31 marzo 2010

Quarantenni fatevi avanti

di Peter Gomez

I risultati delle Regionali sono salutari per il Paese e un’opportunità (l’ultima) per il centrosinistra. Dalle urne è uscito un responso chiaro e, checché se ne dica, ben poco favorevole al Cavaliere: il centrodestra ha vinto – generalmente per insussistenza degli avversari – ma Berlusconi ha perso. Dalle Politiche in poi il Pdl (al pari del Pd) è in costante emorragia di voti: nel giro di due anni ha addirittura lasciato per strada il 7 per cento dei consensi. E ora il neonato partito del premier vale quanto valeva la vecchia Forza Italia. Segno che il giudizio di Dio, più volte invocato da Berlusconi contro i giudici e l’informazione, è stato un flop. Dio (gli elettori) si è astenuto o ha votato Lega. Con questi numeri parlare ancora di riforme – a partire dall’unica che interessa all’anziano leader del Pdl: la reintroduzione dell’autorizzazione a procedere – non ha senso.

Se si mettesse davvero mano alla Costituzione, il referendum confermativo, previsto per le leggi fondamentali che non hanno una maggioranza qualificata, è destinato a chiudersi con una sonora bocciatura. Resta, è vero, la via delle riforme condivise sempre invocata dai brontosauri della partitocrazia. Ma si tratta di un percorso politicamente suicida. Saggiamente ben pochi tra gli elettori (di destra e di sinistra) ne sentono il bisogno. Perché al Paese più che nuove regole servono il rispetto di quelle vecchie e una nuova classe dirigente. Per questo la sconfitta della nomenklatura del Pd è un’opportunità.

Se nel Lazio e in Piemonte il centrosinistra avesse vinto (ci voleva un niente), oggi Pier Luigi Bersani racconterebbe di avercela fatta. Per fortuna è andata diversamente. Ed è arrivata l’ora delle centinaia di funzionari, militanti e amministratori locali onesti, con meno di quarant’anni. Adesso tocca a loro. Devono scegliere: o ribellarsi per prendere il potere nel partito, o morire con esso prima ancora di essere nati. Per gli Italiani comunque andrà a finire, sarà una liberazione.

Da il Fatto Quotidiano del 31 marzo


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Legge sul lavoro: Napolitano non firma

Il provvedimento rinviato alle Camere a causa, tra l'altro, della 'estrema eterogeneità' del testo

ROMA - Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, spiega una nota del Quirinale, non ha firmato a causa della "estrema eterogeneità della legge e in particolare dalla complessità e problematicità di alcune disposizioni - con specifico riguardo agli articoli 31 e 20 - che disciplinano temi, attinenti alla tutela del lavoro, di indubbia delicatezza sul piano sociale".

"Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano - si legge nella nota del Quirinale - ha chiesto alle Camere, a norma dell'art. 74, primo comma, della Costituzione, una nuova deliberazione in ordine alla legge: "Deleghe al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione degli enti, di congedi, aspettative e permessi, di ammortizzatori sociali, di servizi per l'impiego, di incentivi all'occupazione, di apprendistato, di occupazione femminile, nonché misure contro il lavoro sommerso e disposizioni in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro". "Il Capo dello Stato - prosegue la nota - è stato indotto a tale decisione dalla estrema eterogeneità della legge e in particolare dalla complessità e problematicità di alcune disposizioni - con specifico riguardo agli articoli 31 e 20 - che disciplinano temi, attinenti alla tutela del lavoro, di indubbia delicatezza sul piano sociale. Ha perciò ritenuto opportuno un ulteriore approfondimento da parte delle Camere, affinché gli apprezzabili intenti riformatori che traspaiono dal provvedimento possano realizzarsi nel quadro di precise garanzie e di un più chiaro e definito equilibrio tra legislazione, contrattazione collettiva e contratto individuale".

REALIZZARE RIFORMA CON GARANZIE - Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha chiesto alle Camere, a norma dell'art. 74, primo comma, della Costituzione, una nuova deliberazione in ordine alla legge di riforma del lavoro "affinché gli apprezzabili intenti riformatori che traspaiono dal provvedimento possano realizzarsi nel quadro di precise garanzie e di un più chiaro e definito equilibrio tra legislazione, contrattazione collettiva e contratto individuale". Lo si legge nella nota del Quirinale.

MARONI, NULLA DA ECCEPIRE SU DECISIONE NAPOLITANO - "E' nel suo potere rimandare alle Camere" una legge, "io non ho nulla da eccepire". Così il ministro dell'Interno Roberto Maroni ha commentato - nel corso di un'intervista a Sky Tg24 - la decisione del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di rinviare alle Camere la legge di riforma del Lavoro. Il problema è quello dei cosiddetti decreti omnibus - ha aggiunto Maroni - ma io non ho seguito direttamente il provvedimento".

RINVIO NAPOLITANO PER NORMA SU ARBITRATO - Una delle due norme del ddl Lavoro al centro dei rilievi del Quirinale riguarda la nuova procedura di conciliazione e arbitrato che di fatto incide sulle norme dell'articolo 18 relative al licenziamento. In particolare l'articolo indicato nel comunicato del Quirinale prevede che già nel contratto di assunzione, in deroga dai contratti collettivi, si possa stabilire che in caso di contrasto le parti si affidino ad un arbitrato. Il timore, che era stato avanzato dai sindacati e dall'opposizione, è che al momento dell' assunzione il lavoratore accetti la via dell' arbitrato che lo garantisce di meno rispetto al contratto che prevede l'art. 18 che tutela chi é licenziato senza giusta causa. L'altro articolo sul quale il Quirinale ha mosso rilievi è il 20, che esclude dalle norme del 1955 sulla sicurezza del lavoro il personale a bordo dei navigli di Stato.

E' LA PRIMA LEGGE CHE NAPOLITANO RINVIA ALLE CAMERE- Il provvedimento sul lavoro e' la prima legge che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano rinvia alle Camere, ai sensi dell'articolo 74 della Costituzione, da quando, a maggio del 2006, ha assunto la carica.

Fonte: ansa.it

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EMILIA ROMAGNA: 7 % SIAMO IN REGIONE

Abbiamo raggiunto un risultato eccezionale, siamo entrati in regione con il 7 % delle preferenze, più 160.000 cittadini hanno creduto in noi e noi non le deluderemo.


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Si riparte dall'Italia dei Valori

di Antonio Di Pietro

Le elezioni regionali hanno portato in trionfo l'Italia dei Valori che ha dimostrato di essere uscita dallo stadio embrionale per radicarsi sul territorio. Un partito, il nostro, che alle scorse regionali aveva raggiunto l'1,5 % dei consensi e che oggi, in ben tre regioni, ha registrato un risultato del 9% e, a livello nazionale, si e' aggiudicato il 7,2%, senza dimenticare il 15% del dicembre 2008 ottenuto in Abruzzo.

Il Pd, a questo punto, deve compiere un atto di umiltà, mettere da parte i potentati e la gerontocrazia, che in cinque anni gli hanno sottratto quattro regioni, e pensare ad un’alternativa di governo credibile per il 2013.

In Campania così come in Calabria, Piemonte e Lazio, se i candidati del centrosinistra non hanno convinto, e hanno pagato anche per il malgoverno precedente, è inutile cercare capri espiatori nel Movimento a 5 Stelle.

Il Movimento di Beppe Grillo, infatti, non ha rubato voti al centrosinistra ma ha raccolto il voto di protesta dei cittadini e rappresenta una realtà con la quale vogliamo interloquire.

La coalizione del centrosinistra può uscire dall’impasse.

Il berlusconismo è letteralmente franato al 26,7%, media nazionale, non soltanto rispetto al 32% delle europee del 2009 ma anche rispetto il 33% delle politiche del 2008. Quando Berlusconi parla di riforme intende dire che, appropriandosi del consenso della Lega, vuol promuovere una politica utile a se stesso e ai suoi sodali. Dopo questa pedata nel fondoschiena non ha ancora capito che le riforme, quelle vere, deve farle con una maggioranza che va oltre il consenso di un italiano e mezzo su dieci (questo è il numero medio degli italiani che lo hanno votato, ossia il 26% sul 60% dei votanti).

Il grimaldello del cambiamento nel centrodestra oggi è la Lega, nel centrosinistra è l’Italia dei Valori. Da qui si riparte anche in vista delle prossime elezioni politiche del 2013.

Noi dell'Italia dei Valori continueremo la fase di rinnovamento, lavorando sul territorio senza sosta, per giungere ancor più forti al prossimo appuntamento elettorale.

Per quel che riguarda il programma penso, invece, che abbiamo fatto un ottimo lavoro. Il cambiamento è già in atto.

Ringrazio tutti i nostri sostenitori che hanno seguito, attraverso la diretta streaming sul mio blog e sul sito dell'Italia dei Valori, l'iniziativa 'Votare Informati' contribuendo così al magnifico risultato che, per questo, appartiene anche a loro.

A breve pubblicheremo l’elenco di tutti gli eletti regione per regione. Ora ci attendono due sfide importanti: i referendum abrogativi per dire no al nucleare e alla privatizzazione dell'acqua.

Riporto di seguito la tabella riassuntiva dei risultati elettorali di Italia dei Valori alle elezioni regionali 2005 e 2010.

