30 aprile 2010

Scajola resiste ma non spiega gli assegni

Berlusconi vuole che resti al suo posto, il Pd domanda che chiarisca in Senato mentre l'Idv invoca le dimissioni

di Antonio Massari

Mentre nella Procura dì Perugia proseguono gli interrogatori, il governo si stringe intorno a Claudio Scajola e l’opposizione chiede chiarimenti e dimissioni. Al centro della vicenda, l’acquisto da parte del ministro della casa con vista sul Colosseo, sul quale non tornano diversi conti: almeno a giudicare dai particolari forniti dall’architetto Angelo Zampolini.

Chi s’adoperò per la ricerca dell’appartamento poi acquistato dal ministro? Secondo l’architetto fu Diego Anemone a fornire il primo impulso alla vicenda. Zampolini aveva lavorato con Anemone - agli arresti per l’inchiesta sugli appalti della Protezione civile – nella progettazione al circolo Salaria Village: l’imprenditore gli chiese di cercare per Scajola un appartamento di lusso. Zampolini spiega che riuscì a individuarne uno, in zona Gianicolo, ma la proposta non raccolse il gradimento del ministro. Continuò a cercare finché Anemone, però, non gli annunciò di fermarsi: la casa per Scajola era stata trovata. Primo piano, vista Colosseo. A metterlo in vendita c’erano le sorelle Beatrice e Barbara Papa. Fin qui, secondo la versione di Zampolini, la ricerca dell’appartamento.

Seconda fase: l’acquisto. Il prezzo reale lo raccontano, agli inquirenti, proprio le venditrici: 1,7 milioni di euro. Ma chi dispone il pagamento e quanto paga, realmente, Scajola? Come aveva già fatto pochi mesi prima per un altro acquisto - la casa dei figli del generale Francesco Pittorru, membro dell’Aisi, in via Merulana – è proprio Zampolini a predisporre gli assegni: quelli che avrebbero coperto la parte in nero. Negli uffici del ministero di via della Mercede, infatti, quando il notaio Gianluca Napoleone verga l’atto, le parti dichiarano di vendere i 9,5 vani catastali a soli 610 mila euro.

All’apparenza i conti tornano: Scajola dichiara di pagare con un mutuo di 700 mila euro acceso con il Banco di Napoli. Ma il restante milione di euro? Ci pensa Zampolini: su incarico di Anemone, che gli fornisce i contanti, per creare la provvista sul proprio conto. L’architetto prepara così 80 assegni per 900 mila euro. Poi li consegna a Scajola. Che li consegna alle sorelle Papa. Zampolini presenzia l’atto, ma solo per dare gli assegni circolari al ministro, spiega nella sua versione. Sugli assegni - intestati alle sorelle - non compaiono né Zampolini (titolare del conto) né Anemone (creatore della provvista): i titoli sembrano, a prima vista, provenire dal ministro, che infatti glieli consegna, quaranta assegni per ciascuna. Scajola non risulta indagato, ma potrebbe, anzi dovrebbe fornire la propria versione dei fatti.

Per allontanare ogni dubbio. Invece non parla. Se non per lamentarsi: "Non mi lascio intimidire. Contro di me e la mia famiglia una violenza senza precedenti". Berlusconi offre immediatamente il suo scudo: "Non ti preoccupare, finirà tutto in una bolla di sapone, sono accuse inconsistenti" gli avrebbe assicurato il Cavaliere dopo un faccia a faccia a Palazzo Chigi. A ruota seguono Fabrizio Cicchitto, Ignazio La Russa, Maurizio Gasparri e Sandro Bondi. I finiani restano in silenzio, non sembra per caso.

Si fa sentire, invece, il leader dell’Idv Antonio Di Pietro: "Dopo le vicende del sottosegretario Cosentino, per il quale era stato richiesto persino l’arresto, e di un presidente del Consiglio, acclarato corruttore di testimoni giudiziari che ogni giorno si fa una legge per non farsi processare, adesso scopriamo che c'é un ministro della Repubblica che avrebbe ricevuto assegni nell’esercizio delle sue funzioni per comprare immobili con modalità non lecite. Riteniamo che Scajola debba rassegnare immediatamente le dimissioni affinché, da una parte, possa difendersi nelle sedi competenti, e dall’altra possa evitare di mettere in imbarazzo le istituzioni che rappresenta".

Interviene anche il Pd. Anna Finocchiaro scrive al presidente del Senato Schifani, chiedendogli di invitare Scajola a chiarire la vicenda in aula.

Da il Fatto Quotidiano del 30 aprile

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Bocchino si inabissa nei tg Mediaset; l’alligatore di Caserta affiora invece nel Tg 1. Scajola? Tracce.

di OSSERVATORIO TG DI ARTICOLO 21

I TITOLI DEL 29 APRILE 2010 - Diciamolo subito: quando il magma della politica italiana scorre veloce perché alimentato da grosse eruzioni, i telegiornali iniziano ad avere problemi. E l’impressione che se ne ricava è quella di evitare di essere travolti dalla lava. Ci chiediamo: se un ministro del governo risulta coinvolto in un vicenda di assegni forse provenienti da una tangente è il caso o no fare un’inchiesta? E se un esponente della maggioranza si dimette da vice capogruppo alla Camera in aperta polemica con il Presidente del Consiglio è giusto o no dare la notizia?

I riferimenti sono alla vicenda del Ministro Scajola ed a quella del parlamentare Italo Bocchino vicino al Presidente della Camera Fini. I due fatti saranno al centro della nostra analisi di oggi, perché abbiamo riscontrato alcune anomalie nelle impaginazioni dei telegiornali. Vi sono infatti forti differenze sul trattamento a loro riservato tra i Tg delle tv private e quelli Rai. La notizia che riguarda il ministro Scajola non viene riportata da Studio Aperto e Tg4. Tg5 e Tg La7 la trattano leggendo in studio solo le dichiarazioni dello stesso ministro, senza ricostruirne i fatti. Diverso il lavoro svolto dai Tg Rai.

La notizia è nei titoli del Tg3 con servizio all’interno, mentre Tg1 e Tg2 se ne occupano con filmati che ricostruiscono tutta la vicenda in maniera equilibrata. Per quel che riguarda l’onorevole Bocchino la notizia delle sue dimissioni scompare inspiegabilmente dai Tg Mediaset , mentre è il primo titolo per il Tg3, secondo per il Tg2, servizio all’interno per il Tg1. Approfondiremo questo modo alquanto strano di trattare questioni che interessano la politica italiana nello spazio commento, con Vittorio Roidi grande conoscitore del giornalismo italiano e autore di numerosi saggi sulla comunicazione.

Per quel che riguarda le altre notizie, tutte le testate si occupano della chiazza di greggio che minaccia le coste della Louisiana e della crisi finanziaria che ha colpito Grecia, Spagna e Portogallo.

Ed infine attenzione. Il Tg1 ci segnala che non è ancora stato trovato il coccodrillo che si aggirerebbe nei pressi di un lago artificiale vicino Caserta. La notizia non è nuova. Ma siamo sicuri che da domani inizierà per i nostri Tg un’appassionante caccia all’alligatore.

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Marea nera sulle coste. Obama ordina inchiesta

Il governatore della Florida ha decretato lo stato d'emergenza. Bp: conto per disastro sarà nostro

NEW YORK - Il presidente americano Barack Obama ha ordinato un'inchiesta che vada a fondo sull'incidente alla Deepwater Horizon e si aspetta di vederne i risultati entro 30 giorni. Lo ha detto lo stesso presidente alla Casa Bianca.

L'industria del petrolio è importante per la sicurezza energetica degli Usa ma le trivellazioni offshore vanno fatte "in modo responsabile".

"Continuo ritenere che le trivellazioni petrolifere siano importante per la sicurezzza energetica degli Stati Unitì, ha detto Obama parlando ai giornalisti, ma devono esser fatte "responsabilmente". Obama ha mandato ispettori sulle piattaforme petrolifere offshore per verificarne le condizioni di sicurezza mentre la sua amministrazione ha congelato l'avvio di nuove esplorazioni fino a che non ci sarà la certezza che possono essere condotte in modo sicuro.

FLORIDA DICHIARA STATO D'EMERGENZA - Il governatore della Florida Charlie Christ ha decretato lo stato di emergenza nelle contee della costa per l'arrivo della marea nera.

BP: IL CONTO È NOSTRO - Il conto per il disastro causato dall'incidente alla piattaforma petrolifera Deepwater Horizon nel Golfo del Messico sarà a carico della Bp: lo ha detto un portavoce dell'azienda, Nigel Chapman, interpellato dalla Bbc. "Il conto è nostro - ha spiegato - Tutte le risorse dell'azienda sono concentrate su questo evento, perché venga gestito rapidamente. Abbiamo squadre di tecnici al lavoro, equipaggiamento in quantità. Il fine principale, al momento, è proteggere l'ambiente". Negli ultimi anni la BP è stata coinvolta in diversi incidenti e controversie, e ha dovuto pagare spese ingenti di risarcimento, nonché multe (solo l'anno scorso 2 milioni di dollari per equipaggiamento non a norma in campi petroliferi lungo il North Slope, in Alaska). Ma secondo gli esperti - che non indicano cifre - il conto potrebbe essere assai più salato, questa volta: oltre alle spese di pulizia, che già ora ammontano a 6 milioni al giorno, Bp potrebbe dover affrontare multe e costi per garantire una maggior sicurezza delle piattaforme che gestisce nel Golfo del Messico. Poi ci saranno i costi legali: sono già scattate due azioni legali legate all'esplosione della Horizon e i possibili danni all'industria per la pesca dei gamberi.

Onda dopo onda la marea nera della Bp è arrivata a lambire le coste della Louisiana: i primi tentacoli di petrolio, le propaggini avanzate della gigantesca macchia di greggio fuoriuscita da un pozzo sottomarino del colosso britannico dell'energia, sono state avvistate al tramonto di ieri sulle coste del Delta del Mississippi in Louisiana.

La perdita dopo l'incidente della Deepwater Horizon si era rivelata ieri cinque volte più grave di quanto inizialmente previsto, con conseguenze che potrebbero eguagliare o superare quelle del disastro Exxon Valdez del 1989. Il presidente Barack Obama, costantemente informato, ha chiamato i governatori delle aree costiere a rischio: oltre alla Lousiana, il Texas, l'Alabama, il Mississippi, la Florida. I pescatori del Delta hanno passato ieri e stanotte a raccogliere gamberi prima che l'onda viscosa rosso-arancio del greggio li intrappolasse e li uccidesse tutti.

La marea nera potrebbe diventare il peggior disastro ambientale in decenni per gli Stati Uniti: a rischio sono centinaia di specie di pesci, uccelli e altre forme di vita di un ecosistema particolarmente fragile e già sottoposto a traumi al passaggio dell'uragano Katrina. A New Orleans, la città devastata dal ciclone del 2005, ieri l'aria era diventata pesante per i vapori acri del greggio: sono stati effettuati test per verificare le denunce dei residenti che hanno intasati i centralini comunali e della protezione civile.

