12 maggio 2010

Donne di Forza Nuova scatenate: 'Stupratele, tanto abortiscono'

A Massa durante un convegno sulla pillola Ru486, l'incitamento da parte delle estremiste di destra contro le contestatrici

di Giampiero Calapà


Insulti misogini pronunciati da donne contro altre donne: "Stupratele tanto abortiscono", violenza con spintoni e la telecamera della tv locale "Antenna3" distrutta, oltre al caos politico con reciproche accuse tra i partiti. L’iniziativa di domenica scorsa sulla pillola Ru486, organizzata al Teatro dei Servi di Massa dalla rivista "Ordine Futuro" (riconducibile a Forza Nuova), lascia questa eredità alla città toscana, non nuova a tensioni e episodi di violenza fra estrema destra e Carc (Comitati di appoggio alla resistenza per il comunismo).

Al convegno, a cui partecipavano diversi medici e altre sigle politiche, come i Radicali, il parapiglia è cominciato sulle parole del leader di Forza Nuova, Roberto Fiore: "L’aborto è come l’eutanasia". A quel punto, racconta la giornalista di Antenna3, Manuela D’Angelo, "un gruppo di donne del comitato 'Usciamo dal silenzio' hanno deciso di abbandonare il teatro". Qualcuna di loro ha gridato "siete i soliti fascisti". "Ci avevano già riconosciute mentre entravamo – raccontano una rappresentante del comitato – e alcuni di loro ci hanno detto che quella era la casa dei fascisti, che era il prezzo da pagare alla democrazia che noi abbiamo voluto, una vergogna".

Anche perché fuori dalla sala del convegno, dopo le parole di Fiore, gli insulti si sono fatti più pesanti e quello "stupratele tanto abortiscono" per bocca di una simpatizzante dell’area di estrema destra ha fatto molto male, proprio perché pronunciato da un’altra donna. "Da parte nostra – precisano al comitato – non c’è stata alcuna provocazione, ma ci siamo sentite dire anche altre cose come: 'Se non apriste le gambe certe cose non servirebbero', incitazioni allo stupro gravissime".

Sentite le urla provenienti da fuori la sala del convegno, D’Angelo e il direttore di Antenna3 Andrea Lazzoni, per l’occasione in funzione da operatore, sono accorsi al corridoio d’ingresso, ma "ragazzotti di destra, non sappiamo se tesserati a Forza Nuova o meno, ma comunque simpatizzanti, hanno alzato le mani scaraventando per terra la telecamere e minacciandoci fisicamente". A un chilometro di distanza dal Teatro dei Servi, contemporaneamente, andava in scena una manifestazione di protesta delle sigle di estrema sinistra. Intanto la maggioranza in consiglio comunale, che va dall’Udc a Rifondazione ma senza il Pd, si è impegnata a chiedere al sindaco Roberto Pucci di adottare un regolamento che consenta di non concedere spazi pubblici, quel teatro è comunale, a soggetti di evidente ispirazione "xenofoba, razzista, omofoba e fascista": chiudere le porte di Massa a movimenti come quello di Fiore insomma.

Dal Pdl arriva la difesa, invece, dei camerati di Forza Nuova, infatti per il consigliere comunale Stefano Caruso "tutto il caos è stato creato dai comunisti esaltati e anacronistici, altro che apologia di fascismo, l’iniziativa è stata utile per divulgare informazioni rispetto a un argomento poco conosciuto e oggetto di errate interpretazioni: è preoccupante sentire etichettare come antidemocratico chi si propone di fare cultura".

E per Forza Nuova chi ha minacciato o insultato "non è un esponente o iscritto al partito, ci dispiace che nessuno si sia accorto della sala gremita e dei professionisti che hanno preso parte al convegno". A muso duro contro il sindaco Pucci parte quel Partito democratico che qui non è nella maggioranza di centrosinistra: "Quando si amministra una città medaglia d’oro della Resistenza non si può transigere sui principi fondamentali facendo finta di non vedere". Francesco Mangiarcina, responsabile di Forza Nuova, replica che "il Pd che si schiera con i Carc lo fa solo per non perdere occasione di attaccare il sindaco Pucci, per loro motivazioni politiche che non ci riguardano".