Lombardia 1,4 - 6,3
Piemonte 1,5 - 6,9
Liguria 1,3 - 8,4
Veneto 1,3 - 5,3
Emilia Romagna 1,4 - 6,4
Toscana 0,9 - 9,4
Marche 1,4 - 9,1
Umbria - 8,3
Lazio 1 - 8,6
Campania 2,4 - 6,5
Basilicata 2,7 - 9,9
Calabria - 5,4
Puglia 1,7 - 6,5

Fonte: http://www.antoniodipietro.it/

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Osservatorio Tg: dopo la bulimia elettorale, la cronaca. E tutto torna uniforme

di OSSERVATORIO TG ARTICOLO 21

I TITOLI DEI TG DEL 30 MARZO - Ancora i risultati delle elezioni regionali nell’apertura di tutti i telegiornali di oggi, con ampio spazio ai commenti sul voto dei principali leader politici. Unica apertura per il Tg5 ed il Tg La7, quest’ultimo non fa alcun titolo e dà subito il via ai servizi sull’argomento. Ampio rilievo per il Tg4, nei titoli e nei servizi, alle dichiarazioni del premier, con commento in studio lasciato al vice ministro con delega alle comunicazioni Paolo Romani. Maggior equilibrio negli altri tg che riportano con pari spazio le dichiarazioni del leader del Pdl, del centrosinistra Bersani e di tutti gli altri leader ed esponenti di Udc, Italia dei Valori e Lega.

Per il resto tanta cronaca nei titoli con gli sviluppi sul giallo legato alla morte di Elisa Claps, come ci raccontano Tg2 e Tg3, il caso Marrazzo, Tg4 e Studio Aperto e il processo di Erba con le nuove rivelazioni sui coniugi Romano, come ci fa sapere Studio Aperto. Solo il Tg1 si occupa nei titoli del crollo della volta della Domus Aurea a Roma.

Torna alla normale impaginazione Studio Aperto con tanto gossip, con la notizia di Fabrizio Corona che chiede un figlio alla compagna Belen Rodriguez, mentre Tg1 e lo stesso Studio Aperto, danno spazio all’outing del cantante pop Riky Martin che ha dichiarato di essere omossessuale.

Fonte: http://www.articolo21.org/869/notizia/osservatorio-tg-dopo-la-bulimia-elettorale-la.html


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LA SINISTRA FALLITA ED IL MOVIMENTO CINQUE STELLE

Di Germano Milite

Al termine delle elezioni regionali emergono diversi dati a mio avviso molto interessanti da analizzare:

La sinistra ha subito un altro duro colpo (e Bersani può parlare quanto vuole ma così facendo non fa altro che rischiare un ulteriore avvicinamento nei modi e nella negazione dell'evidenza agli stessi personaggi che critica). Lega affermata al nord ai danni dell Pd. Ora, come di consueto, i sinistrosi irriducibili si lagneranno e se la prenderanno con tutto il resto del mondo tranne che con se stessi.

La colpa sarà ripartita in maniera equanime tra il popolo ignorante e rincoglionito dalla televisione ipnotica di Berlusconi e questo cavolo di movimento cinque stelle che, vai a capire perchè, avrebbe rubato zero voti ai delusi di destra rovinando la festa agli speranzosi di sponda opposta. In tutte le Province dove si sono tenute le elezioni del presidente ha vinto il centrodestra; persino a L'Aquia, dove tra Berlusconiani sempre entusiasti ed antibelrusconiani maicontenti non si è riusciti a comprendere sul serio come stanno le cose.

Ma i voti parlano chiaro e la vittoria del candidato destroide la dice lunga: se il Premier non si fosse sul serio mosso in maniera non certo eccelsa ma almeno decente come avrebbe fatto ad avere la meglio sulla candidata del centronistra (sicuramente la migliore del mondo)?. Ecco: il problema della sinistra è stato sempre questo spocchiso modo di porsi nei confronti di tutto ciò che la circodava e che si trovava fuori dai suoi polverosi mausolei autoreferenziali.

.."sono di sinistra" conferiva una sorta di patente di moralità superiore. Non occorreva fare o dire nulla di particolarmente intelligente od orignale: l'importante era dirsi di sinistra. Poi arrivava tutta la generosa eredità positiva dei partigiani (e tra loro c'era una moltitudine di ex fascisti che in molti fanno finta di non considerare) e dei "gloriosi comunisti padri della Costituzione" (che però è stata un prodotto antifascista tra cui spiccavano anche liberali, monarchici,repubblicani e pure qualche anarchico non dichiarato).

Insomma: a furia di campare di rendita e glorie passate, la sinistra si è dimenticata di costruire il presente ed assicurarsi un futuro decoroso. Così Rifondazione in Campania prende un pietoso 1,4 % e la colpa ovviamente è del popolo ingrato; non del fatto che "i proletari" non esistono più e che occorre un urgente ed umile aggiornamento. I sinistri sono dunque cresciuti come bimbi viziati dalle continue "coperture" dei genitori (il popolo credulone).

I loro reati erano più tollerabili perchè tinti di rosso e questo cuscino morale perenne li ha fiaccati, corrotti, impermalositi e resi sempre più distanti dalla popolazione che dicevano di voler guidare e rappresentare in maniera pressochè perfetta. Immaginate ad esempio se Caldoro avesse avuto su di se gli stessi capi d'accusa che pendevano e pendono su San Vincenzo De Luca. Sarebbe successo un putiferio, con Di Pietro in prima linea ad arringare scandalizzato ed il popolo viola pronto a scendere in piazza girotondando slogan forcaioli.

E invece? E invece lo stesso Tonino ha convocato Cenzino e lo ha pubblicamente assolto durante un'assemblea pubblica. Perchè? Ma perchè non militava nel Pdl, ovvio. Quella "l" in meno fa una differenza enorme, no? E vedete quanto ci siamo ridotti male, amici italiani e campani in particolare? Quasi sono costretto a difendere l'indifendibile Popolo delle amenità.

IL MOVIMENTO CINQUE STELLE
Grande speranza si nutriva ed ancora si nutre per il movimento cinque stelle di Beppe Grillo.

In Emilia un successo clamoroso, in Campania decisamente meno gagliardo con quel 1,3-1,4% che non lascerà per ora alcun segno a Santa Lucia. Ma perchè qui i grillini non hanno brillato? Fico è fico sul serio ed i candidati al consiglio regionale rispettabili e soprattutto puliti. E allora? Beh probabilmente si è peccato un po' di presunzione, riponendo al contempo troppa fiducia nel mezzo internet. Non ho visto manifesti, comizi (che sono importanti al contrario di ciò che dice da chi non sa o non vuol tenerli) e quella attività di comitato anche momentanea comunque preziosissima per ottenere un numero decente di consensi sul territorio.

L'Italia, ed in particolare regioni come la Campania, non sono certo pronte per una propaganda politica svolta eslcusivamente sul web. Io che ho vissuto immerso nella campagna elettorale per un mese, infatti, del movimento non ho percepito nulla al di fuori della rete. Un limite enorme che è stato pagato a caro prezzo. Forse più che presunzione si è trattato di ingenuità ed idealismo esasperato? Fatto sta che, da questa esperienza, lo stimato e capace Roberto ha sicuramente imparato tantissimo.

Lo stesso vale con ogni probabilità anche per gli altri. Essere onesti e puliti non basta...è un ottimo e fondamentale punto di inizio ma resta, appunto, solo un incipit. Bisogna poi incontrare le casalinghe, i professionisti e gli imprenditori, visitare le fabbriche e stringere la mano agli operai...insomma: non limitarsi a battere sulla tastiera ma perdere il sonno girando per l'intera regione.

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30 marzo 2010

Camicie Verdi - Bruciare il tricolore


Quali sono i punti di forza e gli scheletri nell'armadio della Lega Nord? Come si e' arrivati all'approvazione della Devolution? Lo scopriamo in un lungo viaggio tra fiaccolate, ronde e bagni di folla, al seguito di Mario Borghezio, di Roberto Calderoli e degli altri leader padani.


Da Lunedì 5 Aprile su CURRENT TV

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DUE DI NOI

di Sonia Alfano

Giulio Cavalli è stato eletto consigliere regionale in Lombardia con 3.835 voti, Cristina Scaletti è stata eletta in Toscana. Sono due persone eccezionali che ho sostenuto e delle quali vado fiera. Sono garanzia di legalità, onestà e correttezza. E' stata una campagna elettorale estenuante e condita da polemiche come al solito, ma questi erano candidati di valore, e l'hanno saputo dimostrare. Per questo hanno meritato lo straordinario successo di cui si sono resi protagonisti! L'Italia dei Valori ha ottenuto ottimi risultati, e sono convinta che questo sia dipeso soprattutto dalla conferma dell'apertura del partito alla società civile.

Certo non si può cantare vittoria nel momento in cui un partito xenofobo e razzista come la Lega cresce in modo esponenziale. Ha registrato un successo clamoroso, dovuto sicuramente alla débacle del PdL, ma rimane comunque un dato preoccupante, allarmante, che conferma l'inadeguatezza di una buona parte del centro-sinistra. La Lega, quel partito infinitamente populista che ha come leader Bossi, che con il tricolore dice di potersi "pulire il sedere" e annovera tra i suoi uomini gente come Mario Borghezio, che da fuoco agli zingari, e Savini che canta che i napoletani puzzano. Riguardo al Piemonte, conquistato dal leghista Cota, si sta già dando contro al MoVimento 5 Stelle, ma mi sembra un'assurdità.

Quella del MoVimento 5 Stelle era l'unica formazione contraria al massacro Tav, era prevedibile un risultato del genere. I leader del centro-sinistra non devono prendersela a male: Mercedes Bresso forse non era la candidata ideale, e così gli elettori del centro-sinistra contrari al Tav hanno legittimamente spostato i loro voti verso chi voleva difendere i loro interessi. Queste sono cose che devono far riflettere, e aiutare un centro-sinistra ancora troppo inciucista a ritrovare la strada più GIUSTA da percorrere. Non basta battere Berlusconi, bisogna ottenere il consenso pensando al bene dei cittadini! La sconfitta di De Luca in Campania serva da lezione a chi l'ha voluto candidare nonostante i dubbi, le anomalie, le ambiguità e ... LA CONDANNA!!! Adesso la Regione è andata in mano alla camorra o no?! Forse se avessero piazzato contro Caldoro un candidato credibile e onesto le cose non sarebbero andate così. Non lo sapremo mai... purtroppo!