Il ministro della Sicurezza Interna Janet Napolitano e la collega dell'Epa Lisa Jackson oggi raggiungono il ministro dell'Interno Ken Salazar che è già sul posto. Per la casa Bianca, commenta oggi il Washington Post, la marea nera presneta un problema non solo ambientale ma anche politico: il presidente solo qualche settimana fa aveva dato vita a un impopolare, tra gli ambientalisti, programma di trivellazioni offshore. Le preoccupazioni dei verdi si sono i questi ultimi giorni rivelate fondate.

Obama ha promesso ai governatori ogni risorsa disponibile, Bobby Jindal, della Louisiana, ha chiesto fondi per mobilitare 6.000 uomini della Guardia Nazionale. Tocca a Bp, le cui azioni hanno perso ieri l'8 per cento sui mercati, in prima battuta contenere il disastro, ma ora che la marea nera ha toccato terra, le risorse private non bastano.

CASA BIANCA: STOP A NUOVE TRIVELLAZIONI - La Casa Bianca ha annunciato lo stop alle trivellazioni petrolifere in nuove aree fino a che non verra' verificata la causa che ha determinato la fuoriuscita di greggio nel Golfo del Messico.

Il consigliere della Casa Bianca David Axelrod ha annunciato il cambio di rotta alla Abc: ''Non e' stata autorizzata ne' sara' autorizzata nessuna nuova trivellazione finche' non scopriamo quel che e' successo e se e' successo qualcosa di unico e di prevenibile', ha detto Axelrod a Good Morning America.

Axelrod e' stato categorico: ''Nessuna trivellazione in nuove aree andra' avanti finche' non sara' stata fatta una revisione adeguata di quel che e' successo alla Deepwater Horizon e quel che e' proposto altrove''. Osteggiato dagli ambientalisti, il presidente Barack Oabma aveva annunciato alcune settimane fa un nuovo piano di trivellazioni al largo delle coste atlantiche e del Golfo del Messico per ridurre la dipendenza degli Stati Uniti dal petrolio straniero.

ESPERTO: INARRESTABILE 80% GREGGIO SU COSTE - La marea nera nel Golfo del Messico ''e' inarrestabile, sulle coste si riversera' l'80% di greggio''. Lo ha detto Ezio Amato gia' responsabile del servizio emergenze ambientali in mare dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), oggi in forza alle Nazioni Unite.

''L'80% di greggio si riversera' sulle coste, solo al massimo un 10-20% verra' recuperato dalla superficie'', ha detto Amato, il ricercatore che ha partecipato lo scorso autunno alle indagini sulla nave dei veleni a largo delle coste calabresi cosentine. I disperdenti ''sono solo maquillage'' in questa situazione, e per le coste, ha detto Amato, ''non c'e' piu' niente da fare'', mentre il problema piu' grande e' sul fondo dove occorre assolutamente fermare la fuoriuscita del greggio. ''Si tratta di un'operazione di robotizzazione estremamente difficile a una profondita' di 1.500 metri. Il petrolio - ha spiegato Amato - non esce da un pozzo come quello dell'acqua ma da minuscole porosita' della roccia dalle quali il sistema di pompaggio con la pressione succhia il petrolio. Quindi i robot, filoguidati, con telecamere, sonar e due braccia manipolatrici che avvitano e svitano e' come se dovessero rimettere un tappo a una bottiglia di champagne''.

ESPERTO: PRIMA VOLTA AL MONDO A 1.500 M DI PROFONDITA' - Quella della marea nera nel Golfo del Messico ''e' una tragedia in atto che durera' tantissimo ed e' la prima volta al mondo che lo sversamento di greggio avviene a oltre 1.500 metri di profondita'''. Lo ha detto Ezio Amato gia' responsabile del servizio emergenze ambientali in mare dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), oggi in forza alle Nazioni Unite. Il pericolo, ha riferito Amato, e' quello di ''intaccare un ecosistema per lo piu' sconosciuto alla scienza in un ambiente che un 'eterno imperturbato', dove non esiste ne' giorno ne' notte. Quindi si possono immaginare disastri incommensurabili che non sapremo mai''.

Fonte: ansa.it

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Dell’Utri: “Accordo Idv-mafia contro di me? Possibile”

La difesa fa riferimento tra due boss, Orlando e Di Pietro per concordare le accuse contro Berlusconi e lo stesso senatore del Pdl

PALERMO. La difesa del senatore Marcello Dell'Utri ha chiesto oggi in aula al processo d'appello in corso a Palermo all'esponente del Pdl, per concorso in associazione mafiosa, la riapertura dell'istruttoria dibattimentale. Secondo i legali andrebbero acquisite alcune intercettazioni telefoniche dalle quali emergerebbe che esponenti politici avrebbero fatto pressioni sull'avvocato Gregorio Donnaruma legale di alcuni pentiti, tra cui Giovanni Brusca, perché inducesse i collaboratori di giustizia suoi clienti ad accusare il parlamentare.

Chiesta anche l'acquisizione delle dichiarazioni del pentito di camorra Antonino Cutolo che ha raccontato di avere appreso durante la sua detenzione nel carcere di Terni del progetto di alcuni collaboratori di giustizia di screditare esponenti del governo di centro destra , 'colpevole' di avere irrigidito il 41 bis. Dell'Utri in primo grado è stato condannato a nove anni. In appello il procuratore generale ha chiesto una pena di 11 anni.

Gli avvocati, Alessandro Sammarco, Giuseppe Di Peri e Nino Mormino, hanno chiesto l'acquisizione del verbale di un colloquio da loro avuto, il 20 aprile scorso, con il pentito Antonino Cutolo. Sammarco ha detto che il collaboratore ha raccontato di avere appreso mentre era detenuto, nel 2001, dai due mafiosi Antonino Ganci e Nino Spadaro che Leoluca Orlando, ex sindaco di Palermo avrebbe parlato con Antonio Di Pietro, leader dell'Italia dei Valori, per concordare le accuse contro Silvio Berlusconi e lo stesso Dell'Utri.

Cutolo infine avrebbe raccontato di avere appreso negli ambienti carcerari che esisteva un progetto per cercare un altro collaboratore di giustizia nell'area di influenza dei fratelli Graviano, boss di Brancaccio.
"Se c'é stato un complotto del centrosinistra per colpire me e Berlusconi come dice il collaboratore Antonio Cutolo sarà acclarato", ha detto Dell'Utri a proposito della possibilità di un accordo tra gli esponenti dell'Idv. "Mi sembra possibile. Tutto è possibile. Spero che siano cose vere. Del resto il mio è un processo politico. È iniziato cosi".

Fonte: http://www.gds.it/gds/sezioni/cronache/dettaglio/articolo/gdsid/108067/

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29 aprile 2010

L'inchiesta sui G8 si blocca a causa del Gip

Negata ai pm l'autorizzazione per tre nuovi arresti

di: Germano Milite

PERUGIA - La delicata ed ampia inchiesta ricollegata agli appalti dei G8 rischia un clamoroso empasse. Proprio oggi, infatti, fonti giudiziarie hanno riferito che il giudice per le indagini preliminari ha vietato alla procura di Perugia di procedere per gli arresti del commercialista Stefano Gazzani, l'architetto Angelo Zampolini e l'ex commissario dei mondiali di nuoto Claudio Rinaldi. Su tutti e tre pendono pesantissime accuse di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio e corruzione.

Secondo il Gip, però, la competenza nella gestione dell'intera inchiesta non è di Perugia ma di Roma dato che, come spiega in una nota, i tre personaggi citati avrebbero commesso i loro illeciti nella città capitolina.Tuttavia, nella città del Colosseo, operava anche il procuratore aggiunto di Roma Achille Toro, anch'egli coinvolto nelle indagini che, proprio per tale ragione, erano state affidate ai pm di Perugia. Preoccupati e sorpresi dalla divieto di procedere con i nuovi arresti e dalla possibilità di un trasferimento del fascicolo, i magistrati perugini hanno così presentato al tribunale del riesame un ricorso nella speranza di non perdere la competenza giuridica del caso.

Come si ricorda anche sul Sole 24 ore, tra l'altro, il primo ed originario filone d'inchiesta nasce a Firenze ed in stretta collaborazione con il Ros (Raggruppamento operativo speciale dei carabinieri). Il polverone enorme scatenato dal lavoro di forze dell'ordine e magistrati porta all'immediato arresto dei dirigenti dei lavori pubblici Angelo Balducci, Mauro della Giovanpaola e Fabio De Santis e dell''imprenditore Diego Anemone.

Nello scandalo degli appalti viene coinvolto anche lo stesso capo della protezione civile Guido Bertolaso ed il succitato procuratore aggiunto di Roma Achille Toro. Come accade praticamente sempre, proprio perchè nelle delicate operazioni svolte dagli inquirenti è coinvolto un influente personaggio romano, le indagini erano state affidate alla procura di Perugia.

L'incompresibile decisione del giudice, dunque, rischia di spezzare e bloccare la corposa inchiesta facendone tornare una parte a Roma e rovinando il lavoro svolto dai pubblici ministeri fino ad oggi.

Fonte: http://www.julienews.it/notizia/cronaca/linchiesta-sui-g8-si-blocca-a-causa-del-gip/46301_cronaca_2.html

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Gli applausi al boss Tegano arrestato, portano la 'ndrangheta sui Tg

di OSSERVATORIO TG ARTICOLO 21

I TITOLI DEL 28 APRILE - Si parla di ‘ndrangheta nei Tg e i giornalisti tentano di approfondire anche la loro conoscenza sulla più potente associazione di criminalità organizzata del Paese ma, contemporaneamente, quella meno conosciuta dai media. Sarà questo il tema del nostro commento di oggi, affidato a Francesco Forgione, profondo – come dire – conoscitore della materia. Comunque gli arresti di Rosarno e la manifestazione civile di quella Reggio che non applaude il boss campeggiano solo nei titoli del Tg1 anche se ogni giornale ha un servizio al proprio interno.

L’apertura, invece, è monotematica quasi per tutti. Lo spettro della crisi europea scatenata dalla Grecia ma che vede in forte crisi anche Portogallo e Spagna. Apertura per tutti e sondaggio per La7. Solo Studio Aperto che, come consuetudine, apre con la cronaca strappalacrime inserendo la crisi solo come terza notizia.

La politica, invece, continua ad occuparsi del rapporto Fini-Berlusconi nel giorno in cui il finiano Bocchino si è visto accettare le dimissioni da vice capogruppo alla Camera dal fedelissimo del Premier Cicchitto. La notizia è nei titoli di Tg1- che riporta anche il dato del Governo battuto sul Ddl lavoro -, nel Tg2, nel Tg3.

A Piazza Navona, ieri, presidio dei giornalisti e delle associazioni per la difesa dell’Art. 21 della Costituzione, contro l’Alfano bis delle intercettazioni. La notizia è nei titoli di Tg3 e Tg4. Siparietto sul Tg4 con il segretario Fnsi Siddi in diretta telefonica con Fede. Una soluzione? Un gran giurì per la privacy presieduto da Fede. La proposta è fatta ma il direttore nicchia un po’ e poi accetta.

