruzione che è frutto di un sistema chiuso, rapace e incapace di avere delle prospettive.
Non sorprende affatto che spesso i casi di corruzione siano legati direttamente o indirettamente agli interessi delle organizzazioni mafiose: da tempo ormai in Lombardia e in Italia la “cosa pubblica” ha lasciato il posto alla “cosa nostra”, nella politica, nella finanza, nella sanità, nell’urbanistica. I derivati milanesi, lombardi e italiani, con la loro mancanza di trasparenza, sono nei fatti una importante tessera di questa grande “cosa nostra” che va ben oltre la criminalità organizzata e le tangenti.
Fonte: Milano Internazionale
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Intercettazioni:Schifani,stop a pubblicazione indiscriminata
ROMA – Stop alla pubblicazione indiscriminata delle intercettazioni. Un monito forte che arriva dal presidente del Senato Renato Schifani che nella giornata di oggi ha partecipato ad un convegno a palazzo Giustiniani.
“E’ giusto far lavorare la giustizia, ma ritengo che si debba porre un freno all’uso indiscriminato della pubblicazione delle intercettazioni che anticipano sentenze di condanna. Devono essere i giudici ad emettere le sentenze di condanna, non i giornali”. Con queste parole il presidente del Senato Renato Schifani ha risposto alle domande dei giornalisti al termine di un convegno a palazzo Giustiniani. Una dura presa di posizione, quella di Schifani che ravvisa chiaramente la necessita di dire basta all’uso indiscriminato di pubblicare le intercettazioni. Un tema caldo che è sotto i riflettori nel panorama politico.
Secondo il presidente del Senato sono i giudici a dover lavorare sulle intercettazioni, un compito che non spetta ai giornali. Sulla questione delle intercettazioni e sul ruolo della giustizia e dei mass media Schifani, infatti, non usa mezzi termini. “La giustizia - ha sottolineato la seconda carica dello Stato - si realizza nei palazzi dei tribunali, davanti a un giudice terzo, dove accusa e difesa possono confrontarsi.
Quella per me è giustizia, quelle sono sentenze. Non credo invece nelle sentenze che sono il frutto di pubblicazioni indiscriminate di intercettazioni da parte dei quotidiani. Si tratta di cose che a volte toccano fatti personali di cittadini neppure implicati in fatti di giustizia. Spesso sono persone che non hanno la possibilità di difendersi e che vengono condannate - ha concluso il presidente del Senato - con il solo fatto della pubblicazione delle intercettazioni”.
Fonte: http://www.julienews.it/notizia/politica/intercettazionischifanistop-a-pubblicazione-indiscriminata/42206_politica_0.html
Fonte: http://www.julienews.it/notizia/politica/intercettazionischifanistop-a-pubblicazione-indiscriminata/42206_politica_0.html
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Il popolo viola torna in piazza ma non chiamatelo "No B. Day 2"
Sabato a Roma in nome della legge uguale per tutti
E’ incominciato il conto alla rovescia. "Non è un No B. Day 2" dicono gli organizzatori della manifestazione lanciata sabato in Piazza del Popolo, a Roma. "La legge è uguale per tutti" il nome della giornata: ultimo atto della mobilitazione del Popolo Viola contro le leggi ad personam cominciata il 30 gennaio con i sit-in in tutta Italia a difesa della Costituzione e continuata con il presidio viola che da due settimane staziona di fronte a Montecitorio. Il 5 dicembre, dopo che la manifestazione era montata su Facebook, arrivarono le adesioni di Italia dei Valori, Rifondazione, Verdi, associazioni, singoli e società civile. Il Pd, invece, rimase a rosolare nel vado-non-vado fino all’ultimo momento utile (Rosy Bindi sciolse gli indugi alla vigilia).
Questa volta da Bersani – che contro il legittimo impedimento ha parlato chiaro durante il dibattito alla Camera – è arrivata l’adesione con una settimana di anticipo. "Quando c’è una manifestazione – la sua dichiarazione di sabato da Sanremo – con una piattaforma che ha parole d’ordine che condividiamo, i dirigenti e i militanti del Pd ci sono. Sul legittimo impedimento il Pd ha fatto una battaglia molto forte, quindi se c’è una manifestazione in questo senso, ci saremo".
Per evitare il tira e molla già andato in scena sul 5 dicembre, i democratici questa volta stanno concordando le modalità di adesione, annunciando che saranno in piazza numerosi esponenti dell’area mariniana e veltroniana, da Ignazio Marino a Giovanna Melandri. Già in campo da giorni Di Pietro e l’Italia dei Valori, Rifondazione comunista, i Verdi, Pdci, singoli e associazioni (a cominciare da Articolo 21).