Personalmente sono molto felice per il successo del MoVimento 5 Stelle, che finalmente riesce ad emergere e ottenere dei risultati concreti e importanti. Ho sperato che ce la facesse anche Roberto Fico, candidato in Campania. Avrebbe potuto portare nel Consiglio Regionale quella ventata di aria fresca e di democrazia partecipata di cui quella regione ha un gran bisogno.

Pierluigi Bersani non vuole ammettere di aver perso le elezioni: parla di inversione di tendenza, di crescita... questo mi fa sospettare che non abbia ben capito che alcune candidature, ed in particolare Bresso, Loiero e De Luca, sono state dei clamorosi autogol. L'Italia e gli italiani hanno bisogno di novità, di cambiamento, di rinnovamento totale della classe dirigente, di rispetto per il diritto al lavoro, alla salute, allo studio. Hanno bisogno di verità e di giustizia. E finchè la politica non garantirà tutto questo vinceranno sempre gli astensionisti: cosa c'è di peggio? Bersani sostiene che "il messaggio non è arrivato del tutto"; io, invece, credo che il problema sia il contrario: il messaggio è arrivato.

Per tutti questi motivi io continuerò, per quel che posso, a fare la voce grossa contro tutti quelli che non vogliono assicurare ai cittadini una politica pulita fatta di passione e amore per i propri territori, all'interno dell'Italia dei Valori e fuori. La gente non ne può più.

Spiace per tutti gli altri candidati che ho sostenuto (e continuerò a sostenere, perchè si continuerà a lottare insieme, statene certi!) e che comunque hanno inciso con un risultato inaspettato perchè in un territorio difficilissimo come ad esempio Emiliano Morrone, Benny Calasanzio e Serenetta Monti, che hanno lottato e ottenuto le loro preferenze, molte, seppur non abbastanza per essere eletti. Preferenze libere, senza mercimonio, senza clientelismi, con la forza dei loro programmi e delle loro competenze.

Fonte: http://www.soniaalfano.it/content/due-di-noi

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Le amministrative in Piemonte.

di Simone Bellis

Terminato lo spoglio dei seggi appare chiaro un dato inequivocabile. Il Piemonte non ha un'identità ben definita.
La regione viene espugnata dal candidato leghista, ma per una differenza dello 0,4%.


Questo dato ci impedisce di definire il Piemonte come una regione allineata. Il punto su cui concentrarsi è l'analisi dei risultati odierni confrontati con quelli delle regionali precedenti, piuttosto che le europee.

Alle precedenti regionali Forza Italia più Alleanza Nazionale hanno ottenuto il 31,9 % dei voti, mentre i Democratici di Sinistra e Margherita insieme hanno accumulato il 30.5 %. I dati odierni mostrano rispettivamente il Partito della Libertà al 25,04 % e il Partito Democratico al 23,21 %. Contando anche le liste direttamente collegate alla Bresso si arriva a un 29,51 %.

Questi listini vanno conteggiati perché la priorità del votante è di sostenere il candidato governatore, e in ultima analisi sono captati da un membro del PD. Un dato interessante è che la coalizione ottiene più voti alle provinciali che alle regionali, mostrando così un calo della coalizione dello 0,64%, portanto quindi il PD regionale a un 28,87 %.

Questi dati ci mostrano innanzi tutto un calo effettivo dei partiti di maggioranza, soprattutto del PDL, ma il dato più curioso è che la Bresso ha ottenuto come candidato meno voti della propria coalizione, evidenziando così un errore da parte del partito nella scelta della leadership.

Italia dei Valori vede aumentare i propri consensi dall' 1,5 % al 6,89 %, un aumento drastico ma ancora non si può dire che diventi una forza maggioritaria.

Il vero protagonista di queste elezioni regionali è stata la Lega Nord. Da un 8,5 % passa al 16,74 %, arrivando al 19,96 % contanto i listini direttamente collegati al candidato leghista. Considerando i voti ottenuti dal solo candidato si arriva a un totale di 20,3 % (+0,34 %).

Con oggettività si può osservare che la Lega ha più che raddoppiato i propri consensi, arrivando pericolosamente vicino al proprio alleato, i cui leader infatti mostrano nervosismo nel tentare di negare una condizione evidente.

La differenza tra i due candidati è evidente. La campagna elettorale è stata anomala, per motivi che tutti conosciamo, ma la Bresso ha fatto la differenza in negativo, costando di fatto la vittoria del proprio schieramento, portando il proprio schieramento, in vantaggio alle provinciali, sotto di 0,42 % alle regionali.

La reale novità di queste regionali in Piemonte è il fenomeno del Movimento a Cinque Stelle. La lista piemontese totalizza un 4,08 % (3,66 % alle provinciali), superando così lo sbarramento e conquistando due seggi.

Il tutto è stato ottenuto con evidenti deficit di risorse e mediatici, e ci aiuta a capire quanto può essere importante internet in una campagna elettorale, tenendo presente che sicuramente molti elettori avranno preferito continuare a votare "sul sicuro", una sorta di muro che tutti i partiti nascenti devono cercare di sfondare. Da notare anche lo 0,69 % eroso dalla lista civetta "I Grilli Parlanti No Euro".

Molti, Bresso inclusa, hanno indicato il Movimento a Cinque Stelle (MCS) come uno dei responsabili della sconfitta della coalizione di centro sinistra. Da un punto di vista meramente matematico potrebbe anche essere vero (ma non certo), mentre da un punto di vista politico questa affermazione non ha alcun senso. Anche ammettendo un'erosione di voti del centro sinistra da parte del MCS, la colpa politica è appunto di chi ha perso quei voti.

E' assurdo attribuire le colpe di una propria sconfitta ai concorrenti, dato che sono lì apposta. Pretendere la "non partecipazione" di qualcuno per assicurarsi la vittoria è un discorso privo di senso nell'ambito della competizione democratica.
Tirando le somme il centro sinistra incassa una sconfitta poco dignitosa, sia per il modo in cui se la sono praticamente cercata, sia per come viene accolta.

Il centro destra si fregia invece di una vittoria assai risicata. La Lega Nord può certamente cantare vittoria, mentre il PDL sperimenta un clamoroso declino, e questo successo deriva più dagli errori degli avversari che dai propri meriti.

In definitiva il Piemonte ha visto una brutta campagna elettorale, con i candidati degli schieramenti di maggioranza poco presenti e propositivi. Tra chi addossa le proprie colpe a terzi e chi si atteggia a gran vincitore con uno scarto decimale il dopo elezioni non offre uno spettacolo granché migliore.

Ora non resta che aspettare di vedere lo svolgersi degli eventi. Come gestirà la Lega la propria vittoria, cosa imparerà il centro sinistra dalla propria sconfitta. In un angolino il MCS, che dovrà dimostrare ai propri elettori che il loro voto non è andato sprecato. Ragazzi senza un passato politico. All'estero si direbbe senza curriculum, in Italia significa senza "scheletri nell'armadio". Godono dell'indubbio vantaggio di non aver nulla da farsi criticare, ora su di loro grava il peso degli scontenti del centro sinistra e delle aspettative di chi li ha votati.


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Osservatorio Tg. In attesa dello scrutinio notturno per il Lazio

di OSSERVATORIO TG ARTICOLO 21

I TITOLI DEL 29 MARZO - Impaginazione scontata per i telegiornali di oggi. Sono, infatti, i risultati delle elezioni regionali a tenere banco nei titoli di apertura, a volte unico titolo per quasi tutti i tg. Soltanto Studio Aperto e Tg3 danno spazio ad altre notizie, come la strage nella metropolitana di Mosca, si presume ad opera di terroristi ceceni, ed allo stupro di gruppo ai danni di una dodicenne in una scuola media del bresciano.

Solo il Tg3 riporta nei titoli l’indagine a carico del Presidente della Regione Sicilia da parte della procura di Catania, dove il governatore Lombardo è indagato per concorso in associazione mafiosa. Nel titolo è riportata la dichiarazione dello stesso Lombardo che si difende dicendo “accuse false” e della procura che parla di “matrice politica nella fuga di notizie”. Grave errore tecnico al Tg1: partono immagini e grafica che riporta la scritta “Regionali verso il 7 a 5, Lazio sul filo”, ma non l’audio che inspiegabilmente salta per 50 secondi. Pertanto non lo ascolterete, nella parte riservata al Tg1, all’interno del nostro osservatorio.

Da segnalare il grande equilibrio nei commenti affidati ai politici in tutti i tg. Si può dire che è stata rispettata pienamente la par condicio. E grande prudenza, nella presentazione dei dati, per l’incertezza sia nelle proiezioni che nei dati reali in alcune regioni. Infine da evidenziare un’inversione di tendenza nelle dirette del pomeriggio sui risultati elettorali: nessuna rete televisiva ha diramato gli exitpool.

Fonte: http://www.articolo21.org/861/notizia/osservatorio-tg-in-attesa-dello-scrutinio.html

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Vittoria per i ragazzi di Grillo. Un futuro a 5 stelle?

di Redazione Fatto Quotidiano


29 marzo 2010
Alla fine chi li maledirà di più sarà probabilmente il centro-sinistra. Se la Lega conquisterà il Piemonte sarà in buona parte a causa loro. Ma l'ottimo risultato che si profila all'orizzonte per il "Movimento a 5 stelle" fondato da Beppe Grillo e dai suoi meet-up è una novità che ha il sapore del giro di boa. Qualcosa si muove nell'asfittica politica italiana. In Emilia Romagna i grillini - che si sforzano di non farsi etichettare negli schemi novecenteschi della destra e della sinistra, ma vogliono occuparsi dei problemi del territorio - sembrano destinati a superare il 6 per cento dei consensi, mentre in Lombardia, Piemonte e Veneto si attestano attorno al 3. Solo in Campania il movimento resta su percentuali più basse. Per questo c'è chi si chiede: ma se l'Udc aveva l'ambizione di diventare l'ago della bilancia della partitocrazia italiana, quale sarà l'obiettivo del "movimento"?