Tanto calcio e la lezione di Jovannotti ad Harward per chiudere mentre continua la vita parallela di Studio Aperto. La Marcuzzi gira scene sexy in un palazzo di Desio, a casa Cloney è sempre un gran caos, qualcuno s’è perso un coccodrillo in un laghetto di Caserta mentre a Milano i giovani non solo si drogano e bevono. Ma cominciano a fare sesso a 14 anni.

Fonte: http://www.articolo21.org/1057/notizia/gli-applausi-al-boss-tegano-arrestato-portano-la.html

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La casa in nero di Scajola

Il gip di Perugia ricostruisce il giro di assegni. Da Anemone a Zampolini fino al ministro

di Marco Lillo

Ora ci sono le carte: la casa di Claudio Scajola è stata pagata con assegni circolari per 900 mila euro provenienti dai conti di un architetto, Angelo Zampolini, che la Procura di Perugia vuole arrestare per associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio. Secondo i pm Alessia Tavernesi e Sergio Sottani, i soldi che Zampolini ha usato per comprare la casa del ministro Claudio Scajola (non indagato) provengono dalle attività delittuose della "cricca". Il gip ha negato l’arresto di Zampolini e di altre due persone, Claudio Rinaldi, commissario per la ricostruzione post-terremoto a San Giuliano e Commissario dei Mondiali di nuoto 2009, e Stefano Gazzani, il commercialista di tutti i protagonisti dello scandalo dei Grandi eventi: il costruttore Diego Anemone e i due dirigenti della Presidenza del Consiglio Angelo Balducci e Claudio Rinaldi.

Secondo il gip Massimo Riccarelli, i fatti sono accaduti a Roma e devono essere valutati dai magistrati capitolini. I pm perugini hanno fatto ricorso ma a prescindere dal suo esito, sin d’ora, si comprende che i fatti sono gravi. A partire da quelli che riguardano Claudio Scajola. Con la solita aria tronfia il ministro dello Sviluppo economico ieri aveva risposto così alla domanda del cronista del Fatto sugli assegni circolari della cricca di Anemone usati per comprare la sua casa al Colosseo nel 2004: "Sono assolutamente amareggiato e disgustato che il segreto istruttorio finisca sui giornali. Non voglio partecipare a questa bruttissima abitudine di fare processi mediatici".

Ora si scopre che la scelta di svicolare di fronte al nostro registratore era per lui obbligata. Scajola - come provano le carte inedite dell’indagine che pubblichiamo oggi - avrebbe dovuto ammettere di essere un bugiardo e un evasore fiscale. Non solo. Avrebbe dovuto spiegare perché l’architetto del circolo Salario di Anemone, Angelo Zampolini, accusato di riciclare i soldi della "cricca", ha pagato la splendida magione al Colosseo del ministro: 180 metri quadrati nel palazzo abitato da vip come Raoul Bova e Lory del Santo. Ieri Il Fatto quotidiano aveva pubblicato l’atto di acquisto nel quale il ministro dichiarava di avere pagato alle sorelle Beatrice e Barbara Papa solo 610 mila euro.

Avevamo poi raccontato il nostro colloquio con l’architetto Zampolini che ci aveva detto di essere stato incaricato da Anemone di trovare la casa a Scajola e di avere trattato un prezzo reale molto maggiore di quello dichiarato. Ora la Procura di Perugia nella richiesta di arresto contro Zampolini scrive che l’architetto deve finire in galera con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio anche per gli assegni dell’acquisto di questa casa. Gli episodi nei quali i pm contestano all’architetto di avere prestato i suoi conti per riciclare i soldi della cricca in occasione di compravendite immobiliari sono quattro ma il capo di imputazione contro Zampolini che è destinato a far rumore è quello che, pur non vedendo indagato il ministro Scajola, potrebbe costargli le dimissioni.

Zampolini, rischia la galera "perché versando 900 mila euro in contanti presso gli sportelli della Deutsche Bank agenzia 582 di Roma e ottenendo l’emissione di 80 assegni circolari all’ordine di Barbara e Beatrice Papa per valuta corrispondente per l’acquisto nell’interesse di Claudio Scajola di un immobile sito in via del Fagutale intestato al suddetto trasferiva denaro e compiva comunque operazioni tali da ostacolare l’identificazione della loro provenienza da delitti contro la pubblica amministrazione".

Gli ottanta assegni non sono contestati al ministro dello Sviluppo economico che sembrerebbe, almeno da un punto di vista economico, "il beneficiario finale". I pm non vogliono arrestare l’architetto Zampolini perché ha pagato la casa di Scajola ma perché avrebbe nascosto soldi sporchi della "cricca". Insomma per ora i pm si disinteressano (o almeno non ci sono tracce di indagini in tal senso nella loro richiesta di arresto) dell’eventuale vantaggio tratto da Anemone per giustificare tanta generosità. Scajola era stato ministro dell’Interno fino al luglio del 2002 quando era stato costretto a dimettersi dopo aver dato del "rompicoglioni" a Marco Biagi, ucciso dalle Br. Il ministro sarà sentito probabilmente nelle prossime settimane dai pm di Perugia se il Tribunale del riesame confermerà la loro competenza. Certo è che la sua posizione è imbarazzante.

Anche perché a rendere il quadro più fosco ci sono gli altri casi in cui Zampolini ha usato gli assegni circolari per nascondere l’origine delittuosa dei soldi della "cricca". A Zampolini si contestano altre due operazioni. La prima è stata fatta versando sul solito conto corrente della Deutsche Bank “danaro contante per euro 435 mila che nei giorni successivi permetteva l’emissione di assegni all’ordine di Geraldini Manfredi". Con quegli assegni, secondo l’ipotesi dell’accusa, il figlio di Balducci, Lorenzo, avrebbe pagato un immobile comprato dalla società di Geraldini Manfredi nel 2004 in via della Pigna, a due passi dal Pantheon. La terza persona beneficata dagli assegni di Zampolini è il generale dell’Aisi, responsabile della logistica del servizio segreto, Francesco Pittorru (anche lui non indagato come Balducci Jr e Scajola).

Nel 2004 Zampolini avrebbe emesso 29 assegni circolari per 285 mila euro complessivi che poi sarebbero stati usati per pagare la casa di via Merulana intestata ai figli del generale. Due anni dopo la scena si ripete. Zampolini stavolta emette assegni circolari sul suo conto per 520 mila euro che poi vengono usati per acquistare una seconda casa di fronte alla prima e più grande, sempre per il generale e per sua moglie.

Da il Fatto Quotidiano del 29 aprile

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Bocchino,premier mi ha detto:'t'infilzo'

Esponente finiano parla di stop Berlusconi a intevento a Ballarò

(ANSA) - ROMA, 29 APR -'Allora io ti infilzo'. E' quanto Silvio Berlusconi avrebbe detto a Italo Bocchino a seguito della sua decisione di partecipare a 'Ballaro''.Questo nei giorni che hanno preceduto lo scontro in Direzione Pdl tra il premier e Gianfranco Fini, secondo quanto riferisce lo stesso esponente finiano del Pdl. 'M'ha telefonato chiedendo di non andare in tv - dice Bocchino -, gli ho detto che non esiste partito democratico al mondo dove il leader dica alla minoranza di non andare a spiegare sue posizioni.

Fonte: Ansa.it

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Mille modi per dire biodiversità

di Anna de Polo

Che cosa s’intende per “biodiversità”? Se a questa domanda non sapreste rispondere se non con uno sconnesso balbettìo, niente paura! Siete in buona compagnia. Pare infatti che i cittadini europei abbiano poche idee e confuse quando si parla di biodiversità. Da un sondaggio dell’Eurobarometro sull’“Atteggiamento nei confronti della biodiversità” risulta appunto che solo il 38% degli intervistati conosce il significato di questo termine, mentre il 28% dichiara di averlo già sentito ma di ignorarne il significato. La maggioranza inoltre ritiene che l’impoverimento della biodiversità sia un problema grave, ma pensa che non risentirà direttamente di questa perdita. Dai risultati del sondaggio è perciò emersa la necessità di informare i cittadini europei su questo tema e dare loro la percezione che la conservazione della biodiversità non si traduce soltanto nella difesa di qualche rara specie esotica in via di estinzione, ma anche in azioni che hanno ripercussioni dirette sulla loro vita quotidiana.

A questo scopo la Commisione Europea ha varato una campagna di sensibilizzazione il cui slogan è “We are all in this together” (“Siamo tutti coinvolti”). Lo scopo principale della campagna, che coincide con la decisione dell’ONU di dichiarare il 2010 “Anno internazionale della biodiversità”, è quello di informare i cittadini sulle potenziali conseguenze che la perdita di biodiversità ha sulla loro vita e su come ciascuno di essi può agire in prima persona per impedire questo degrado. Sarà importante, quindi, mettere in luce soprattutto quegli aspetti della biodiversità che interessano direttamente la gente, fra i quali spicca quello della diversità agroalimentare, cioè la ricchezza e la varietà di piante ed animali di cui ci nutriamo. Il direttore generale di Biodiversity International, Emile Frison, ha dichiarato: «E’ necessario che nel discorso sulla tutela e la conservazione della biodiversità non si dimentichi il ruolo fondamentale che la biodiversità agraria ha nel garantire la salute e la sicurezza alimentare delle popolazioni».

Promotore dell’importanza della diversità in campo alimentare è Diversity for Life, che organizzerà dal 19 al 23 maggio a Roma, presso l’Auditorium della Musica, la “Settimana della Biodiversità”. Accademici, scienziati, economisti, scrittori, cuochi e artisti si riuniranno per informare l’opinione pubblica sul ruolo che la diversità agraria svolge nel migliorare la salute, nel combattere la malnutrizione, nell’adattarsi ai cambiamenti climatici e nel rafforzare tradizioni ed identità locali. Le attività della Settimana comprendono conferenze, tavole rotonde, caffè della scienza, festival di documentari, mostre fotografiche, exhibit interattivi, concerti e laboratori per ragazzi. In occasione di questo evento sarà premiato il vincitore della Seconda Edizione del Concorso “Celebriamo i Custodi della Diversità nel Mediterraneo”, che intende dare un riconoscimento al contributo di singoli agricoltori, scienziati, attivisti e altri per la conservazione della biodiversità nel Mediterraneo.

La biodiversità è la diversità della vita, in tutte le sue forme e a tutti i livelli di organizzazione (da quello genetico a quello ecosistemico). La varietà delle forme di vita costituisce una ricchezza per il pianeta e i suoi abitanti, presenti e futuri, in quanto rappresenta il modo in cui la natura “diversifica i propri investimenti”, mettendosi al riparo da cambiamenti climatici, epidemie, malattie etc. E’ quindi un patrimonio da preservare per il benessere nostro, dei nostri figli e del nostro pianeta.

Fonte: http://enviinfo.blogspot.com/2010/04/mille-modi-per-dire-biodiversita.html

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27 aprile 2010

Amici di sinistra, grazie da una destra che si mette in gioco

Tanta solidarietà: la dimostrazione che si può parlare a tutto il paese

di Filippo Rossi

Questo non è un articolo. È solo un ringraziamento, sincero, spassionato. Che nasce dal cuore. Un ringraziamento a tutti quelli che, da sinistra, in questi mesi, in questi giorni stanno dimostrando interesse, attenzione per il percorso politico di Gianfranco Fini e dei suoi ”pochi amici”. Grazie per le lettere, per le mail, per le telefonate.