Per l’organizzazione del 5 dicembre il nodo organizzativo da risolvere fu proprio quello dell’adesione dei partiti. Alla fine si decise che in testa al corteo ci sarebbero state solo bandiere viola e che i politici non sarebbero intervenuti in piazza (l’Italia dei Valori pagò il palco e con Rifondazione contribuì a portare pullman nella Capitale). Questa volta i viola vogliono fare da soli: "Abbiamo deciso di organizzare la manifestazione del 27 febbraio senza l’appoggio economico o logistico dei partiti" scrivono sul sito www.27febbraio2010.org . Per le spese del palco, della burocrazia, della piazza, si affidano alla sottoscrizioni spontanee raccolte sul Web. "Abbiamo aperto una sottoscrizione che finora ha reso circa 5.000 euro. Ne mancano ancora perlomeno 20.000".
Quindi dalle 7.20 di questa mattina parte "20.000 euro in 20 minuti" che si concluderà alle alle 24 di martedì 23 febbraio. Gli assi degli interventi di sabato saranno tre, tutti legati ad articoli della Costituzione: l’articolo 1 con interventi sul tema della difesa del lavoro e della lotta alla precarietà; l’articolo 3 ("Tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge") contro le leggi ad personam; e l’articolo 21 legati alla libertà di stampa e a quella della Rete. Ma il palco sarà anche come un trampolino di lancio per altre manifestazioni che, sull’esempio del No B. Day, sono partite da Facebook.
Si parte dalla "Giornata senza stranieri" il primo marzo in tutta Italia (sull’esempio dello sciopero dei migranti nato in Francia), si continua con il No Lega nord Dayil 6 marzo a Milano e il No Mafia day il 13 marzo a Reggio Calabria.
Tra i viola, su Facebook, non tutti hanno condiviso appieno l’iniziativa del 27. Critiche dai gruppi locali sono rimbalzate di pagina in pagina soprattutto per i tempi – ristretti – con i quali è stata convocata la manifestazione. "Alcuni gruppi locali – dice Simonetta del Popolo Viola Piemonte – non hanno apprezzato e condiviso le dinamiche relative ai tempi e ai metodi". Lamentano scarsa consultazione e una decisione arrischiata, presa a ridosso delle elezioni. Ciononostante, c’è ottimismo, e voglia di guardare avanti: "La manifestazione deve andare bene – aggiunge Simonetta – e andrà sicuramente bene. Dopo si ricomincerà a cercare una sintesi con i gruppi locali".
Il problema come al solito, è quello dell’organizzazione politica online. "Le dinamiche della comunicazione orizzontale sono difficilissime" chiosa Simonetta.
Da il Fatto Quotidiano del 23 febbraio (Federico Mello)
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23 febbraio 2010
Disastro nel Lambro: «L'azienda non doveva avere tutto quel petrolio»
Monza e Villasanta - La Lombarda Petroli non doveva avere nelle cisterne tutto quel gasolio. A dirlo sono Provincia e Regione. Dario Allevi, presidente della Provincia di Monza e Brianza e Massimo Ponzoni, assessore del Pirellone lo hanno chiarito poco fa nella sede del depuratore di San Rocco a Monza: secondo l'autodichiarazione presentata dall'azienda all'inizio del 2009 e una verifica del ministero dell'Ambiente le cisterne maledette non dovevano contenere tutto quel gasolio. Il flusso della macchia di idrocarburi al depuratore intanto sta cessando anche se ora l'attenzione è rivolta pure al resto del fiume per cercare di impedire che la macchia si sposti a sud andando ad inquinare le acque del Po.
I tecnici stanno facendo confluire l'acqua inquinata verso una vasca del depuratore monzese, con l'intento di circoscriverla per poi far asciugare la vasca in questione e trasportare ciò che rimane in una discarica autorizzata per accogliere gli oli esausti. Il gasolio dovrebbe essere fuoriuscito da tre cisterne, due da 2500 metri cubi, una delle quali piena, e una più piccola. Secondo le autorità andrà valutato anche lo stato della falda acquifera. Confermati oltre ai danni ambientali, anche i danni all'impianto di depurazione, che non poteva filtrare una quantità simile di gasolio. Allertate le altre province in cui passa il Lambro, in particolare Lodi e Piacenza. Tutti gli enti preposti alla salvaguardia del fiume sono allertati per un periodo di 48-72 ore.