Si, perché da oggi diventa molto più complicato per i partiti tradizionali sostenere che Grillo è l'anti-politica. Il comico in questa campagna elettorale ci ha messo la faccia. E, seppur ignorato dalla stampa e dalle tv, non l'ha persa. Anzi. Ha riempito le piazze e ha (cominciato) a riempire le urne. Tanto che in molte zone i ragazzi dei Meet up hanno raccolto consensi superiori alle liste di realtà con ben altra tradizione, come l'Udc o i Radicali, Rifondazione comunista, Comunisti Italiani, Sinistra, Ecologia e Libertà e Verdi. Segno che in molti vogliono ancora occuparsi della cosa pubblica, ma non riescono a trovare chi li sa (o vuole) rappresentare. Il fenomeno è destinato a durare? Difficile dirlo ora. Certo però che Grillo e suoi già adesso, nonostante il digital divide, dimostrano che la rete, le persone e soprattutto le idee, anche in Italia possono contare qualcosa.

Fonte: http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2463666&yy=2010&mm=03&dd=29&title=vittoria_per_i_ragazzi_di_gril


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Da Grillo e Lega lezione al Pd: curare gli scontenti più che gli incerti

di Cristian Vaccari, docente di comunicazione politica, Università di Bologna

BOLOGNA- Piazze vuote, urne vuote. Parafrasando Pietro Nenni, i risultati delle elezioni regionali in Emilia-Romagna si potrebbero leggere così. Le uniche due piazze bolognesi che si sono riempite durante la campagna elettorale sono state infatti quella per Beppe Grillo e quella, in parte contenuta nel Paladozza, per Michele Santoro: Silvio Berlusconi solo in un surreale maxischermo, Vasco Errani non pervenuto. Non è allora forse un caso che il voto abbia premiato Giovanni Favia e il Movimento Cinque Stelle, la cui campagna ha mescolato attività tradizionali come banchetti, volantinaggio e, appunto, la piazza (non solo a Bologna, peraltro), con l’utilizzo intelligente delle nuove tecnologie: su Facebook Favia ha quasi il doppio dei sostenitori di Errani, il quadruplo della candidata del PDL Anna Maria Bernini. L’unico partito del centro-sinistra che può sorridere (anche se solo a metà) di fronte ai risultati del voto è l’Italia dei Valori, per cui la kermesse di Santoro è stata, se non una manifestazione di partito, certamente una buona occasione per mettere in mostra i muscoli e mobilitare il suo elettorato su temi che gli stanno a cuore.

Il terzo vincitore del voto emiliano-romagnolo è la Lega Nord, che continua a raccogliere i frutti della sua politica di prossimità, basata sul contatto diretto con i cittadini più che sulla visibilità sui mass media. D’altra parte, il PD non è stato in grado di mobilitare sufficientemente il proprio elettorato e ha subito una perdita di voti consistente in termini percentuali, ma soprattutto assoluti: circa trecentomila voti in meno sia per Errani, sia per il PD rispetto al 2005, anche se il dato va confermato una volta che sarà completato lo scrutinio. Dalle piazze di un partito che in Emilia-Romagna potrebbe aspirare a esprimere la maggioranza assoluta (sfiorata nel 2005 con Uniti nell’Ulivo) appare ancora più significativa alla luce del responso delle urne: un po’ vuote, appunto, come le piazze.

Il risultato del voto in regione ci fornisce quindi un’indicazione piuttosto chiara sulle modalità di costruzione del consenso, in una fase di crescente distacco fra cittadini e politica e in consultazioni “di secondo ordine”, che alcuni elettori ritengono cioè meno rilevanti delle politiche: i voti si conquistano con la mobilitazione dei sostenitori scontenti più che con la persuasione degli incerti e degli equidistanti. Queste persone si considerano vicine a una certa area politica, ma non sono disposte a rivotare a scatola chiusa per il partito o per la coalizione in cui si identificano: devono sentirsi ascoltate, rassicurate, coinvolte in relazioni personali durature e significative: per questo interpretano la presenza sui territori dei dirigenti e dei candidati come un segnale di vicinanza e affidabilità.

Scrivo “territori” perché oggi la politica può incontrare i cittadini in una molteplicità di luoghi: dalle piazze ai bar, da internet ai mass media. Da troppo tempo una parte della classe dirigente regionale e cittadina, a destra ma soprattutto a sinistra, ha abbandonato quasi del tutto i primi tre a favore del quarto. Queste elezioni dimostrano che si tratta di una strategia sbagliata.

Fonte: http://www.dire.it/DIRE-EMILIA-ROMAGNA/vince_chi.php?c=30010&m=14&l=it

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Regionali: Grillo difende suo movimento

'Se il centrosinistra perde, non e' colpa nostra'

(ANSA) - ROMA, 30 MAR - Nessun regalo a Cota e Berlusconi: 'Se il centrosinistra perde noi non c'entriamo'. Cosi' Beppe Grillo dopo i risultati alle regionali. Intervistato dalla Stampa, Grillo, definisce il suo Movimento Cinque Stelle, che ha ottenuto percentuali significative al Nord, la 'Lega del terzo millennio': 'Noi e loro - dice - siamo gli unici radicati sul territorio'. Grillo difende poi la nascita 'dalla rete' del movimento: 'Abbiamo messo insieme le idee di 800mila persone', afferma.

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TEOrie

di Teo Geral

Milano ,30 /3/2010
Al di là del risultato regione contro regione, per cercare di capire che cosa sia veramente successo in questa tornata elettorale bisogna guardare il totale dei voti distribuiti ai partiti su piano nazionale.

Quello che risulta ,confrontandoli con le ultime elezioni fatte ,quelle europee di un anno fa, è che il PDL perde clamorosamente. Valutando che l’affluenza non fu così poi superiore , il 66,5% un anno fa ,contro 64,46% di quest’anno , non sarà certo il clamoroso calo dell’affluenza ,che tipicamente colpisce la destra, ad aver dettato la clamorosa caduta di voti del PDL. Un anno fa prese il 35,3% contro il 26,7% di queste regionali , un calo del -8,8% ,punti percentuale dei voti.

Una parte dei voti ,forse , è ricaduta sulla lega che nel giro di un anno passa dal 10,2% al 13,1% . Ma l’altra parte di voti dov’è finita ,sicuramente fra gli astenuti ,delusi dal governo e poco convinti da un’opposizione troppo inconsistente. Come detto ci troviamo difronte una Lega ora sempre più forte, che sempre più cercherà di imporsi sul governo , visto che cresce tornata elettorale dopo tornata elettorale . “Federalismo prima di tutto” ,Bossi in alcune sue dichiarazioni è stato chiaro ,così come si è espresso con grande accondiscendenza nei confronti della riforma della giustizia , per il motto una mano lava l’altra.

Una porcata a testa e tutto il governo è contento . Vedremo Fini come si porrà al riguardo ,visto che entrambe le riforme hanno punti molto discutibili ,offrendo buoni spunti per giocare furbescamente da buoni politici che vogliono guadagnare maggior comando nel partito. Il problema si riversa sul governo anche con il chiaro controsenso di una destra che guadagna regioni al sud , Campania e Calabria , governando con la lega ,che difende soprattutto le ragioni del nord, cioè di regioni come Piemonte e Veneto che la Lega governa ,con quota di governo al 26% in Lombardia .

Lega che vorrà ,appunto ,difendere le ragioni del nord proprio con il federalismo ,che per come è pensato metterà in ginocchio il sud. Come si comporterà difronte i suoi elettori del sud il PDL. Come difenderà le loro ragioni ,come li aiuterà a uscire da una crisi sempre più opprimente e cupa senza entrare in contrasto con la lega? Questa è la vittoria decantata dai politici del PDL in tutti i programmi televisivi che seguono ,scheda dopo scheda , gli scrutini. Una vittoria fatta di voti perduti e conflitti interni in espansione ,vedi Bossi contro Fini .

Che abbiano vinto in parte è vero ,se facciamo la conta delle regioni la destra ottiene regioni prima della sinistra ,anche se poi la tornata termina sette a sei per la coalizione PD e IDV , con vari aiuti integrati regionalmente . Sinistra che perde quattro delle sue regioni , Campania ,Lazio ,Piemonte e Calabria. Regioni governate male , Campania e Calabria ,o governate troppo disomogeneamente privilegiano solo certe zone o centri urbani importanti ,lasciando la provincia alle proprie difficoltà ,come fatto in Piemonte e Lazio.

Provincia che è culturalmente terreno fertile per partiti tipicamente territoriali come è la Lega oggi , o i partiti di area comunista decenni fa e oggi scomparsi per colpa del loro burocratese inconcludente. Ma a livello nazionale il PD aumenta ,anche se di poco , passando dal 26,1% al 26,5% ;dicono che chi si accontenta gode. Certo che di terreno ne è stato recuperato suquel primo partito nazionale ,partito che punta tutto ,anche in queste regionali ,su Berlusconi ,che non si risparmia mai dal scendere in prima persona in campagna elettorale. Forse gli italiani iniziano a stancarsi di questo ciarlatano e gruppi come quello del popolo viola qualcosa hanno smosso nelle coscienze degli italiani.

Restando nella prima coalizione dell’opposizione, si noti il lieve calo del partito di Di Pietro , IDV, che passa dal 8% delle europee di un anno fa, al 7,2% di queste regionali ,forse qualcosa gli è stata rubacchiata dal movimento a cinque stelle ,propaggine di Beppe Grillo che ora ha dato un riferimento a quei suoi sostenitori che prima invece si gettavano su colui che politicamente più gli ricordava Grillo. Tutto sommato la sinistra tiene , stentando ancora a crescere ,colpa della sua pochezza politica.