Tante, tantissime, più di ogni più ottimistica previsione, che si affiancano con temi molto simili a quelle (una valanga) arrivate “da destra”.
Grazie per gli attestati pubblici e privati. Grazie per gli articoli scritti sui giornali. Niente nomi, solo un ringraziamento collettivo. Dovuto, perché quella che dimostrano non è un’attenzione scontata, un interesse ovvio. Ma soprattutto grazie perché sono loro la dimostrazione che è davvero possibile una destra moderna può candidarsi a parlare a tutto il paese, come dovrebbe essere sua vocazione per tradizione e dna culturale. Sono anche questi messaggi, di quelli di sinistra, dei comunisti come li chiama ancora qualcuno, la dimostrazione che la politica italiana può davvero cambiare scendendo a barricate che non esistono più in nessuna parte del mondo occidentale. Che la politica italiana può capire che la guerra (civile) è finita.

Grazie allora, da parte di una destra che cerca di declinare i propri ideali senza chiudersi a riccio, spiegandosi e spiegandoli. Da parte di una destra che sa anche cambiare idea. Da parte di una destra che crede davvero alla patria come condivisone di esperienze, di culture, di storie, di destini. Grazie da parte di una destra che cerca nel dialogo la sua essenza vitale. Da parte di una destra che cerca di parlare di legalità senza fare la faccia cattiva, senza diventare “celerina”. Da una parte di una destra che vuole stare dalla parte delle persone, di tutte le persone, con i loro problemi, angosce e speranze.

Grazie, ancora, da parte di una destra che sorride al mondo per quello che è e non per quello che qualcuno vorrebbe che fosse. Grazie ancora da parte di una destra che vuole mettersi in gioco. Perché sa che è l’unico modo per fare davvero del bene al proprio paese. Grazie ancora, infine, da parte di una destra che vuole bene all’Italia. E, forse è la cosa più importante, non pensa affatto che la sinistra le voglia del male.

Fonte: http://www.ffwebmagazine.it/ffw/page.asp?VisImg=S&Art=5568&Cat=1&I=../immagini/Foto%20D-F/dia_int.png&IdTipo=0&TitoloBlocco=Il%20Corsivo&Codi_Cate_Arti=44

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26 aprile 2010

2 maggio all'Asinara

di Luca Telese

L'ultima che si sono inventati è "la festa del 2 maggio". Ovvero: una festa del lavoro che si prolunga per due giorni, che inizia l'1 e prosegue il 2, una sorta di kermesse all'Asinara, una piccola Woodstock sarda a metà fra festa del lavoro e happening politico musicale, un evento nell'evento, nel cuore dell'isola che è dentro l'isola. Ovviamente, gli inventori sono ancora una volta "loro": gli operai della Vinyls autoreclusi volontariamente all'Asinara da più di due mesi. Ed è solo l'ennesima trovata di questa formidabile pattuglia di operai – anziani e giovanissimi – che hanno deciso di prendere in mano il loro destino, e di stravolgere i codici della comunicazione da cui erano stati espunti, ribaltare il ruolo di comparse che i media gli avevano assegnato.

Erano "attori non protagonisti" condannati all'anonimato, adesso sono soggetti mediatici, gente che va in onda in prima serata e batte i miliardari nevrotizzati della Ventura. Sono partiti dalla marginalità delle brevi in cronaca, dalle menzioni rapsodiche nei telegiornali regionali, si sono inventati una collisione di simboli: "il reality vero" che risponde a quello virtuale. E adesso iniziano a proiettare la loro storia oltre la dimensione dello sciopero o della singola iniziativa. In una parola: hanno costruito una narrazione. Non solo. Adesso possono permettersi di ipotizzare nuovi capitoli.

Dapprima l'invito a tutti gli altri disoccupati colpiti dalla crisi ad aggiungersi, adesso quello a tutto il pubblico a partecipare. Se ci pensate, è come se si intrecciassero tra di loro due rivoluzioni che infrangono le due costanti di tutte le altre lotte – anche epiche - di questi mesi: la solitudine e l'impossibilità di comunicare. Io non so come andrà a finire questa storia. Nessuno oggi è in grado di dirlo. Però c'è una trattativa in piedi con la Ramco (società che si è detta disposta a comprare la fabbrica del Pvc) che senza la protesta dell'Isola non esisterebbe nemmeno. E c'è una disponibilità dichiarata dell'Eni, che prima era una indisponibilità certa.

C'è oggi – anzi, la settimana prossima - una festa che per il solo fatto di avvenire dentro il teatro della rappresentazione dell'isola diventa curiosa e non rituale. C'è l'invito al popolo viola, c'è l'a partecipazione di Legambiente. Questa non è più una delle tante manifestazioni, questa è un'intuizione di futuro. Ed ecco perché il 2 maggio all'Asinara è diventato già – prima ancora di essere celebrato – uno di quegli eventi di cui dire: io c'ero.

Pagina evento: http://www.facebook.com/event.php?eid=120523791294930&ref=ts

Fonte: http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2480017&yy=2010&mm=04&dd=26&title=2_maggio_allasinara

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TUTTI I VANTAGGI DEL CONTRATTO UNICO

di Tito Boeri e Pietro Garibaldi

E' stato presentato in Senato un disegno di legge di riforma del mercato del lavoro, che riprende una nostra proposta: l'istituzione di un contratto unico a tutele progressive. E' un modo per conciliare la flessibilità in ingresso richiesta dalle imprese con le esigenze di stabilità dei lavoratori. Si tratta di una riforma non più rinviabile. Per rendere più proficua la discussione riassumiamo qui i tratti distintivi del Ddl.

Quarantotto senatori e due deputati (1) hanno sottoscritto un disegno di legge e che raccoglie una proposta elaborata su questo sito: l’istituzione di un contratto unico a tutele progressive, un modo per conciliare la flessibilità in ingresso richiesta dalle imprese con le esigenze di stabilità dei lavoratori. Ci auguriamo che presto il Ddl sia oggetto di discussione istituzionale e che dia un contributo importante a una riforma non più rinviabile.

Nel frattempo il disegno di legge è già stato ampiamente dibattuto dai giornali, anche se raramente i suoi contenuti sono stati spiegati in modo esaustivo. E in alcuni casi si è preferito denigrarlo senza neanche preoccuparsi di fornirne una descrizione.

Per contribuire al dibattito proviamo qui sotto a illustrare i tratti distintivi del Ddl e a mettere in luce l’urgenza della riforma.

IL CUI UNIFICA

A differenza delle riforme introdotte in Italia dal 1990 e di altre proposte recenti di riforma del mercato del lavoro (link alla Damiano e Alessia), il disegno di legge Nerozzi non istituisce alcuna nuova figura contrattuale da aggiungere alle quarantaquattro già esistenti. Al contrario, vuole evitare che, come oggi, i lavoratori entrino nel mercato del lavoro con un contratto temporaneo per poi dover vivere nella spasmodica attesa di una sua conversione in un contratto a tempo indeterminato. Il Cui è da subito un contratto a tempo indeterminato. Nessuna conversione è richiesta. E la protezione contro il rischio di licenziamento viene fornita fin dal primo giorno.

IL CUI NON RICHIEDE NUOVE TASSE

Da anni si cerca di contrastare il dualismo del nostro mercato del lavoro con incentivi fiscali alle assunzioni con contratti a tempo indeterminato. È la strada già intrapresa col cosiddetto bonus Sud e col bonus assunzioni del 2001. Come hanno mostrato valutazioni dell’esperienza italiana e di altri incentivi di questo tipo istituiti in Spagna, i risultati sono molto deludenti perché spesso si incentiva ad assumere con contratti atipici chi altrimenti verrebbe fin da subito assunto con contratti a tempo indeterminato, pur di beneficiare degli incentivi alla conversione. E per rendere conveniente la trasformazione, l’incentivo deve essere sostanzioso date le attuali asimmetrie fra contratti a tempo indeterminato e lavori temporanei. Questo significa costi molto elevati per le casse dello Stato, quindi nuove tasse. Il Cui non costa nulla alle casse dello Stato ed è molto più efficace perché cerca di trasformare tutte le assunzioni in contratti a tempo indeterminato fin dall’inizio.

IL CUI PROTEGGE CHI NON È PROTETTO

La contrattazione collettiva può cambiare le regole del Cui rendendole ancora più protettive nei confronti dei lavoratori. Il Cui è, infatti, uno strumento per garantire tutele minime ai lavoratori che sfuggono alle maglie della contrattazione. Non proibisce altre formule contrattuali, ma mira a un loro forte ridimensionamento scoraggiandone l’abuso.

GLI ATTUALI CONTRATTI FLESSIBILI SONO LEGITTIMI SOLO SE PAGANO DI PIÙ

Il problema del cosiddetto precariato risiede nella combinazione di bassi salari e instabilità. I lavoratori non hanno modo di assicurarsi contro il rischio di perdere il loro impiego. Il principio seguito nel Ddl è proprio quello di imporre ai datori di lavoro che volessero assumere con contratti a progetto o a tempo determinato di pagare i lavoratori al di sopra di una soglia. In particolare, un’assunzione con un contratto a tempo determinato è legittima solo se comporta un salario annuale (o equivalente in termini di orario ridotto) di almeno 25mila euro. Nel caso dei lavoratori parasubordinati, la soglia è più elevata in considerazione anche della loro maggiore esposizione al rischio di perdere il lavoro: si tratta in questo caso di 30mila euro.

ASSICURAZIONI OBBLIGATORIE E SALARIO MINIMO

Coerente con l’idea che bisogna fornire ai lavoratori la possibilità di assicurarsi contro i rischi è anche il progressivo allineamento dei contributi previdenziali fra i diversi tipi di contratto.

E sempre coerente con questa filosofia è la scelta di prevedere un minimo retributivo, un salario minimo per i lavoratori non contrattualizzati, ormai una quota maggioritaria dell’occupazione.

(1) Al Senato il primo firmatario è Paolo Nerozzi. Alla Camera gli onorevoli Bobba e Mosca hanno recentemente presentato il ddl e stanno in questi giorni raccogliendo le firme.

Fonte: http://www.lavoce.info/articoli/pagina1001663.html

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Fini ai suoi: lealtà a coalizione e a programma di governo

Berlusconi sui 'matrimoni in politica': si litiga in due ma per divorziare basta anche uno solo

ROMA - ''Dobbiamo garantire la massima lealta' alla coalizione e al programma di governo''. E' uno dei passaggi con i quali Gianfranco Fini, accolto da un lungo applauso, ha aperto la riunione per fare il punto con deputati e senatori a lui vicini nella riunione nella Sala Tatarella della Camera.

Sul tavolo - nella prima riunione dopo la tumultuosa direzione di giovedi' scorso che ha sancito di fatto la nascita di una minoranza nel Pdl - anche la questione delle dimissioni poste sul tavolo dal capogruppo vicario del Pdl alla Camera, Italo Bocchino. Nel vertice di oggi - al quale non dovrebbero partecipare tutti i 54 deputati e senatori rimasti fedeli all'ex leader di An - Fini spieghera' la rotta per i prossimi delicati passaggi parlamentari, a partire dalla legge sulle intercettazioni, confermando quanto detto ieri nel primo di una serie di passaggi televisivi (il prossimo domani sera a Ballaro') nei quali il Presidente della Camera intende spiegare le ragioni politiche della sua divisione da Silvio Berlusconi.