Luca Scarpetta
Fonte: www.ilcittadinomb.it
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I tecnici stanno facendo confluire l'acqua inquinata verso una vasca del depuratore monzese, con l'intento di circoscriverla per poi far asciugare la vasca in questione e trasportare ciò che rimane in una discarica autorizzata per accogliere gli oli esausti. Il gasolio dovrebbe essere fuoriuscito da tre cisterne, due da 2500 metri cubi, una delle quali piena, e una più piccola. Secondo le autorità andrà valutato anche lo stato della falda acquifera. Confermati oltre ai danni ambientali, anche i danni all'impianto di depurazione, che non poteva filtrare una quantità simile di gasolio. Allertate le altre province in cui passa il Lambro, in particolare Lodi e Piacenza. Tutti gli enti preposti alla salvaguardia del fiume sono allertati per un periodo di 48-72 ore.
Luca Scarpetta
Fonte: www.ilcittadinomb.it
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Fini: «Test a punti per gli immigrati? Io lo farei ai parlamentari...»
«Tanti onorevoli non conoscono i primi 5 articoli della Costituzione. Il futuro? Ora dico ciò che penso, poi si vedrà»
ROMA (23 febbraio) - «Ho letto che hanno proposto di fare un test a punti per il permesso di soggiorno: gli immigrati conoscono la Costituzione? Trenta punti... A me piacerebbe farlo alla Camera». Il presidente della Camera Gianfranco Fini incontra gli studenti nell'aula magna della Residenza universitaria internazionale e si concede una battuta in tema di immigrazione. «Le Iene sono impietose - aggiunge alludendo agli inviatì di Italia 1 - ma c'è una buona parte dei parlamentari che non conosce neppure i primi 5 articoli della Costituzione». E poi aggiunge cautelandosi: «Lo dico scherzando...».
«Dico quello che penso, poi si vedrà». «Non sono uno Speaker - dice Fini rispondendo ad una domanda sul suo futuro - Cerco di svolgere al meglio il mio ruolo istituzionale, poi intervengo nel dibattito politico secondo i miei convincimenti e in assoluta libertà. Faccio ciò che ritengo giusto, quel che accadrà lo vedremo fra un po'». Fini ricorda che il ruolo del presidente della Camera in Italia non è assimilabile a quello dello Speaker inglese. «In Italia - sottolinea - è così da sempre: ogni presidente è intervenuto nel dibattito politico».
Poi il presidente della Camera aggiunge: «Cerco di fare al meglio ciò che mi hanno chiamato a fare e le critiche che mi giungono da destra e da sinistra stanno forse a significare che sto svolgendo in modo dignitoso il mio ruolo di arbitro». Quanto al futuro Fini conclude: «Credo non si debba agire nel rispetto del proprio desiderio o obiettivo. Vedremo... Intanto ho avuto già più di quello che pensassi. Sono stato ministro degli Esteri, vice premier, costituente europeo, presidente della Camera. Per il resto vedremo».
Fonte:
http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=92485&sez=HOME_INITALIA
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ROMA (23 febbraio) - «Ho letto che hanno proposto di fare un test a punti per il permesso di soggiorno: gli immigrati conoscono la Costituzione? Trenta punti... A me piacerebbe farlo alla Camera». Il presidente della Camera Gianfranco Fini incontra gli studenti nell'aula magna della Residenza universitaria internazionale e si concede una battuta in tema di immigrazione. «Le Iene sono impietose - aggiunge alludendo agli inviatì di Italia 1 - ma c'è una buona parte dei parlamentari che non conosce neppure i primi 5 articoli della Costituzione». E poi aggiunge cautelandosi: «Lo dico scherzando...».
«Dico quello che penso, poi si vedrà». «Non sono uno Speaker - dice Fini rispondendo ad una domanda sul suo futuro - Cerco di svolgere al meglio il mio ruolo istituzionale, poi intervengo nel dibattito politico secondo i miei convincimenti e in assoluta libertà. Faccio ciò che ritengo giusto, quel che accadrà lo vedremo fra un po'». Fini ricorda che il ruolo del presidente della Camera in Italia non è assimilabile a quello dello Speaker inglese. «In Italia - sottolinea - è così da sempre: ogni presidente è intervenuto nel dibattito politico».
Poi il presidente della Camera aggiunge: «Cerco di fare al meglio ciò che mi hanno chiamato a fare e le critiche che mi giungono da destra e da sinistra stanno forse a significare che sto svolgendo in modo dignitoso il mio ruolo di arbitro». Quanto al futuro Fini conclude: «Credo non si debba agire nel rispetto del proprio desiderio o obiettivo. Vedremo... Intanto ho avuto già più di quello che pensassi. Sono stato ministro degli Esteri, vice premier, costituente europeo, presidente della Camera. Per il resto vedremo».
Fonte:
http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=92485&sez=HOME_INITALIA
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