Ora tocca ai fatti e alla sinistra metterli in campo ,mostrando la vera faccia di questo governo, con una opposizione meno Dalemiana e più Vendoliana. L’anti Berlusconismo di piazza sia lasciato ai movimenti popolari ,l’opposizione sia anti berlusconista nelle camere. Ora è il momento giusto ,dato che questa tornata politica avvierà , come descritto prima,un periodo cupo per questo governo ,accendendo maggiormente i dissensi interni fra le vaie fazioni .

Poco importa quindi che l’informazione in mano a Berlusconi difronte a un trambusto elettorale come questo esulti e celebri una vittoria storica ,che invece dati alla mano decreta una chiara perdita per la figura politica “Berlusconi” e il suo governo del fare.

(fonte dati www.repubblica.it)




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28 marzo 2010

Regionali: cala affluenza (35,4%)

Domani ultimo giorno di voto, seggi aperti dalle 7 alle 15

(ANSA) - ROMA, 28 MAR - Affluenza in calo nel primo giorno delle elezioni regionali ed amministrative. Alle 19 la percentuale si e' attestata intorno al 35,4%. In calo di poco meno di sette punti rispetto alle regionali del 2005. Alle ore 12 il calo era stato di tre punti rispetto alle precedenti consultazioni, con ben otto regioni su 13 in cui la percentuale dei votanti non aveva raggiunto il 10% degli aventi diritto. E domani sara' l'ultimo giorno di voto. I seggi saranno aperti dalle 7 fino alle 15.

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Internet & Giornalismo

VANGUARD TV

La terza puntata dello Speciale VANGUARD dedicato al Giornalismo d’Inchiesta Indipendente, si concentra sugli strumenti digitali che negli ultimi trent’anni hanno rivoluzionato il modo di lavorare dei giornalisti, anche investigativi: il computer e Internet.

Su questi temi, Cairola intervista tra gli altri la giornalista/economista Loretta Napoleoni, autrice di saggi best-seller come “Economia Canaglia” e “La Morsa”. mentre un esempio di inchiesta collaborativa che grazie alla Rete coinvolge anche migliaia di cittadini, esperti e giornalisti, è il lavoro del documentarista Niccolò Bruna, fondatore del social-network dedicato alle vittime dell’amianto.

Il tema del Computer Assisted Reporting (C.A.R.), ovvero l’uso di strumenti IT e di software per la ricerca e verifica di informazioni online e per l’analisi informatica di archivi dati, è approfondito con l’americana Jennifer La Fleur di ProPublica.org ed alcuni tra i pochi esperti di CAR in Italia, come Sofia Basso e Leonida Reitanto (presidente dell’Associazione Giornalismo Investigativo).

Lo spazio di questa puntata dedicato ai “Giornalisti d’inchiesta che fanno la differenza nel mondo” è dedicato a Wael Abbas, uno dei più importanti blogger egiziani, noto per aver rivelato violazioni dei diritti umani nelle carceri, a sua volta arrestato mentre si recava a portare la sua solidarietà alle famiglie dei cristiani uccisi in Egitto durante la notte del Natale ortodosso.



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Intervista a Marco Travaglio su censura e informazione indipendente

CURRENT TV

L'intervista esclusiva a Marco Travaglio, autore del libro "Ad Personam - Cosi' destra e sinistra hanno privatizzato la democrazia". Si parla anche di censura e di informazione indipendente.



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Mercedes, Emma: un voto contro la dispersione

Ecco come si esprimeranno attori, registi e intellettuali

di Beatrice Borromeo

Andranno ai seggi con le idee chiare, almeno sulla coalizione: registi, attori e intellettuali italiani voteranno centrosinistra. Qualche dubbio ancora sulle preferenze di lista: chi vuole rafforzare i "contenitori unitari" come il Pd, chi invece non ha ancora sciolto la riserva su quale partito della galassia che sta a sinistra mettere la croce. Perfino qualche rimpianto, per chi ha la partita facile, come ammette Paolo Virzì, che vota in Toscana. C'è chi, prendete Mario Monicelli, confessa di aver fiducia solo nei magistrati. Chi vive a Roma è felice di poter sostenere una donna come Emma Bonino. E pure Mercedes Bresso, per i piemontesi, è la carta migliore per arginare il leghista Roberto Cota.

Gad Lerner Un grande contenitore unitario: "Voto Partito Democratico in Piemonte, e quindi sostengo Mercedes Bresso. Sono anche coordinatore del Pd nel circolo della Valcerrina, dove risiedo. L’alternativa al centrodestra ha bisogno di un grande contenitore unitario".

Marco Revelli Voto Bresso, Cota mi spaventa: "Voto in Piemonte per Mercedes Bresso. Cota mi spaventa. Ma come lista sono molto incerto. Questa sinistra divisa è la prova di una dissennatezza totale. Stimo l’assessore uscente Artesio (Federazione della Sinistra), ma lei, non le logiche microidentitarie".

Marco Tullio Giordana Bonino, donna di grande esperienza: "Voto nel Lazio per Emma Bonino. Non c’è gara con la sua avversaria. È un voto laico, ma, al di là di questo, è un voto nei confronti di una donna straordinaria di grande esperienza e limpidezza. In tutta la sua avventura politica, molto lunga, ha sempre fatto bene".

Paolo Virzì Che peccato non poter votare Bonino! "Voto a Livorno per Enrico Rossi, candidato per la coalizione di centrosinistra. Ma un po’ mi dispiace: a Livorno non avremo problemi, invece avrei voluto votare nel Lazio, che è in bilico. Sostengo la Bonino, sarebbe una grandissima cosa se vincesse lei".

Monica Guerritore Autonomia e rispetto per gli altri. L’attrice, da sempre impegnata politicamente, non ha dubbi: "Voto nel Lazio per Emma Bonino. È una donna onesta e capace, ha dalla sua la forza dell’autonomia di pensiero, e il rispetto per gli altri. Lo testimonia la sua vita”.

Mario Monicelli Voto a Roma per l’Italia dei Valori Il Maestro, che nell’intervista di giovedì sera a "Raiperunanotte", non ha avuto dubbi sul come uscire dalla situazione politica, ha scelto: "Voterò a Roma per l’Italia dei Valori. I magistrati sono le uniche persone di cui ormai mi fido. Non voterei per nessun altro".

Da il Fatto Quotidiano del 28 marzo


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27 marzo 2010

OLTRE RAIPERUNANOTTE, OLTRE I "GURU", LA VERA LIBERTA' DI PENSIERO


Libertà di pensiero non è semplice libertà di ascoltare un "guru" mediatico. Libertà di pensiero è prima di tutto avere un pensiero proprio. Il modo per giungere alla giusta consapevolezza è l'indagine intellettuale approfondita, ipercritica e soprattutto libera da gabbie ideologiche.

Questa pagina è nata per mantenere viva la tensione democratica e creativa di Raiperunanotte ma, allo stesso tempo, per andare oltre. Oltre la mastodontica e pur sempre ancora lottizzata struttura Rai ed oltre i mastodontici giornalisti che la monopolizzano; si chiamino essi Marco Travaglio o Michele Santoro. La puntata dell'altra sera è stata un sospiro liberatorio di uno sterno collettivo schiacciato da arroganza e prepotenza ma, a mio avviso, è stata sfruttata solo fino ad un certo punto. L' esempio ed il n modus informandi esplosi a Genova, devono a tutti i costi essere riproposti anche a livello locale e diventare una filosofia di vita quotidiana.

Diffido da sempre di santoni e sciamani mediatici poiché, siano essi del sistema o dell'antisistema, di sicuro a muoverli sono e saranno sempre interessi e poteri ben precisi. Poteri che esistavano da prima di Berlusconi, che ne hanno permesso l'ascesa a nostra insaputa e che continueranno ad esistere anche dopo la caduta del tanto odiato Premier. Il mio sogno, fin da quando ho iniziato a fare questo spesso umiliato e sottovalutato lavoro, è sempre stato quello di creare un esercito di lettori consapevoli e critici verso tutto e tutti (in primis verso il sottoscritto).

Un tipo di fruitori delle informazioni che fossero dunque capaci di leggere, comprendere, analizzare, confutare ed infine scovare l'eventuale il trucco. Il principio è lo stesso dei governanti: giornalisti e scrittori sono lo specchio della società. Una società saccente, superficiale, cialtrona, egoista e narcisista eleggerà senza dubbio una tipologia di esperti mediatici che raccolgono nel loro modo di essere e svolgere la professione tutti queste enormi deformità dell'io. La pagina nasce dunque con l'intento di creare una coscienza collettiva che sia autonoma e libera sul serio; fino in fondo, fino all'estremo.

Libera dall'antiberlusconismo esasperato che vede l'acqua calda ma non scorge quella torbida. Molti mi hanno chiesto perché non mi firmo, perché non mi paleso...semplicemente perché non mi interessa; non ora, non in questa sede ed in questo preciso periodo iniziale. Voglio che la pagina sia un voi e non un "io che guida voi". Sono come la maschera di "V": tutti voi e nessuno di voi. Sono il vostro specchio, la vostra voglia di rivincita e la vostra tensione verso il nuovo. Posso solo farvi una promessa, dal profondo del cuore: fidatevi non di me ma di noi e nessuno potrà fermarci e nessuno di noi sarà mai più dipendente da un sistema o da un'antistema..perché il sistema saremo noi! Se questa nota vi piace, vi prego di diffonderla e condividerla ovunque potete. Vi prego di farla esplodere come la rabbia e la voglia di cambiamento concreto che avete dentro. GRAZIE

Fonte: http://www.facebook.com/pages/IL-DOPO-RAIPERUNANOTTE/112912532055604#!/note.php?note_id=103750096330611&id=112912532055604&ref=mf

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CARTOLINE DALLO ZIMBABWE

di Michele Polo

Tra il 14 e il 20 marzo, dunque in piena par condicio, il Pdl ha ricevuto una esposizione incomparabilmente più elevata rispetto alle altre formazioni politiche in tutti i telegiornali della Rai e di Mediaset. Poco spazio alla Lega, scampoli per i partiti dell'opposizione e praticamente assenti quelli minori. Al di là delle sanzioni comminate da Agcom, il problema è che oggi gran parte dei cittadini si formano una opinione sui fatti principali e l'operare della politica attraverso i mezzi di informazione. In Italia, con un ruolo preponderante della televisione.