Da il Fatto Quotidiano del 12 maggio

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IL PECCATO ORIGINALE DELL'AREA EURO

di Giancarlo Corsetti

Per molti anni, i paesi dell'area euro hanno preso a prestito emettendo titoli denominati nella valuta comune. Che sembrava produrre una difesa automatica dai problemi associati con il "peccato originale", mettendo i grandi debitori al riparo dai movimenti del cambio. Non è più così. Non solo l'Europa nel suo complesso, ma anche i paesi forti si avvantaggerebbero da una ripresa di investimenti e spesa. Rimane il problema di come renderla possibile, in una situazione di logoramento fiscale diffuso dopo ventiquattro mesi di crisi e parecchie ombre sui segnali di ripresa.

In molti paesi dell’area euro i problemi fiscali (alto debito o alto disavanzo) si sommano a problemi di competitività. I primi richiedono misure decise di correzione fiscale, i secondi si traducono in bassa crescita. Senza crescita, la correzione fiscale è pesante: maggiori imposte e meno trasferimenti riducono redditi già stagnanti, mentre i tagli alla spesa abbassano il livello di offerta di beni pubblici. Senza correzione fiscale, le prospettive di ripresa economica sono minate dal rischio paese: chi investirebbe in aree di instabilità macroeconomica e soggette ad attacchi speculativi?

L'ESEMPIO DEI PAESI BALTICI

La soluzione per riavviare la crescita in questi paesi, si dice, passa dal recupero di competitività. Come? Con una moneta unica, che esclude manovre del cambio, si può comunque attuare una “svalutazione interna”, ovvero una riduzione dei costi (salari e redditi) in termini nominali. A mali estremi, estremi rimedi: ad esempio il governo potrebbe prescrivere un taglio coordinato dei salari contrattuali - tutti i salari, non solo quelli della pubblica amministrazione.

Può funzionare? Dopotutto, i paesi baltici che hanno sperimentato misure simili sostengono di avere ottenuto buoni risultati. Hanno anche caratteristiche strutturali che li rendono diversi dalla media dei paesi dell’euro: sono piccoli, hanno una struttura politica che sembra capace di favorire accordi istituzionali su decisioni difficili, hanno un potenziale di crescita elevato per via dello stadio di sviluppo delle loro economie e della loro struttura demografica; infine, hanno un debito pubblico contenuto (ma un debito estero elevato).

Ignoriamo per il momento la domanda se svalutazioni interne simili a quelle degli stati baltici siano politicamente e istituzionalmente fattibili in paesi come Grecia, Portogallo, Spagna e via dicendo. E chiediamoci se possano veramente aiutare questi paesi a risolvere l’impasse alla radice della loro crisi.

IL PROBLEMA DEL DEBITO PUBBLICO

Il problema è il livello di debito pubblico. A parità di condizioni, in un paese con uno stock di debito pari al 100 per cento del Pil, una svalutazione interna del 20 per cento (una stima di quanto necessario per “recuperare produttivita” nel sud dell’Europa) si tradurrebbe in un aumento equivalente del valore delle passività del settore pubblico, in termini di beni e servizi prodotti. Ovviamente, il governo avrebbe benefici fiscali sul lato della spesa: in termini nominali, salari pubblici e pensioni cadrebbero del 20 per cento.

Ma anche il gettito delle imposte cadrebbero con la svalutazione. L’effetto immediato si sentirebbe certamente sul piano del bilancio pubblico: se il governo cambia tutti i contratti nominali a eccezione di quelli finanziari, una caduta dei prezzi interni in euro significa semplicemente che i contribuenti devono di più a chi detiene il debito pubblico del paese nel proprio portafoglio.

Lo stesso vale per il debito privato. Le imprese avrebbero l'ovvio vantaggio di vedere i propri costi cadere con i salari nominali, ma, se la svalutazione interna funziona, soffrirebbero di una caduta del loro fatturato nel mercato nazionale. Ad avere i benefici maggiori, dovrebbero essere le imprese esportatrici perché hanno margini di manovra per mantenere i prezzi alle esportazioni più alti di quelli interni, discriminando tra mercati.