Fini invitera' i suoi alla cautela e a non fornire alcun pretesto o spunto polemico a chi vuole dipingere la minoranza finiana come un manipolo di facinorosi pronti a tendere imboscate in Parlamento.

Per il presidente della Camera il voto anticipato resta un'ipotesi da scongiurare e i prossimi tre anni sono un tempo prezioso da dedicare a riforme condivise. Quanto a Bocchino, il capogruppo vicario dei 270 deputati della Camera intenderebbe far riferimento al regolamento del gruppo - regolarmente approvato - nel quale esisterebbe una clausola in base alla quale se dovesse lasciare il capogruppo vicario cadrebbe anche il capogruppo Fabrizio Cicchitto. A quel punto, Bocchino si ricandiderebbe per ottenere il consenso di 'bandiera' di tutti i 38 deputati finiani, sancendo l'esistenza di una minoranza anche all'interno del gruppo. Un'ipotesi duramente contestata dal deputato Amedeo Laboccetta, che oggi Fini ha chiamato a colloquio nel suo studio prima della riunione del suo gruppo.

PDL: FINI, FACCIAMO SEMINARIO CON PROPOSTE PER RENDERLO FORTE - ''Facciamo un seminario, un convegno per illustrare le nostre proposte per un Pdl piu' forte''. E' quanto ha proposto Gianfranco Fini, dopo aver ascoltato gli interventi - alcuni dei quali anche critici - dei deputati riuniti nella Sala Tatarella alla Camera. Una delle date ipotizzate per la riunione e' venerdi' 14 maggio.

LABOCCETTA SI SFILA, A FINI HO DETTO 'NON CI STO' - ''Ho incontrato Fini e in tre quarti d'ora di confronto di grande civilta' ho espresso le mie preoccupazioni per la strada intrapresa e gli ho detto che non ci sto, non credo nelle correnti e quindi le nostre strade si separano''. Il deputato Amedeo Laboccetta spiega cosi', in Transatlantico, l'esito del suo incontro con il presidente della Camera, avvenuto prima della riunione dei finiani. Laboccetta, che la scorsa settimana aveva firmato il documento al termine della riunione dei finiani, si sfila. ''Io resto un amico di Fini - spiega l'ex deputato di An - ma ho il pregio di parlare chiaro: questa fase non mi convince, nel Msi ho fatto parte della corrente dei romualdiani e non penso che questa sia la strada da percorrere. Fini la pensa diversamente e che cosa fara' lo saprete al termine della riunione''.

Nell'incontro Laboccetta ha criticato anche Italo Bocchino, ''un uomo di rottura che fa millantato credito perche' io non mi faccio rappresentare da lui. Ha fatto una lettera di dimissioni che in realta' e' finta e secondo me dovrebbe dimettersi veramente. In ogni caso non mi rappresenta''.
BERLUSCONI, LITE SI FA IN DUE, PER DIVORZIO BASTA UNO - "Per litigare bisogna essere in due", ma "per divorziare basta essere in uno": così Silvio Berlusconi rispondendo ad una domanda su quale sia il segreto di un buon matrimonio politico, nel corso della conferenza stampa con Putin.

FEDERALISMO: FINI CITA NAPOLITANO, SEPARATISMO INSOSTENIBILE - Poco prima della riunione dei finiani, Gianfranco Fini - intervenuto alla presentazione del Rapporto del Cnel sull'impresa che cambia - aveva fatto ricorsoad un richiamo di Giorgio Napolitano sul Federalismo Fiscale per ribadire la insostenibilità e la inimmaginabilità di prospettive separatiste o indipendentiste; e annuncia: "ovviamente di tali questioni avremo modo di parlarne in Parlamento in altre occasioni".

Fini ha osservato: "l'introduzione del cosiddetto federalismo fiscale carica i governi locali di nuovi compiti e di nuove responsabilità, perché, come ha detto di recente il Capo dello Stato, 'non c'é alternativa al crescere insieme, Nord e Sud, essendo storicamente insostenibili ed obiettivamente inimmaginabili nell'Europa e nel mondo d'oggi prospettive separatiste o indipendentiste, e più semplicemente ipotesi di sviluppo autosufficiente di una parte soltanto, fosse anche la più avanzata economicamente, dell'Italia unità. Ovviamente - conclude il presidente della Camera - di tali questioni avremo modo di parlarne in Parlamento in altre occasioni".

CRISI C'E' ANCHE PER CARENZE ISTITUZIONI E AUTHORITY - "La crisi economica ha tratto origine da gravi patologie del sistema finanziario e da alcune carenze che hanno contrassegnato l'attività delle istituzioni e delle autorità che avrebbero dovuto, con maggiore oculatezza e tempestività, esercitare le funzioni di vigilanza", afferma il presidente della Camera alla presentazione del rapporto del Cnel. Per Fini, "il paradosso è, tuttavia, che gli effetti della crisi si stanno rilevando particolarmente negativi per il sistema produttivo non soltanto per la contrazione degli ordinativi, ma anche per i nuovi comportamenti del mondo creditizio.

E suscitano inoltre "preoccupazione" anche "alcune delle ipotizzate proposte di modifica della disciplina del comparto finanziario, a partire dalla possibilità di una revisione in aumento dei coefficienti patrimoniali della banche, nell'ambito di Basilea 3, che potrebbe indurre quest'ultime a contrarre le attività nei confronti di clienti meno solidi dal punto di vista patrimoniale". "Si tratta di rischi gravi - evidenzia - che meritano di essere considerati con la massima attenzione per evitare di trovarci nell'assurda situazione di aver assecondato decisioni e comportamenti che, pur ispirati dalle migliori intenzioni, potrebbero produrre danni irreversibili al sistema delle piccole e medie imprese, che rappresentano la struttura portante del sistema produttivo italiano". Fini indica poi come "prioritario rimediare a quella che, in Italia, è diventata una vera e propria emergenza, vale a dire i ritardi con i quali le amministrazioni pubbliche provvedono al pagamento dei debiti contratti con i loro fornitori e che espongono le imprese, specie quelle di minori dimensioni, a gravissime difficoltà, spesso privandole della liquidità necessaria alla prosecuzione dell'attività".

CONTI PUBBLICI: SERVE RIGORE MA NO A TAGLI ORIZZONTALI - "E' necessaria una politica di rigore nei conti, che deve essere realizzata con dei tagli selettivi e non orizzontali che finiscono per colpire indiscriminatamente ogni settore dell'economia e della società", afferma ancora Gianfranco Fini secondo il quale per conseguire tale obiettivo "é necessario reperire adeguate risorse finanziarie anche con il concorso della finanza regionale e locale, dal momento che il territorio torna ad essere rilevante non più solo come luogo in cui si realizza il ciclo produttivo ma anche come ambiente sociale in cui far crescere le attività di produzione, di servizi e di ricerca".

Fonte: ansa.it

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25 aprile 2010

Il giornalismo libero di Al Gore e Saviano che ricorda Enzo Biagi e condanna i bavagli

di Stefano Corradino

"Lo spirito di Enzo Biagi rivive su Current tv". Esordisce così Al Gore al Festival del Giornalismo di Perugia. Dopo aver salutato e ringraziato i "currentisti" italiani il Premio Nobel, preceduto dallo scrittore Roberto Saviano, esordisce ricordando "il grande giornalista di cui dobbiamo onorare continuamente la memoria". Lo fa davanti ad una platea gremita al teatro Morlacchi. Centinaia di giovani in fila già cinque ore prima per assistere all'evento in una giornata ben poco primaverile. E in molti sono rimasti fuori al freddo, a seguire dal maxi schermo l'appuntamento clou di una manifestazione che offre dibattiti e riflessioni ogni anno più stimolanti.
Non è quello di Enzo Biagi l'unico riferimento di Al Gore ai giornalisti italia

ni. L'inventore di Current Tv dimostra di conoscere bene l'informazione italiana e cita Michele Santoro ed Anno Zero e le inchieste di Milena Gabanelli quali esempi di buon giornalismo. Quel giornalismo che scava a fondo, che fa inchiesta, che non ha paura dei condizionamenti. Merce rara, sottolinea Al Gore, in una società dei media nel quale "il business mescola news e spettacolo e non permette piena liberta' e indipendenza ai giornalisti". Insiste sul valore dell'informazione e della necessità di raccontare la verità come condizione essenziale per far crescere la società. "Se fate palestra per 5 ore di seguito sentite i risultati nelle braccia. Avvertite lo sforzo alle gambe dopo 5 ore di corsa. Se per 5 ore state davanti alla tv dovete allenare i muscoli del cervello, e quindi della democrazia". Altrimenti non serve a niente, sottointende.

Inevitabili i raffronti con l'informazione americana. Ma Al Gore non vuole stabilire un primato. Si limita però a ribadire lo sconcerto per un episodio che mai nel suo Paese si sarebbe potuto verificare: "imbavagliare i talk show prima delle elezioni? Allucinante!"

Quello di Al Gore è uno spot ripetuto per la sua tv che non subisce condizionamenti politici ed economici. E che alle sterili news preferisce le inchieste e il giornalismo investigativo. E lancia un filmato choc di un giovane in automobile che si fa riprendere mentre sniffa una dose di farmaci bruciata come fosse eroina.
Una televisione che racconta le storie. E' quello che vorrebbe Roberto Saviano anche per la carta stampata.

Quella dell'autore di Gomorra, nel suo appassionato intervento è una provocazione quantomai intelligente: "ogni giorno - afferma Saviano - le prime pagine dei quotidiani sono piene dei commenti di ministri, sottosegretari, deputati, e delle loro successive smentite. Se per un anno le redazioni di quotidiani come Repubblica, il Corriere, Il Sole24Ore o la Stampa trasferissero le loro redazioni in città come Napoli o Palermo, ogni mattina i giornali racconterebbero un'Italia diversa..."

Fonte: http://www.articolo21.org/1035/notizia/il-giornalismo-libero-di-al-gore-e-saviano-che.html

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25 aprile di fuoco, Zaia:"L'Anpi come i Vietcong"

L'Italia divisa e polemica nel giorno della liberazione

di: Germano Milite

Che sarebbe stato un giorno della liberazione particolarmente schiavo di polemiche, divisioni e strascichi pre e post-bellici se lo aspettavano un po' tutti e, difatti, questo 25 aprile divide letteralmente l'Italia; per molti versi la trascina anche indietro nel tempo.

Simbolo emblematico di un paese diviso, confuso ed impantanato in battaglie che dovrebbero essere terminate da tempo è proprio la capitale: a Roma, infatti, si celebrano i partigiani caduti e, al contempo, si innalzano bandiere a lutto per ricordare Benito Mussolini. Sui muri scompaiono le scritte "Resistenza" e si scorgono quelle contro Alemanno e le amministrazioni accusate di essere neofasciste.