Eccola qui la par condicio, secondo le rilevazioni dell’Autorità di garanzia per le Comunicazioni nella settimana dal 14 al 20 marzo 2010. Sono riportati nella tabella i dati relativi ai tempi di antenna dedicati alle principali formazioni politiche nelle edizioni principali dei più importanti telegiornali.

Tempi di antenna (%),Telegiornali (edizioni principali), settimana 14/3-20/3

L’AGCOM E LE SANZIONI

I dati, pur essendo oramai avvezzi a un costume informativo che, nelle parole dei protagonisti, ci avvicina allo Zimbabwe, fanno una certa impressione. Il Popolo delle Libertà riceve una esposizione incomparabilmente più elevata rispetto alle altre formazioni politiche in tutti i telegiornali della Rai e di Mediaset. L’altro alleato della coalizioni di centrodestra non ne esce bene, in particolare nelle reti del Biscione, mentre i partiti dell’opposizione devono accontentarsi degli scampoli. Per non parlare delle altre formazioni minori, che con l’eccezione del telegiornale de La7 risultano totalmente assenti. E questi dati sono riferiti solamente alle formazioni politiche, e non tengono quindi in considerazione l’ulteriore esposizione derivante dalle notizie relative al governo.

Per questo squilibrio l’Autorità di garanzia per le comunicazioni ha comminato una multa di 100mila euro ai due principali telegiornali, Tg1 e Tg5. Una sanzione non trascurabile che, con tempi di verifica tutto sommato accettabili, opera ex-post, laddove si ravveda un evidente squilibrio nel trattamento rispetto ai requisiti della par condicio. (1) Ma una sanzione che rischia di essere inefficace laddove gli operatori colpiti non abbiano al loro interno gli anticorpi e la volontà di aderire al richiamo dell’Autorità. E qui arriviamo al punto dolente che è emerso in tutta la sua evidenza nelle cronache delle ultime settimane.

Abbiamo letto di commissari dell’Autorità di controllo, lautamente stipendiati dai contribuenti per sorvegliare sull’equilibrio dei sistemi di informazioni, rivendicare quasi con orgoglio la propria appartenenza politica e il proprio operare funzionale a questo o quel partito. Abbiamo letto di un direttore di telegiornale che ribadisce, con il tono dell’uomo di mondo, il suo diritto a parlare con tutti, e che convoca nel proprio ufficio i giornalisti della testata perché firmino un attestato di solidarietà. E abbiamo letto di un presidente del Consiglio ossessionato da alcune trasmissioni e deciso a tacitarle una volta per tutte. In un tale collasso di qualunque rispetto dei ruoli, la par condicio non può fare molto, se non segnalare l’ultima infrazione delle regole in attesa di quella successiva.

DOVE SI FORMA L’OPINIONE

Alcuni commenti a un mio precedente pezzo criticavano gli argomenti proposti, sostenendo che dietro gli strumenti volti ad assicurare un equilibrio nell’informazione ci fosse un implicito giudizio quasi snobistico nei confronti degli elettori, giudicati come incapaci di giudizio e influenzabili. Il punto non è evidentemente questo. Oggi gran parte dei cittadini si formano una opinione sui fatti principali e sull’operare della politica non già attraverso una esperienza diretta e personale, ma mediante i mezzi di informazione. In Italia, con un ruolo preponderante della televisione. Non è quindi un problema di incapacità di giudizio, ma di informazioni a partire da cui il giudizio viene formato.

Quando osservammo nella primavera del 2008 le immagini dei cumuli di spazzatura per le vie di Napoli, non potemmo che giustamente concludere con un giudizio estremamente negativo delle amministrazioni del centrosinistra coinvolte, con evidenti riflessi sullo stesso governo nazionale guidato da Romano Prodi. Ma non siamo stati in grado di maturare una valutazione simile, questa volta nei confronti delle amministrazioni locali di centrodestra, nei mesi scorsi quando la spazzatura ha iniziato ad accumularsi per le vie di Catania e di Palermo senza apparire sui nostri schermi nei notiziari.

Quando nel 2007 i telegiornali principali hanno raddoppiato le notizie relative alla criminalità e alle minacce alla sicurezza personale dei cittadini, senza che vi fosse un sottostante fenomeno di recrudescenza dei delitti, hanno contribuito ad acuire la sensazione di pericolo presso la cittadinanza esposta a questo diluvio di notizie e hanno imposto all’agenda politica un tema su cui tradizionalmente le forze di centrosinistra scontano un handicap.

Ma nel clima avvelenato della discussione oggi in Italia pare quasi impossibile partire da un riconoscimento comune che il problema esiste e condiziona fortemente lo svolgimento del gioco democratico.

Fonte: http://www.lavoce.info/articoli/-informazione/pagina1001626.html


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Silvio Berlusconi a reti semi-unificate

di OSSERVATORIO TG ARTICOLO 21

A reti unificate, in quasi tutti i telegiornali, va in onda l’appello al voto del capo del governo. Tranne per il Tg3 ed il Tg La7, gli altri sei tg ospitano nei titoli e nell’apertura una lunga intervista al Premier, che lancia l’appello agli elettori per le regionali di domenica e lunedì. Per tutti gli altri leader dell’opposizione, ma anche per il leader della Lega Bossi, soltanto brevi dichiarazioni all’interno di alcuni titoli e nei servizi.

In tutti i telegiornali, invece, spazio alla vicenda pedofilia nella chiesa cattolica. Titolo e servizio di apertura per il Tg3, titoli e servizi per tutti gli altri, con i tg Mediaset che evidenziano l’attacco, giudicato ignobile, del quotidiano americano New York Times al Papa.

Poco risalto è stato dato nei titoli alla notizia dell’accordo raggiunto sul disarmo nucleare tra Stati Uniti e Russia. Soltanto Tg1 e Tg3 danno conto di un fatto che in altri periodi storici avrebbe avuto sicuramente l’apertura, mentre Studio Aperto, Tg5 e Tg2 dedicano titoli e servizi al maxisequestro, operato dalla guardia di finanza a Latina, di ventimila figurine Panini false.

Continua invece l’inchiesta del Tg4 sul mancato arrivo della primavera. Dopo aver raccontato, nei giorni scorsi, come questo fatto influisca negativamente sui rapporti sessuali e sulla fioritura delle piante, questa sera la parola è stata data all’esperto metereologo, che ha spiegato perché la primavera, quest’anno, è così tanto capricciosa.

Aspettiamo da questa inchiesta, nei prossimi giorni, ulteriori sviluppi.

Fonte: http://www.articolo21.org/847/notizia/silvio-berlusconi-a-reti-semiunificate.html


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La 'ndrangheta e i voti della candidata Idv


Genova, cena elettorale della Damonte: a volantinare Garcea, pregiudicato e legato al clan Macrì

di Sandra Amurri

A testimoniare la cena elettorale per la candidata dell’Italia dei Valori-Lista Di Pietro alle regionali in Liguria Cinzia Damonte, organizzata da Onofrio Garcea, legato alla famiglia della ‘ndrangheta Macrì, 60 anni, originario di Vibo Valentia, già condannato per droga e sotto processo per traffico di stupefacenti con la Turchia, ci sono le foto. Foto scattate dagli attivisti della Casa della Legalità di Genova che informati da una telefonata di uno degli invitati hanno prenotato un tavolo alla pizzeria "da Gerry" a Voltri. Pizzeria dove vi erano circa 60 persone, tra cui molti calabresi, ai quali Garcea presentava la candidata dell'Idv nella coalizione di Claudio Burlando (Pd).

Distribuiva il fac-simile della scheda elettorale con l'indicazione di voto per l'Idv e la Damonte, mentre la candidata ringraziava, stringendo mani e consegnando i suoi santini elettorali. La candidata Damonte da noi raggiunta al telefono senza battere ciglio, ha risposto: "Ho fatto molte cene, incontro molte persone, stringo molte mani ma non chiedo il loro certificato penale". Non crede che sia diverso da una cena organizzata per lei da uno legato a una famiglia di ‘ndrangheta?: "Deve parlare con il mio comitato elettorale, con il mio mandatario e se desidera farmi ancora domande mi invii una e-mail perché io non so chi sia lei" risponde irritata e riattacca.

Una candidata diffidente con i giornalisti ma non con chi è in odore di mafia e che dice di non conoscere come tutti finché non vengono scoperti nonostante ricoprano ruoli istituzionali. Il mandatario della Damonte, Enrico Zerbo si difende senza però voler dire chi ha organizzato la cena: "Il nome di quel signore non mi dice nulla. No, non sono in grado né di confermare né di smentire che fosse presente. Sarà stato uno dei tanti". Ma Garcea, titolare con i figli di diverse attività commerciali non era un invitato ma colui che aveva invitato i presenti. E che sia uno legato alla criminalità organizzata calabrese a Genova è un fatto noto.

Più volte arrestato, già finito nel rapporto della Guardia di Finanza per il filone d’inchiesta sul voto di scambio in cui, come scrivono gli attivisti de La Casa della Legalità "venne accertato che i rapporti tra gli esponenti della 'ndrangheta e la politica vedevano come punto di contatto Salvatore Ottavio Cosma divenuto nel frattempo responsabile regionale dipartimenti tematici dell'Italia dei Valori" in Liguria: "Le indagini tecniche hanno consentito di accertare che Cosma Salvatore fosse effettivamente in contatto con esponenti della malavita ed in particolare con Mamone Gino, Stefanelli Vincenzo, Malatesti Piero e Garcea Onofrio".