Per funzionare, la svalutazione interna dovrebbe aumentare la crescita al punto che l’incremento delle passività pubbliche e private in termini di unità di prodotto interno è più che compensato dall’aumento nel volume di produzione: ciò produrrebbe più gettito fiscale e risparmi nella spesa sociale per il governo, nonché maggiori profitti per le imprese.

Questo è certamente possibile, ma poco plausibile. Nei paesi di cui stiamo discutendo, le cause della bassa crescita e della perdita di competitività sono strutturali. Èdifficile che la soluzione sia (solo) una svalutazione interna: nel migliore dei casi può offrire una “boccata di ossigeno” nel breve periodo, ma più probabilmente il suo impatto sarà negativo, per via degli effetti di bilancio descritti sopra.

UN PECCATO ORIGINALE

Ironicamente, tra i vantaggi tradizionalmente attribuiti all’adozione dell’euro, si indica spesso il fatto che governi e privati dovrebbero essere al riparo dai problemi patrimoniali creati da fluttuazioni del cambio, particolarmente acuti come ci insegna l’esperienza delle crisi negli ultimi decenni. Basta vedere quanto è accaduto ai paesi latino americani e in altri mercati emergenti, dove, per una serie di motivi, sia i governi sia le imprese hanno difficoltà a indebitarsi nella propria valuta e quindi emettono titoli denominati in dollari.

Nella letteratura economica, la patologia che “costringe” un paese a indebitarsi in valuta va sotto il nome di “peccato originale”. Un paese con il “peccato originale” è vulnerabile a crisi che si traducono in una caduta del cambio: invece di generare occupazione, un cambio debole genera fallimenti e difficoltà nel mercato del credito, che si trasformano in una caduta dell’attività economica.

Per molti anni, i paesi dell’area euro hanno preso a prestito emettendo titoli denominati nella “propria” valuta comune, a tassi bassi e con il beneficio di accedere a un mercato dei capitali europeo grande e liquido. La valuta comune sembrava produrre una difesa automatica dai problemi associati con il “peccato originale”, mettendo i grandi debitori al riparo dai movimenti del cambio. Ci stiamo ora rendendo conto che non è così.

Sfortunatamente, non esistono soluzioni semplici. Nei paesi che ora sono costretti a misure draconiane di correzione fiscale, una “svalutazione interna” avverrà anche senza misure politiche mirate, poiché il consolidamento fiscale avrà effetti deflativi sui prezzi: l’inflazione in questi paesi non solo sarà certamente più bassa rispetto alla media europea, ma sarà probabilmente negativa.

Qualunque sia la modalità di svalutazione interna, i problemi patrimoniali per i governi altamente indebitati, ma anche per famiglie e imprese, aumentano il rischio di strategie politiche che mettano l’intero fardello dell’aggiustamento macro e fiscale sulle spalle dei paesi deboli. Sarà difficile uscire dalla crisi senza una qualche forma di azione coordinata, che ad esempio subordini la svalutazione interna alla ristrutturazione del debito (il piano B su cui insiste Nouriel Roubini), o crei le premesse per un aumento della domanda (soprattutto di investimento) nei paesi in surplus. Entrambe le soluzioni sono politicamente spinose - la seconda perché si tratta del surplus commerciale tedesco.

Ma un grande surplus commerciale corrisponde per definizione a uno squilibrio dell’investimento interno (troppo basso) rispetto al risparmio. Una ripresa dell’investimento e della spesa nell’area euro rimane una prospettiva di grande razionalità, non solo per l’Europa nel suo complesso, ma anche per i paesi forti. Rimane aperto il problema di come renderla possibile, in una situazione di logoramento fiscale diffuso dopo ventiquattro mesi di crisi e parecchie ombre sui segnali di ripresa.

Fonte: http://www.lavoce.info/articoli/pagina1001705.html

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Fini: prematuri incontri senza risposte

'Soprattutto con intermediari' dice il presidente della Camera

(ANSA) - ROMA, 12 MAG - 'Fino a che non ci saranno risposte politiche ai problemi che ho sollevato e'prematuro fare incontri soprattutto con intermediari' dice Fini.