POLVERINI PESANTEMENTE CONTESTATA
Sempre a Roma un coro assordante di fischi e "buu" hanno impedito a Renata Polverini di fare il proprio discorso sul palco allestito a Porta San Paolo. Per la neogovernatrice anche lancio di ortaggi tra cui uova marce e qualche fumogeno. Colpito ad un occhio probabilmente da un furto anche il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti.

In ogni caso, sia Zingaretti che la neo governatrice, sono stati letteralmente costretti a fuggire via a causa dell'asprissima contestazione della folla; questo nostante sul palco con loro fosse presente anche il presidente dell'Anpi Massimo Rendina che ha invitato più volte alla calma. Tra i vari, particolarmente significativo lo slogal urlato:"Polverini vattene a Casa Pound, fascista e ipocrita".

Di certo, comunque, la contestazione fascista di presunti fascisti non rappresenta la maniera più civile di ricordare il giorno della liberazione.

A Milano, un gruppo di circa 50 antifascisti vecchia scuola impedisce la manifestazione in ricordo di Sergio Ramelli, giovane missino assassinato 35 anni fa dal movimento "avanguardia operaia". Per stemperare un clima sempre più esasperato ed ottusamente ideologico, il presidente del Senato Renato Schifani ha annullato il suo omaggio per tutti i caduti di guerra nella piazza di Vittorio Veneto a Palermo e, con sommo gradimento degli ex partigiani, ha optato per un più schierata celebrazione davanti alla stele del partigiano Nicolò Barbato e alla lapide dei Caduti.

Ma la fiamma della polemica continua ad ardere in praticamente tutte le regioni. Qualche esempio? A Pordenone il Pd si dice "sconcertato" dopo le dichiarazioni del presidente della Provincia Alessandro Ciriani che osserva"l’Italia è stata liberata dagli anglo-americani, aiutati dai partigiani, ma non certamente da quelli “rossi” che erano al soldo di potenze straniere per esportare il comunismo".

Sempre a nord, nel veneto, Luca Zaia si dice "stanco delle polemiche", paragona l'Anpi ai Vietcong (ma non erano i giapponesi nel pacifico? ndr) e sbotta:"Dopo 65 anni non sanno che la guerra è finita". Ma la nostalgia colpisce anche il sud, più in particolare la cittadina pugliese di Locorotondo dove, sui muri, sono stati attaccati numerosi manifesti a lutto per celebrare Mussolini e i caduti della Rsi.

Anche il Liguria non mancano gli strattoni tra fazioni avverse e perennemente in guerra e, in particolare Santa Margherita Ligure, è la scelta del sindaco Roberto De Marchi (Pd) a far indignare l'Anpi. De Marchi ha infatti la "colpa" di voler intitolare un giardino alle vittime delle foibe il giardino pubblico che si trova a via Gramsci; una scelta che, a quanto pare, è ritenuta in conflitto dagli irriducibili della falce e martello.

Probabilmente, però, bisognerebbe ricordare un po' a tutti che il 25 aprile non è una festa di celebrazione veterocomunista ma, appunto, una festa di liberazione nazionale avvenuta grazie all'azione di un gruppo incredibilmente eterogeneo di forze composto non da "rossi" ma in primis da antifascisti. Oggi dovrebbe essere una festa italiana e invece, come sempre accade in questo giovane e puerile paese, tutto viene strumentalizzato e banalizzato fino all'estremo; perdendo contatto con l'attualità e rimanendo bloccato ad oltre 50 anni fa.

Fonte: http://www.julienews.it/notizia/cronaca/25-aprile-di-fuoco-zaialanpi-come-i-vietcong/45976_cronaca_2.html

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Piero Calamandrei Discorso sulla Costituzione agli studenti di Milano 1955




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24 aprile 2010

Ruotolo: 'Non avevo ancora capito cosa fosse la Lega'

Il giornalista di Annozero dopo la diretta dal comune bresciano: quanta amarezza nelle aggressioni verso quelle donne

di Silvia D'Onghia

"Conoscevo la Lega romana, ma non avevo mai capito cosa fosse veramente la Lega nel suo territorio". Il giorno dopo la diretta per Annozero da Adro, il paese del bresciano che ha lasciato fuori dalla mensa scolastica i bambini le cui famiglie non pagavano la retta, Sandro Ruotolo è ancora scosso. E’ stata una diretta difficile la sua, dalla mensa incriminata, piena di mamme italiane livide di rabbia nei confronti delle mamme immigrate, che cercavano di difendersi, e col sindaco di Adro, Oscar Lancini, che rivendicava l’operato leghista della sua amministrazione con atteggiamenti intimidatori e repressivi.

"Il clima era tesissimo – spiega Ruotolo – le donne italiane non volevano che le immigrate portassero alcune amiche. Nei fuorionda il sindaco era arrabbiato per come stava andando il dibattito in studio. Io gli ho detto: 'Guardi che siete tre contro tre (in studio c’erano il ministro Carfagna e l’onorevole Della Vedova per il Pdl, Civati, Renzi e Serracchiani per il Pd, ndr). Lui mi ha risposto: 'Sono cinque contro uno, noi cosa c’entriamo col Pdl?' Ho capito l’uscita di Bossi di oggi (ieri, ndr)".

"Nei due giorni precedenti alla trasmissione – prosegue Ruotolo – ho incontrato il segretario bresciano della Cgil e i volontari di una onlus che mi hanno raccontato cose pazzesche di quello che succede da queste parti. Si va dal bonus bebè riservato ai figli di italiani, alle case popolari negate agli immigrati, alle variazioni sull’iscrizione anagrafica. Tutti provvedimenti contro i quali il sindacato ha presentato ricorsi". E’ molto stanco, Ruotolo, l’adrenalina accumulata nella serata di giovedì gli ha fatto passare una notte difficile: "Ho verificato di persona cos’è l’allarme per la coesione sociale. Valori come la solidarietà, il rispetto per gli altri, rischiano di venir meno a causa dell’acuirsi della crisi economica". Eppure sacche di razzismo nel nord-est ci sono sempre state.

Ora, però, c’è qualcuno che cavalca e strumentalizza quei malumori, che fino a vent’anni fa si potevano esprimere solo al bar della piazza. "Abbiamo fatto vedere quanta ricchezza portano gli immigrati al nostro Paese – prosegue l’inviato di Annozero – quanti anziani possono godere della pensione grazie al lavoro di quelle persone. Ma è una guerra tra poveri, dove c'è chi è povero e chi lo è di più. C’è sempre un sud del sud. Nel programma della Lega si legge: prima ai nostri, e poi anche agli altri. Le donne immigrate sono invece venute a ribadire, con estrema dignità, che il diritto è uguale per tutti".

Ruotolo è rimasto molto colpito dall’attacco compiuto dalle mamme alla signora Graziella, la responsabile (volontaria) della mensa di Adro: "Non me lo aspettavo, mi ha ferito molto. In 22 anni di lavoro con Santoro non mi sono mai permesso di esprimere una mia opinione durante i collegamenti, e giovedì sera mi sono dovuto trattenere. Nessuno ha aggredito me, ma sono rimasto sconvolto dalle aggressioni cui ho assistito. Ho cercato di rimanere freddo, ma credo si sia notato anche da casa che ero in difficoltà". L’ha notato anche Santoro, che gli ha chiesto di essere più fermo nel concedere il microfono.

Da il Fatto Quotidiano del 24 aprile

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Emergency, la libertà di far pagare chi mente sapendo di mentire

di Carlo Cipiciani

Gino Strada, il fondatore di Emergency, ha annunciato di aver querelato i quotidiani Il Giornale e Libero per i titoli dei giorni scorsi in cui si diceva che i tre operatori fermati nella ancora poco chiara operazione dei servizi Afghani all’ospedale di di Lashkar Gah avevano confessato: “Ci aspettiamo un titolo con scritto sono innocenti. Ma la spazzatura non lo fara', continueranno a fare il loro sporco mestiere”.

Il Giornale sui nostri tre connazionali ha detto un po’ di tutto. Prima ha sparato un titolone sulla confessione dei nostri connazionali, salvo poi contraddire nell’articolo quanto scritto nel titolo, in barba alla coerenza. Forse perché Feltri crede che i suoi lettori si limitino a leggere i latrati (pardon, i titoli). Poi il quotidiano ha riportato alcune deliranti “rivelazioni” di personaggi afghani, prese come se fossero oro colato. Poi li ha accusati di essere dei “pirla”, dando implicitamente per scontata una loro responsabilita' indiretta nell’accaduto.

Poi, quando l’evidenza dei fatti e l’azione saggia, dopo un tentennamento iniziale, del ministro Frattini, del sottosegretario Letta e dei loro collaboratori, hanno mostrato la totale innocenza dei tre operatori di Emergency, si è accanito oltre il limite della decenza sulla balla del rifiuto del volo di Stato, artatamente accesa dal sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto, nonostante la notizia fosse stata prontamente spenta dalle dichiarazioni dei responsabili di Emergency e dalla Farnesina. Libero si è accodato, più o meno sulla stessa falsariga.

Sarebbe un bene che i due quotidiani chiedessero scusa o facessero ammenda in qualche modo. Facendo una cosa che non sono abituati a fare: dire semplicemente la verita', e separando i fatti dalle loro – legittime – opinioni. Anche quando esse sono dettate dall’astio verso un organizzazione che può avere posizioni politiche distanti da loro, ma che si occupa di curare feriti di guerra. Spesso civili, spesso bambini.

Ma non lo faranno. Anzi, sembra gia' di sentire Feltri e Belpietro gridare all’intimidazione ed ergersi a difensori della liberta' di parola e di stampa. E allora, repetita juvant: riguardo i titoli del Giornale, come disse Alberto Sordi, “La liberta' (di parola) è una bella cosa, peccato che ce ne sia troppa”. E ancora, come si era detto anche qui, è bene ricordare che ci sono delle affinita' tra il dire fregnacce e l’esprimere la propria opinione. Ma ci sono anche tante differenze.

Fonte: http://www.giornalettismo.com/archives/60560/emergency-giornale-liberta-pagare/

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Internet: Youtube spegne 5 candeline

Il 23 aprile 2005 il primo filmato caricato, girato nello zoo di San Diego

ROMA - YouTube festeggia il quinto compleanno. Per il sito di video sharing piu' famoso del mondo e' gia' passato un lustro da quando, nell'aprile aprile 2005, il primo filmato fu caricato su internet. Il video, datato 23 aprile, mostra uno dei fondatori del sito, il giovane Jawed Karim, di fronte alla gabbia degli elefanti nello zoo di San Diego. Chiamato ''Me at the zoo'', il filmato dura appena 19 secondi, non e' ne' interessante ne' di qualita' elevata, eppure fino a oggi e' stato visto da oltre due milioni di internauti.

Da quella data YouTube ha fatto molta strada. Nell'ottobre del 2006 e' stato acquisito dal colosso del web Google per 1,65 miliardi di dollari; ha abbracciato la pubblicita', i video in alta definizione e ha stretto accordi con alcune case di produzione cinematografiche e televisive per pubblicare film e telefilm in versione integrale. Il 9 ottobre del 2009, terzo anniversario dell'acquisizione da parte di Google, YouTube ha annunciato di aver superato il traguardo del miliardo di video visti ogni giorno in tutto il mondo. In questi primi cinque anni sul sito sono stati caricati filmati per una durata complessiva quantificata in 1.700 anni.