E dalle intercettazioni della Guardia di Finanza ordinate dal pm Francesco Pinto nel 2007 emerge che Garcea è sempre stato interessato alla politica. Allora il suo "preferito" era il leader dell’Udeur il ministro della Giustizia Clemente Mastella. Ma la Damonte, assessore all’urbanistica nel comune di Arenzano della giunta Gambino dal 2006, non sa nulla dei rapporti della Guardia di Finanza e delle intercettazioni che riguardano proprio il sindaco Pd che l’ha nominata e un funzionario del comune e tutta la rete degli imprenditori edili della famiglia mafiosa Mamone.

Il sindaco Gambino è coinvolto con un funzionario comunale Giampiero Lazzarini in quanto avrebbe operato con Mamone, anche lui ritenuto legato a famiglie mafiose e titolare della GE.Co, impresa di bonifiche e dell’immobiliare Sviluppo Peal, come indicata dalla DIA fin dal 2002 per rilevare l’area e gli impianti della ex fabbrica Stoppani. Gino Mamone chiama il sindaco affinché sostenga il suo progetto e il sindaco risponde: "Torno proprio ora da una riunione per spianarti la strada".

Poi da un altro telefono chiama il funzionario che definisce "firma-tutto" e gli dice che bisogna fare questa cosa con i Mamone. Ma la Damonte non sa nulla nonostante siano notizie pubblicate da Il Secolo XIX e oggetto di discussione anche in consiglio comunale. Indagine in cui ricorreva spesso il nome di Garcea assieme a quello di un dirigente del suo stesso partito l’Idv. Non sono troppe le cose che sfuggono all’attenzione dell’assessore candidata?

Ma chi è Cinzia Damonte? Trentasei anni, due figli, laureata, funzionario dell'Agenzia delle Entrate da cui è stata sospesa in via cautelativa a causa di un’ indagine interna. Prima di approdare all'Idv era nei Ds poi a Sel da dove è subito uscita a seguito dell’espulsione di un suo caro amico Paolo Masi, portavoce del sindaco Gambino (Pd) a seguito della scoperta della sua vera identità: Masi era in realtà Pasquale Esposito, campano, arrestato e condannato per traffico di armi. Burlando, come ci dice il suo portavoce, è impegnato in campagna elettorale. Mentre voce attendibili dicono che l’Idv discuterà del caso Damonte martedì. A urne chiuse.

Da il Fatto Quotidiano del 26 marzo


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26 marzo 2010

Osservatorio Tg. I consumi sono diminuiti. Lo dice l’Istat. Ma solo il Tg3 e La7 ne parlano

di OSSERVATORIO TG ARTICOLO 21

Il conto alla rovescia sta per terminare. Tra tre giorni si vota e tutti i telegiornali aprono le loro edizioni con le ultime schermaglie di campagna elettorale. Berlusconi, Bersani, Di Pietro Casini e i loro comizi di chiusura. Anche Studio Aperto. L’ eccentrico tg di Mediaset infatti mette il consueto gossip in seconda battuta e dedica l’apertura alle elezioni. Un Tg1, equilibrato, chiude l’edizione delle 20 comunicando di aver ricevuto la multa dall’Agcom. Anche la rivelazione del NY Times sullo scandalo pedofilia che ha coinvolto la Chiesa occupa grande spazio. Spazio soprattutto alle repliche della Santa sede.

I consumi sono diminuiti. Lo dice l’Istat. Ma solo il Tg3 e La7 ne parlano. Stessa sparuta accoppiata per la notizia sulla cassa integrazione che sta per colpire Mirafiori. Ma forse finché il colpo non è inferto definitivamente non serve parlarne.

Il governo vara interventi per lo sviluppo, Tg5 e Studio Aperto lo ricordano con la consueta puntualità. Ci pensa il tg4 ad alleggerire l’informazione politica. Il telegiornale di Fede spiega ch la primavera è in ritardo e si domanda: come inciderà sui rapporti sessuali? La conclusione del tg4 rassicura tutti noi: vivremo fino 120 anni! Decenni e decenni di informazione, che auspichiamo libera. Questo lo aggiungiamo noi nella giornata in cui il bavaglio dell’informazione si sposta in piazza. A proposito, ne ha parlato solo il Tg3.

Fonte: http://www.articolo21.org/837/notizia/osservatorio-tg-i-consumi-sono-diminuiti-lo-dice.html


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25 marzo 2010

COME USCIRE DAL DUALISMO DEL MERCATO DEL LAVORO

di Tito Boeri

Sono più di ottocentomila i posti di lavoro distrutti nel nostro paese dall'inizio della recessione a oggi. A cui vanno aggiunti i lavoratori in cassa integrazione. Il quadro potrebbe poi peggiorare nei prossimi mesi. E per riassorbire tutte queste persone in esubero servirebbe una crescita sostenuta. Il problema è il dualismo del mercato del lavoro italiano. Una via di uscita l'abbiamo proposta ed è ora diventata un disegno di legge, che il governo non sembra intenzionato a prendere in considerazione. Senza peraltro contrapporre alcuna alternativa.

802.128. Sono i posti di lavoro distrutti dall’inizio della recessione (secondo trimestre del 2008) alla fine del 2009 fra i lavoratori italiani (le statistiche sugli immigrati risentono delle regolarizzazione e per questo sono meno attendibili). Secondo le rilevazioni dell’Istat sulle forze di lavoro ci sarebbero poi i 334mila lavoratori in cassa integrazione, molti dei quali a zero ore. Se si divide il numero totale di ore di cassa integrazione per il numero medio di ore lavorate da un occupato a tempo pieno, si può stimare il potenziale numero di lavoratori a tempo pieno in esubero in circa 650mila. Se al posto di ridurre le ore di lavoro beneficiando di contributi dello Stato e delle Regioni, i datori di lavoro licenziassero questi lavoratori, il tasso di disoccupazione dall’8,6 per cento certificato dall’Istat salirebbe all’11 per cento (si veda il grafico qui sotto).



IL DUALISMO DEL MERCATO DEL LAVORO

Il governo continua a ripetere che il nostro mercato del lavoro ha reagito meglio che in altri paesi alla recessione. Vero che da noi la disoccupazione è cresciuta di meno (dal 6,1 all’8,6 per cento) che in altri paesi che pure hanno vissuto recessioni meno forti della nostra. Ma la disoccupazione in Italia è sempre stata meno sensibile al ciclo economico che altrove. Il suo andamento nel nostro paese sin qui è semmai lievemente superiore a quello che ci si sarebbe potuto attendere alla luce dell’esperienza passata.

Più precisamente, è leggermente superiore alle previsioni che si ottengono a partire da stime della cosiddetta legge di Okun nei venti anni precedenti la recessione. Queste stime ci dicono anche che l’emorragia di posti di lavoro potrebbe continuare fino all’estate del 2010 (il ritardo fra l’inversione di tendenza nel prodotto e nella disoccupazione è di circa 2-3 trimestri). E non c’è bisogno di stime per capire che per riassorbire le persone in esubero ci vuole una crescita sostenuta anziché un’economia boccheggiante, che cresce a tasso zero.

Ciò che ha reso così pesante finora il conto è il crescente dualismo del nostro mercato del lavoro. Il numero di posti di lavoro con contratti a tempo indeterminato è addirittura leggermente cresciuto dall’inizio della recessione, mentre i posti di lavoro a tempo determinato sono diminuiti dell’11 per cento. Tra le maglie del parasubordinato le perdite sono state ancora più forti: -16 per cento i collaboratori coordinati a progetto, quasi uno su cinque ha perso il lavoro.
Nei prossimi mesi potremmo assistere paradossalmente a un incremento della quota di contratti temporanei in Italia e a una riduzione dei contratti a tempo indeterminato. Questo potrebbe avvenire perché nella grande incertezza che ci circonda, le imprese che assumono lo fanno solo con contratti temporanei. Inoltre, anche di proroga in proroga, la cassa integrazione non può continuare all’infinito. Quindi avremo anche lavoratori con contratti a tempo indeterminato che finiranno in disoccupazione.

Ci vuole una via d’uscita dal dualismo e dalla cassa integrazione in deroga. Da tempo abbiamo avanzato le nostre proposte. Adesso hanno anche la forma di un disegno di legge. Ve lo illustreremo in dettaglio nei prossimi giorni perché è una riforma nata su lavoce.info. Il governo non sembra però intenzionato a prenderla in considerazione. Ci basterebbe che avesse idee alternative alla nostra. Purtroppo, di queste proposte alternative sin qui non c'è traccia alcuna.

Fonte: http://www.lavoce.info/articoli/-lavoro/pagina1001623.html

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Rai-Agcom: Berlusconi indagato a Roma

Come a Trani, minacce e concussione i reati ipotizzati dai magistrati di Piazzale Clodio

ROMA - Il nome del presidente del consiglio Silvio Berlusconi è stato iscritto oggi nel registro degli indagati della procura di Roma nell'ambito dell'inchiesta sulle presunte pressioni che sarebbero state esercitate per sospendere il programma "Annozero". Minacce e concussione i reati configurati a piazzale Clodio, gli stessi già ipotizzati dai magistrati di Trani.

L'iscrizione e' stata decisa stamattina al termine di una riunione tenutasi nell'ufficio del procuratore Giovanni Ferrara alla presenza dell'aggiunto Alberto Caperna e dei sostituti Caterina Caputo e Roberto Felici. Gli inquirenti hanno deciso di procedere per le stesse ipotesi di reato formulate a Trani dopo aver preso visione degli atti, circa mille pagine, arrivati ieri, per competenza territoriale, dalla magistratura del comune pugliese. Le presunte pressioni sarebbero state esercitate dal premier nei confronti del commissario Agcom Giancarlo Innocenzi. Entro 15 giorni gli inquirenti romani dovranno trasmettere il carteggio al tribunale dei ministri con le richieste o di archiviazione del procedimento o di approfondimento della vicenda con l'esecuzione di atti istruttori.