Parlando con i piu' stretti collaboratori spiega in questi termini il motivo per cui l'incontro con i vertici del Pdl appare prematuro. 'Nel corso della direzione nazionale - dice - ho sollevato problemi politici come la lotta alla corruzione e i costi del federalismo che oggi si sono rivelati piu' pressanti e reali. Attendo ancora risposte politiche'.

Fonte: ansa.it

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Caso Gugliotta, Viminale parte civile se Polizia responsabile

Procura Roma chiede scarcerazione del giovane

ROMA - "Qualora venissero accertate al termine dell'indagine responsabilità penali nei confronti di uno o più appartenenti alle forze dell'ordine" nella vicenda di Stefano Gugliotta, il giovane picchiato e arrestato dopo la gara Roma-Inter, "il ministero dell'Interno si costituirà parte civile". Lo ha annunciato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Elio Vito, nel corso del question time. Le indagini, ha proseguito Vito, "proseguono e al fine di chiarire tute le fasi dell'arresto e verificare ogni comportamento illecito, sono stati individuati tutti gli appartenenti alla polizia che hanno partecipato alle varie fasi del fermo e le loro annotazioni sono state trasmesse all'autorità giudiziaria per le valutazioni di competenza".

AGENTE INDAGATO, CHIESTA SCARCERAZIONE DEL GIOVANE - E' stato iscritto nel registro degli indagati il nome del poliziotto che ha sferrato il pugno a Stefano Gugliotta, arrestato la sera della finale di Coppa Italia, Inter-Roma. La Procura di Roma ha, inoltre, chiesto al Gip la scarcerazione del giovane romano sulla base del presupposta che sia "stato vittima - è detto nel provvedimento - di un atto arbitrario". Sulla richiesta del Procuratore aggiunto, Pietro Saviotti e del sostituto Francesco Polino si pronuncerà il gip Aldo Morgigni.

La richiesta di scarcerazione del giovane è arrivata al termine di una riunione svolta questa mattina in Procura. Al momento sono al vaglio degli inquirenti le posizioni degli altri poliziotti ascoltati ieri dal pm. Anche l'agente che è stato iscritto nel registro degli indagati è stato ascoltato dal pm nella giornata di ieri. L'atto istruttorio è stato ad un certo punto interrotto perché per la sua prosecuzione era necessaria la presenza di un avvocato. Per il poliziotto l'accusa è di lesioni volontarie aggravate dal fatto che è un pubblico ufficiale.

"Non ce la faccio più. Da oggi non voglio più mangiare né bere". Sono queste le parole che Stefano Gugliotta, il ragazzo di 25 anni picchiato dagli agenti di Polizia la sera della finale di Coppa Italia e ora detenuto nel carcere di Regina Coeli, ha detto questa mattina a suo padre. "Siamo arrabbiati - ha detto il padre che indossa anche oggi una maglia di color rosso - non vediamo l'ora che esca. Come fanno a difendere delle persone accusando mio figlio?".

STEFANO FA SCIOPERO DELLA FAME - "Stefano è in sciopero della fame e molto arrabbiato. E' pieno di rabbia per le cose che legge". Lo ha detto il deputato del Pd Emanuele Fiano, che questa mattina ha fatto visita a Stefano Gugliotta, il ragazzo di 25 anni picchiato dalla polizia la notte della finale di Coppa Italia e detenuto ora nel carcere di Regina Coeli. "Il governo, durante il Question time, ci dovrà dare notizie circa l'iter che ha vissuto il ragazzo - ha aggiunto - perché è ancora in carcere e soprattutto le notizie di cui è in possesso. Vogliamo tenere sotto pressione il governo in modo da non far passare sottovoce questo caso".