Fonte: ansa.it

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Maroni:"A certi giocatori darei il daspo"

Bisogna sanzionare certi comportamenti con fermezza

di: Germano Milite

PISTOIA - Al ministro degli Interni Roberto Maroni non deve essere piaciuto per niente il gesto compiuto da Radu al termine del derby tra Lazio e Roma. All'esultanza di Perrotta per la vittoria, infatti, il giocatore biancoceleste ha risposto con un bruttissimo calcione rifilato proprio al centro campista romanista. Tutto questo, osserva Maroni durante il suo intervento al Memorial Giampaolo Bardelli tenutosi a Pistoia, "in modovisione".

Un comportamento, dunque, meritevole del "daspo"; il provvedimento di divieto d'accesso allo stadio per un periodo di 3-4 anni viene dato ai tifosi violenti.
Per il ministro leghista, difatti, una simile azione "punitiva" servirebbe a far comprendere con il giusto rigore che "le squadre di calcio devono rendersi conto che se non sanzionano questi comportamenti non bloccano il diffondersi di esempi negativi".

In effetti, prevedere stesse pene per i giocatori violenti e per i tifosi violente, potrebbe essere un'idea decisamente efficace per scoraggiare episodi squallidi ed assolutamente antisportivi come quelli ai quali tante volte si assiste. Lo scandalo, poi, è che per Radu non v'è stato alcun provvedimento per il deprecabile gesto da parte del giudice sportivo e che, giusto per fare un esempio, a Quagliarella sono state date 3 giornate per un vaffa di troppo rivolto all'arbitro. E se magari il giocatore laziale non meritava il daspo, di sicuro 10 giornate fuori dai campi sarebbero state più che giuste come esemplare punizione.

Fonte: http://www.julienews.it/notizia/cronaca/maronia-certi-giocatori-darei-il-daspo/45958_cronaca_2.html

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La nuova Giunta di Vendola: 7 donne su 14

di BEPI MARTELLOTTA

BARI - Il presidente Nichi Vendola ha chiuso il cerchio e martedì, con la sua proclamazione in Corte d’Appello, ufficializzerà la nuova squadra di governo. Il governatore ha innanzitutto realizzato l’obettivo di comporre una giunta per metà donna: sono 7 su 14, infatti, gli assessori «rosa» con i quali compensare la scarsa presenza femminile (appena 3 su 70) in consiglio regionale. E ha chiuso la trattativa con il Pd, che rivendicava il sesto posto in giunta, così come si era prefissato: sarà Marida Dentamaro, l’ex vicesindaca di Bari passata nelle grazie di D’Alema e nella direzione nazionale Pd, la vicepresidente della nuova giunta.

Con lei, i cinque esponenti Pd confermati (Capone, Gentile, Amati, Minervini e Pelillo), 2 esponenti di Sinistra Ecologia e Libertà (Fratoianni e Sasso), i tre «tecnici» confermati (Fiore, Barbanente e Godelli), 1 assessore in quota «Puglia per Vendola» (il confermato Stefàno), il pm in aspettativa eletto con l’Idv Nicastro e, infine, la settima donna - proposta dalla Federazione della Sinistra - Campese.

Il braccio di ferro col Pd si è concluso con l’ingresso della Dentamaro e la «compensazione» della vicepresidenza del Consiglio ad Antonio Maniglio. Presidente dell’assise, così come da tempo rivendicato da Vendola, sarà il socialista di Sel Onofrio Introna, che lascia la giunta insieme a Losappio (probabile capogruppo di Sel) e Loizzo (sarà capogruppo Pd).

Trovata la quadra, è il Pd che ora si appresta - in ritardo sui tempi - ad affrontare la resa dei conti interna. Il segretario Sergio Blasi ha convocato, infatti, per lunedì prossimo l’ufficio politico del Pd che avrebbe dovuto concordare gli assessori da proporre a Vendola. Assessori che, ormai, sono stati già scelti dal governatore e concordati col partito.

Al ritardo (in cui si inserisce il segretario della Bat Ruggero Mennea, per chiedere in giunta una rappresentanza Pd della provincia, già assegnata da Vendola alla Federazione della Sinistra) si aggiunge l’azzardo tentato dal segretario nelle ultime ore della trattativa (l’aver inviato Michele Emiliano e Maniglio a convincere Nichi di nominarlo vicegovernatore, nonostante le indicazioni contrarie del partito di Bersani). Una mossa, la sua, che non è piaciuta nè a Roma nè a ai pugliesi di Area democratica, tra l’altro già in protesta per essere stati estromessi dalla delegazione delle trattative.

Ora, a giochi fatti, è Gero Grassi - forte del malcontento diffuso anche tra i dalemiani nei confronti di Blasi - a tirarsi i sassolini dalle scarpe: «L’ufficio politico di lunedì è quello di un partito che si comporta come un elefante - dice - rispetto ai tempi di un presidente che si muove come un anguilla. È l’ennesimo errore commesso da Blasi: le ha sbagliate tutte, dalle primarie in poi. La giunta ormai è fatta, noi da domani dobbiamo ricostruire il Pd e dobbiamo farlo con i soggetti storici, gli ex Ds e gli ex Margherita, per dimostrare a Vendola che il Pd non è un partito di pezzenti».

I segnali mandati da Vendola al Pd sono molteplici: totale autonomia nelle scelte e nelle caselle, a fronte delle richieste dell’alleato; nessun condizionamento, dopo che i maggiorenti del partito (da D’Alema in giù) prima delle primarie hanno tentato di disarcionarlo per far posto all’intesa con l’Udc; addio all’idillio col sindaco di Bari, «penalizzato» sia dal no di Nichi all’ingresso in giunta di Blasi (che gli avrebbe consentito di riprendere le redini del partito da segretario) sia dalla scelta della Dentamaro (invisa al sindaco dai tempi dello «strappo» al comune di Bari). La partita a scacchi tra il governatore e il Pd, fatto il governo, è solo agli inizi.

fonte: www.lagazzettadelmezzogiorno.it

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23 aprile 2010

Habemus P2P: sharing dichiarato legale in Spagna

di NINJAMARKETING

Cari ninja, reduci e non dalla festa romana dei pirati del 20 marzo scorso, abbiamo grandi notizie: il P2P in Spagna è legale.

Un tribunale di Barcelona, infatti, ha stabilito che – in quanto scambio di dati tra privati – lo sharing non costituisce reato.

La penisola iberica è una vera mosca bianca: in Italia la sentenza dei giudici contro Google ha fatto scalpore (ed è ancora recente l’incontro “Internet è libertà” di Montecitorio) e idem dicasi per le sovratasse sugli store di memoria legate al decreto Bondi.

Iin Francia è stato stabilito che dopo tre reati online si è disconnessi dall’accesso alla Rete ed in Gran Bretagna si opta per il blocco totale dei siti connessi all’attività di sharing. Per non parlare delle vicende che hanno condotto alla chiusura di The Pirate Bay, nonostante i numerosi tentativi di salvataggio.

La decisione del tribunale spagnolo ha preso le mosse da una denuncia della SGAE (Sociedad General de Autores y Editores), l’equivalente della SIAE. L’accusato era Jesus Guerra, proprietario del sito elrincondejesus.com che era già stato invitato a chiudere nel giugno scorso. Il sito, in realtà, è solo uno spazio che ospita link per il download di materiali audiovisivi senza però che siano fisicamente presenti sul proprio server.

Come dunque ha osservato il giudice di Barcelona (dopo l’ovvia constatazione che Guerra non ricava alcun introito economico dal sito): “Il sistema di link è la base stessa di Internet“. Sacrosanto. Peccato che non tutti siano illuminati come lui.
Risultato: il sito si è trasformato in uno strumento di propaganda per la libertà in Rete al motto di “No al cierre de webs“ (“No alla chiusura del Web”), soprattutto perché il Governo – con la cosiddetta Ley Sinde – promette di dare battaglia anche ai siti contenenti semplicemente link.

Chi l’avrà vinta? Voi per chi tifate? E in ambito musicale avete già visto l’iniziativa di Music Matters? Credete che la musica sia più danneggiata dallo sharing?

Fonte: http://www.ninjamarketing.it/2010/04/23/habemus-p2p-sharing-dichiarato-legale-in-spagna/

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Equilibrio dei Tg nella vicenda Fini Berlusconi

di OSSERVATORIO TG ARTICOLO 21

I TITOLI DEL 22 APRILE - E poi accade quello che non ti aspetti. C’era molta attesa questa sera per conoscere l’impaginazione dei telegiornali sullo scontro tra Fini e Berlusconi durante la direzione nazionale del Pdl. Vi confessiamo che siamo rimasti in un certo senso spiazzati, perché ci aspettavamo un tifo da stadio per questa o quella fazione. Ed invece è accaduto che tutti i telegiornali, ad eccezione del Tg4 di Emilio Fede, ma questo era scontato, hanno trattato l’argomento in maniera equilibrata, riportando, con diversi servizi di approfondimento, le due posizioni a confronto.

Tra i Tg segnaliamo inoltre quello de La7 con la copertina dedicata alla ricostruzione televisiva dello scontro tra i due leader del centrodestra senza alcun commento, ed il successivo sondaggio in cui è stato chiesto ai telespettatori se Fini può essere paragonato a Balotelli, il calciatore dell’Inter che nell’ultima partita di coppa si è tolto ed ha buttato la maglietta della sua squadra. Come dicevamo c’è un’eccezione, quella del Tg4. Emilio Fede ha impostato metà del suo telegiornale sulle dichiarazioni del premier , intervistando in diretta il vicepresidente dalla camera Maurizio Lupi, di stretta osservanza berlusconiana e non ha mai citato il nome di Fini.

Dunque dopo aver commentato la notizia di oggi ci chiediamo: c’è forse un new deal nell’informazione politica all’interno dei nostri Tg? Da domani vedremo se sarà così , oppure se si tornerà ad una informazione politica fatta solo di citazioni e pochi approfondimenti. Dell’argomento continueremo a parlare alla fine di questo osservatorio, nello spazio dedicato al commento, con l’intervista al professor Mario Morcellini, preside della facoltà di Scienza della Comunicazione dell’ Università La Sapienza di Roma.

Fonte: http://www.articolo21.org/1024/notizia/equilibrio-dei-tg-nella-vicenda-fini-berlusconi.html

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Bossi, è crollo governo, verso fine patto Pdl-Lega

Il leader del Carroccio: Fini andava cacciato Premier: predellino? Certe cose non si ripetono

ROMA - "Siamo davanti a un crollo verticale del governo e probabilmente di un'alleanza, quella di Pdl e Lega. Fini, invidioso e rancoroso per le nostre ripetute vittorie ha rinnegato il patto iniziale e non ha fatto altro che cercare di erodere in continuazione ciò che avevamo costruito". Lo dice Umberto Bossi in un'intervista sulla Padania. Bossi definisce Fini " "un veccho gattopardo democristiano" e dice che Berlusconi "avrebbe dovuto sbatterlo fuori subito senza tentennamenti invece di portarlo in tv dandogli voce e rilievo".