Il collegio competente per i reati ministeriali, organo che esercita la funzione di inquirente, dovra', entro 90 giorni dal ricevimento del fascicolo, restituire lo stesso alla procura, a meno che non intervenga archiviazione, per le richieste conclusive. Queste, alla luce dell'attivita' svolta dal tribunale, potranno essere di archiviazione o di rinvio a giudizio dell'indagato.

Fonte: http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/politica/2010/03/25/visualizza_new.html_1736742605.html

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VAF {valutazioni a freddo}

di Raiperunanotte.it

L’onorevole Giorgio Stracquadanio del Pdl si stupisce che Fastweb sia uno degli sponsor di Raiperunanotte e che Annozero non si sia occupata dello scandalo che ha interessato l’ex amministratore di Fastweb, Silvio Scaglia. Peccato che ci abbiano chiuso dopo la puntata del 25 febbraio e che lo scandalo sia esploso il giorno prima. Vorremmo inoltre segnalare all’onorevole Stracquadanio che Fastweb, azienda quotata in borsa, fa pubblicità da tutte le parti, compresa Mediaset. Allora aspettiamo che lui faccia una interrogazione perché Fastweb ritiri la sua pubblicità da Mediaset. Ma gli consigliamo di rifugiarsi all’estero per evitare la reazione del suo Presidente.

Fonte: http://www.raiperunanotte.it/index.php?option=com_content&view=section&layout=blog&id=2&Itemid=12



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380mila posti persi nel 2009, Mediaset va bene. La crisi si vede e non si vede, a seconda dei Tg

di OSSERVATORIO TG DI ARTICOLO 21

I TITOLI DEL 24 MARZO - I 380.000 posti di lavoro persi nel corso del 2009, non trovano molto spazio nei titoli e nei servizi di questa sera; il Tg 3 apre la sua edizioni sui dati della disoccupazione, accoppiandoli al “giallo” del piano Fiat, con le migliaia di esuberi ipotizzati; anche il tg La 7 fa questo abbinamento. Le indiscrezioni sulla Fiat, accompagnate o precedute dalla smentita del Lingotto, sono presenti in quasi tutti i tg.

Il tg 5 parla del 2009 come di un anno difficile, ma felicemente superato da Mediaset, come si evince da una intervista a Pier Silvio Berlusconi; analogo servizio è presentato da Studio Aperto. Il tg 1 intervista il Ministro Scajola che parla del decreto sviluppo e della situazione italiana, migliore di quella molti altri paesi. A 48 ore dalla fine della campagna elettorale, Berlusconi è presente in tutti i tg, con le dirette dal comizio di questa sera, da Bari. Sul tg 1 replica Bersani . Ritornano i temi della polemica contro magistrati e sinistra.

Solo il tg La 7 ed il tg 1 hanno tra i titoli il gelo tra Washington e Israele. Il Tg 1 ci presenta, nei titoli, la nonna più giovane d’Europa, una napoletana di 29 anni, e dispensa consigli su giardini e i terrazzi fioriti nell’incipiente primavera. Quasi tutti i tg chiudono le edizioni con gli auguri a Mina per il suo settantesimo compleanno.

Fonte: http://www.articolo21.org/829/notizia/380mila-posti-persi-nel-2009-mediaset-va-bene-la.html


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Il Giornale è su Facebook, quella “diavoleria”. Che ora deve imparare a difendere.

di Fabio Chiusi


Guarda chi si vede su Facebook: da oggi anche il Giornale ha finalmente una propria pagina sul popolare social network. Scaduto, dunque, il “conto alla rovescia” che aveva tenuto col fiato sospeso i lettori del quotidiano di Feltri. Che potranno usufruire del “luogo di libertà” creato da Mark Zuckerberg per dialogare con la redazione. Del resto, “I cosiddetti “social network” sono ormai un’abitudine quotidiana, si controlla la propria pagina come si beve il caffè e si legge il giornale. È un modo per tenersi in contatto con gli amici ma anche per scambiare opinioni e informazioni”. Meglio tardi che mai: benvenuti nel presente.

E io che, leggendo il Giornale, pensavo Facebook fosse un “passatempo tendenzialmente inutile” (Giuseppe Marino), una “diavoleria“, “quella roba lì” – “fancu, faisbuk, face book o come cavolo si chiama” (Massimiliano Lussana). Che fosse buono solo a fare la “mitopoiesi di Tartaglia“, diffondere gli insani propositi degli “amici di Spatuzza” o la nullità (politica) che si cela sotto la frangetta di Debora Serracchiani. Insomma, un mezzo che conduce “là dove ti porta Facebook” (Guido Mattioni). Dovunque sia, non alla realtà.

Nonostante sia “solo una moda”, Facebook è radicato abbastanza da costituire un “particolare inquietante” nel suicidio di un diciassettenne, il cui unico legame con il social network era – giova ricordarlo – l’iscrizione a una pagina chiamata “Hai mai pensato di farla finita?”. Il quotidiano di via Negri non ha dubbi: “lo scrive su Facebook e poi si toglie la vita”. Un mezzo minaccioso quanto basta da rendere le parole del presidente del Senato Schifani (“Facebook è più pericoloso dei gruppi extraparlamentari degli anni ‘70″) “condivisibili nella loro ovvietà“. Un vero e proprio “mito della sinistra telematica” (Alessandro Gnocchi).

Alcuni lettori condividono le preoccupazioni della redazione. Chissà che potrà dire sulla pagina Facebook de Il Giornale, ad esempio, Eraldo Ciangherotti, secondo cui “i pazzi si sono rifugiati nella Rete“: “i Servizi segreti dovrebbero – scrive il 15 dicembre 2009 – schedare tutti i nominativi degli iscritti e aderenti a questi gruppi online, per trasferirli immediatamente alle Asl e ai Centri di Igiene mentale“. Conclusione? “Meglio censire queste persone e sorvegliarle a vista, piuttosto che avere altri Tartaglia pronti ad esplodere ad orologeria”. Spero abbia modo di ricredersi, frequentando la bacheca del quotidiano. Che al momento preferisce ricorrere al ban di chi “in maniera ripetuta e offensiva” insulta gli amministratori e i fan della pagina.

Non resta che augurarsi che l’iniziativa de il Giornale abbia successo. E che da questa esperienza la testata ricavi l’importanza di difendere lo spazio che, da oggi, anch’essa occupa. Manifestiamo insieme, dunque, per la libertà della Rete. Potrebbe essere un primo, significativo segnale per dimostrare che anche il quotidiano di Feltri reputa internet un luogo di dialogo, prima che di aggressione. E che il passato è, finalmente, passato.

Fonte: http://ilnichilista.wordpress.com/2010/03/25/il-giornale-e-su-facebook-quella-diavoleria-che-ora-deve-imparare-a-difendere/

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24 marzo 2010

Hearth Hour. Il 27 marzo luci spente contro i gas serra

di Raffaele Urselli

ROMA - Il 27 Marzo, per il quarto anno consecutivo, luci e interruttori di tutto il pianeta si spegneranno per un’ora dalle 20.30 alle 21.30. L’iniziativa, nata in Australia nel 2007, ha principalmente due obbiettivi : ridurre il più diffuso dei gas serra, il biossido di carbonio, e ridurre la superilluminazione che ci impedisce di ammirare la volta celeste in tutta la sua bellezza, ormai completamente ingoiata dalle luci delle metropoli, centri commerciali a cielo aperto modello Las Vegas.

L’iniziativa riprende l’ “heart day” nato nel 1970 per mano di un movimento universitario ed ecologista, a partire dal quale ha cominciato a svilupparsi una campagna di sensibilizzazione denominata dagli organizzatori “Green generation Campaign”, con l’obiettivo di proporre un futuro basato sulle energie rinnovabili e sul concetto di “economia verde”. A partire da quel momento i potenti del mondo cominciarono a far finta di preoccuparsi del tema, che dopo l’oblio in cui era caduto nei bui anni Ottanta, ritornò alle cronache negli anni Novanta con la Conferenza di Rio, passando per Tokyo per arrivare al recente vertice di Copenaghen, storico flop della storia della cooperazione internazionale ed espressione massima di disinteresse e strafottenza per il futuro, il nostro.

Promossa in principio da WWF Australia e dal Sydney morning Herald, dopo il successo del primo anno (due milioni di partecipanti), nel primo anniversario del 2008 l’iniziativa si è subito diffusa in tutto il mondo: a parteciparvi sono sia i singoli cittadini che aziende, comuni enti locali città e via dicendo, in tutto 35 nazioni e più di 200 milioni di persone : a Roma fu spento il Colosseo. Questa è la risposta di una cittadinanza attiva mondiale che stanca del completo disinteresse(se non della negligenza) di chi ci governa, si adopera, si organizza: sensibilizza.

L’anno scorso all’iniziativa hanno partecipato 88 nazioni e più di 4000 città, persino l’onu e i suoi quartier generali a New York hanno spento i contatori. Secondo EnergyAustralia il consumo è diminuito di poco più del 10%. Questo dato è stato contestato da uno studente dell’università di Chicago, David Salomon, che valutando tutti i fattori potenziali in gioco nel calcolo del risparmio energetico, ne ha stimato il valore pari allo zero. Ma qui la critica è naturale che non sia rivolta al fine dell’evento, già esposto in precedenza, quanto alla strumentalizzazione che i governi ne fanno per lavarsi la coscienza.

Rimane quindi valido l’evento, se non per i risultati quantomeno per la larga e crescente adesione che questo tipo di iniziative stanno trovando spazio nella nella società civile. Quindi appuntamento a sabato pronti a spegnere l’interruttore, cercando però di accompagnare a quest’evento un risparmio etico dei consumi domestici, senza aspettare ogni anno il 27 Marzo.

Fonte: http://www.dazebao.org/news/index.php?option=com_content&view=article&id=9309:hearth-hour-il-27-marzo-luci-spente-contro-i-gas-serra&catid=55:ambiente&Itemid=173

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