L'analisi di Bossi è che Fini "ha lavorato per la sinistra, comportandosi come un vecchio gattopardo democristiano: fingi di costruire per demolire e non muovere nulla". Secondo Bossi, con queste premesse, "sarà proprio la sinistra a vincere le prossime elezioni. Grazie a lui".

"Fini - dice ancora i leader della Lega - è palesemente contro il popolo del Nord, a favore di quello meridionale. D'altra parte era troppo spaventato delle possibili conseguenze del federalismo, che comunque avrebbe fatto bene anche al Sud". Il rimproero a Berlusconi è di non averlo subito 'sbattuto fuori ''. "Quella era la strada da seguire".

Bossi traccia la rotta per il futuro: "Finita la stagione del federalismo, un concetto abbandonato, dobbiamo iniziare una nuova stagione, un nuovo cammino del popolo padano. Purtroppo oggi non ha più senso parlare di federalismo alla nostra gente che potrebbe sentirsi tradita da ciò che non siamo riusciti a fare. Una nuova strada ci aspetta e sarà una strada stretta, faticosa, difficile ma che potrebbe regalarci enormi soddisfazioni".

"Saremo soli - conclude il leader leghista - senza Berlusconi. La nostra gente non digerirà facilmente la mancata conquista del federalismo e noi Lega, dovremo comportarci di conseguenza. Berlusconi quindi diventerà il vero e unico baluardo anticomunista del paese e prevedo che raccoglierà molti consensi".

IO SONO PER LA MEDIAZIONE MA PAZIENZA GENTE NO - "Io sono per la mediazione, certo, ma la gente del nord, i leghisti, sono arrabbiatissimi, è un vero bombardamento di persone che non ne possono più di sceneggiate, rinvii e tentennamenti": lo ha detto Umberto Bossi, parlando al telefono con l'ANSA, a proposito della situazione del Governo dopo la querelle tra Fini e Berlusconi. "Noi vogliamo fare le riforme, i miei vogliono le riforme" ha aggiunto Bossi "e io devo interpretare le richieste della base, della gente che è stufa".

NON VOGLIAMO GETTARE BENZINA SU FUOCO MA... - "Non vogliamo gettare benzina sul fuoco ma la gente del nord è stufa marcia, basta ascoltare quel che dice la gente per strada o alla radio. Riforme subito!": lo ha detto all'ANSA il ministro Umberto Bossi, interpellato a proposito delle sue dichiarazioni sul Governo riportate stamani dal quotidiano della Lega 'La Padania' in cui lo stesso Bossi aveva accennato al rischio di una fine dell'alleanza Lega-Pdl.

BOSSI, FEDERALISMO RESTA MA BISOGNA FARLO SUBITO - "Diciamo che il meccanismo del federalismo resta in piedi. Ma deve essere fatto subito!": lo ha detto all'ANSA Umberto Bossi interpellato a proposito delle sue affermazione sulla possibile fine dell'alleanza Lega-Pdl. "Non posso andare di fronte alla mia gente a dire che non stiamo realizzando quel cammino che avevamo intrapreso - ha aggiunto - E quello che sta accadendo frena le riforme. La gente del nord è stufa e lo ha fatto capire chiaramente. Tutto qui". Bossi, pur usando un tono estremamente deciso, è apparso sereno e tranquillo, tanto da scherzare con il cronista nella maniera che usa quando è di buon umore: ovvero rispondendo con una risata alla prima domanda su quale fosse la sua analisi su quanto stava succedendo.

BERLUSCONI SCHERZA, PREDELLINO? CERTE COSE NON SI RIPETONO - ''Salire sul predellino? No, no, certe cose non si ripetono mai: buona la prima''. Con questa battuta scherzosa il premier Silvio Berlusconi ha risposto a un fotografo che, nel corso della presentazione del Suv della Uaz da lui acquistato per una scommessa con Vladimir Putin, gli chiedeva di salire sul
predellino dell'auto. E' stato il premier a introdurre il discorso del predellino. Ammirando la vettura, Berlusconi ha scherzato con i fotografi e i giornalisti presenti: "Vedo che c'é un meraviglioso predellino". A quel punto un fotografo gli ha chiesto di salirci sopra per uno scatto. Ma Berlusconi, scherzando, gli ha risposto: "No, no, certe cose non si ripetono mai: buona la prima".
ZAIA: NON SI PUO' INVENTARSI LEGA COME CAPRO ESPIATORIO - Secondo il governatore del Veneto, Luca Zaia "non è accettabile inventarsi la Lega come capro espiatorio" perché "la Lega è al Governo per fare le riforme e ieri" nella direzione del Pdl "si sono sentite cose e attacchi inaccettabili". Zaia lo ha detto in diretta a Radio Padania libera. Rispondendo ad una domanda sulla presa di posizione di Bossi nei confronti della maggioranza Zaia ha spiegato "Certo il negoziato è duro, in virtù del fatto che nella Pdl non tutti la pensano come, Berlusconi, Bossi, Maroni o Calderoli, ovvero gli uomini che credono nelle riforme. Si deve prendere purtroppo atto che sta nascendo un partito del sud, della conservazione, mentre i cittadini vogliono il federalismo fiscale". Quanto alla possibilità che Bossi trovi uno spazio di mediazione Zaia ha spiegato "la speranza è l'ultima a morire e noi siamo per la ricomposizione ma i toni sentiti ieri non fanno presagire subito giornate di sole. In ogni caso se si dovesse andare al voto anticipato i cittadini hanno ben chiaro di chi sono le responsabilità".

FRATTINI: NON CREDO ELEZIONI, BERLUSCONI RAFFORZATO - Il ministro degli esteri Franco Frattini non crede che dopo lo scontro di ieri tra Berlusconi e Fini le elezioni siano più vicine e ritiene anzi che il premier ne sia uscito rafforzato. "Credo di no", ha risposto ai giornalisti che a Tallinn, a margine della ministeriale Nato, gli chiedevano se si andrà al voto. "Il risultato della votazione finale di ieri è tale da assegnare al gruppo di Fini tra il 5 e l'8%: una componente lontanissima da quella annunciata un po' baldanzosamente alla vigilia", ha rilevato Frattini. "Dodici soli voti a favore danno l'idea della differenza tra dissentire, che è legittimo, e organizzarsi strutturalmente come una componente attiva pronta a votare anche contro la maggioranza e il governo. Questo non è stato condiviso anche da molte persone che pure erano andate alla riunione di Fini o che avevano dimostrato simpatia per alcune delle tesi da lui sostenute", ha affermato il titolare della Farnesina, citando la questione delle riforme condivise e dell'immigrazione. Secondo Frattini, lo scontro di ieri "é servito a fare chiarezza" su questo punto. "Berlusconi ne esce rafforzato, mentre chi pensava di indebolirlo non ha conseguito il suo obiettivo", ha affermato il ministro.

ALEMANNO: PREGHIERA A BOSSI,LASCIATECI TROVARE SOLUZIONE - "L'unica preghiera che faccio nei confronti di Bossi e della Lega è quella di lasciare a noi il compito di risolvere il problema: questo è un problema nostro, interno al Pdl e ce lo risolveremo al nostro interno". Lo ha detto il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, al termine del convegno del centenario del sindacato dei cronisti romani. "E' inutile - ha aggiunto - andare a commentare dall' esterno, sento parole molto pesanti. Lasciateci lavorare per trovare una soluzione".

BOCCHINO, FALSI NUMERI VERDINI SU VOTO DIREZIONE - "Verdini è un furbo manovriere di assemblee, ha contato solo i contrari, non i favorevoli e i numeri del documento finale sono errati". E' quanto ha dichiarato Italo Bocchino (Pdl) questa mattina a Omnibus su LA7. "Hanno votato una sessantina a favore e 13 contrari - ha concluso il vicecapogruppo del Pdl alla Camera - i numeri sono questi e non 171 a 12, visto che eravamo in tutto 171".

VERDINI, FINI LASCI PRESIDENZA CAMERA - "I numeri usciti dalla direzione nazionale del partito sono chiari. Il PdL rifiuta le correnti, perché non è un partito tradizionale ma un patto con gli elettori che non può mai essere interrotto". Così il coordinatore nazionale del PdL, nel suo intervento a "La telefonata", su Canale 5. Verdini boccia l'idea di un coordinatore finiano e ribadisce la posizione di Berlusconi sulle dimissioni di Fini: "Le cariche istituzionali sono terze rispetto ai partiti. Fini stesso dovrà concludere che, se vuole svolgere un ruolo politico attivo, bisogna che ricopra un altro ruolo rispetto a quello della terza carica dello Stato". Ma Verdini allarga il discorso al vice capogruppo Italo Bocchino: "Le cariche di partito sono una cosa, le funzioni di partito un'altra. Il vicecapogruppo deve godere della fiducia della maggioranza dei parlamentari in base a un programma preciso. Ovvio che, ove mai questo programma venisse messo sistematicamente in discussione, un problema di compatibilità si porrebbe da sé ". Se Fini e i suoi prendessero in Parlamento posizioni diverse da quelle del PdL, secondo Verdini "sarebbe una responsabilità grave. Dietro al programma di governo ci sono 16 anni di cammino politico in comune tra Forza Italia e Alleanza Nazionale. Ma Fini ha dichiarato che la tenuta del governo non è in discussione". Alla domanda su che cosa succederà se ci saranno scintille in Parlamento per effetto delle posizioni dei finiani, Verdini risponde: "Il Parlamento è il luogo della discussione, se le scintille in questione vanno in questa direzione ben venga. Ma se invece si tratta di guerriglia parlamentare per bloccare il lavoro del governo, allora si tratterebbe di una responsabilità grave".

SCHIFANI, MI AUGURO LA QUIETE DOPO LA TEMPESTA - "Mi auguro che dopo la tempesta, come sempre, arrivi la quiete". Il presidente del Senato, Renato Schifani, che questa mattina ha visitato la Sindone a Torino, commenta così le tensioni all'interno del PdL tra il premier Silvio Berlusconi e il presidente della Camera, Gianfranco Fini. "Mi auguro la quiete da uomo di istituzioni - sottolinea il presidente del Senato - perché il paese ha bisogno di un clima meno teso e meno conflittuale per la sua governabilità". "Adesso - continua - tutto dipenderà dall'atteggiamento che la componente minoritaria che ieri si è disegnata nella direzione nazionale (del PdL, ndr) avrà in Parlamento. Sui temi etici vi sarà sempre, come in tutti i partiti, libertà di coscienza, ma sull'attuazione del programma e sugli altri argomenti - conclude Schifani - si verificherà quotidianamente quale sarà la tenuta della maggioranza".

RIFORME: FINI, BENE PREMIER SU AMPIO CONSENSO - "Credo che sia un fatto positivo che il presidente del Consiglio ieri nel suo intervento abbia detto che è opportuno fare le riforme con il più ampio consenso possibile". Lo ha detto il presidente della Camera Gianfranco Fini parlando ad un incontro all'istituto Stensen di Firenze. "Se le riforme si fanno in modo condiviso - ha proseguito Fini -, queste sono quelle che durano di più e riescono a sviluppare il loro aspetto positivo in tempi più brevi e in misura più efficace".

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