STEFANO HA SCRITTO LETTERA DI ACCUSA - "Ci aspettavamo di peggio. Stefano é molto determinato. Ci ha detto che dorme a sprazzi e che sta scrivendo molto. Questa notte si è svegliato arrabbiato ed ha scritto una lettera di accusa". Lo ha detto il consigliere del Pd della Provincia di Roma, Marco Palumbo, che questa mattina insieme al consigliere regionale Enzo Foschi, ha fatto visita al carcere di Regina Coeli a Stefano Gugliotta. Il giovane di 25 anni che è stato picchiato dalla polizia la notte della finale di Coppa Italia. "Voleva che consegnassimo la lettera alla madre - ha aggiunto Palumbo - ma non è stato possibile perché un responsabile del carcere lo ha vietato per regolamento". Nella lettera di quattro-cinque pagine, Stefano avrebbe ripercorso la sua vicenda e tutto quello che è successo la notte della finale di Coppa Italia. Al termine della lettera annunciava la sua volontà di iniziare lo sciopero della fame.

MADRE, STEFANO E' MOLTO PROVATO - "Stefano è nervoso, ha dei tic e si sta facendo dare delle gocce per poter dormire. Non sa cosa sta succedendo, è confuso e molto, molto provato". Lo ha detto la madre di Stefano Gugliotta, il giovane di 25 anni che è stato picchiato dalla polizia la notte della finale di Coppa Italia, che ha fatto visita al figlio detenuto nel carcere di Regina Coeli a Roma. I genitori sono ora insieme alla zia e la cugina di Stefano davanti al carcere di Regina Coeli in attesa di una sua possibile scarcerazione che, secondo il loro avvocato, potrebbe esserci dopo l'ora di pranzo.

Fonte: Ansa.it

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La fame vien… pedalando!

di Annalisa Audino

Cosa non si fa per una cena gratis! A Copenhagen, presso l’hotel di lusso Crowne Plaza, è necessario pedalare semplicemente un quarto d’ora per gustare una succulenta cena preparata dai migliori chef della struttura. Non è uno scherzo, ma l’originale iniziativa dei proprietari dell’albergo per produrre energia e soprattutto per comunicare che è possibile creare nuove fonti di energia anche attraverso nuove forme di sensibilizzazione e per dimostrare che è possibile coniugare servizi di lusso e massima efficienza con uno spreco energetico pari a zero. I volontari, pedalando su cyclette in grado di generare elettricità, hanno la possibilità di vincere un pasto da 200 corone (circa 27 euro) se riescono a produrre almeno 10 Wh di energia.

Funziona più o meno così: si pedala nella terrazza coperta dove sono state messe delle cyclette che, a una velocità media di 30 chilometri orari, sono in grado di produrre circa 100 Wh di energia elettrica in un arco di tempo di 60 minuti. Ogni volta che un ospite raggiunge 10 Wh viene premiato con il pasto gratuito e la potenza generata, calcolata via via grazie a un iPhone montato sul manubrio, viene conservata in una batteria e reinserita nell'alimentazione principale dell'hotel.

Ovviamente c’è necessità di molta energia, poiché l'edificio è composto da 25 piani e ben 366 camere: l’obiettivo è quello di verificare, entro giugno 2010, se questo tipo di produzione elettrica è in grado di competere contro il sistema a pannelli solari già installato sulla struttura. Inoltre, tra qualche mese, l'uso delle cyclette sarà aperto a tutti e quindi anche gli amanti del fitness potranno pedalare e produrre energia, senza per forza dover prenotare una stanza.

«Il progetto è nato in risposta al vertice di Copenhagen – spiega Frederikke Tømmergaard, dell’ufficio stampa dell’hotel – e per far sì che la città diventasse una delle più verdi del mondo con uno degli hotel più verdi al mondo, il nostro. Tutti possiamo contribuire ad una politica ecologica: questa è la dimostrazione».

«La scorsa settimana 15 persone hanno vinto la cena presso il nostro ristorante. Queste bici elettriche - spiega Allan Agerholm, general manager dell'albergo- offrono ai nostri clienti la possibilità di mantenersi in forma e al tempo stesso produrre energia. Sarà interessante vedere quanti aderiranno in futuro e quanta energia verrà prodotta». L’hotel che fa parte della UN Global Compact, il programma di responsabilità sociale delle Nazione Unite a cui aderiscono le imprese che si impegnano a rispettare alcuni principi in tema di diritti umani, lavoro e cura dell’ambiente, è certificato come edificio ecologico secondo la normativa europea, dotato esclusivamente di lampade a risparmio energetico, asciugamani ad aria e pannelli solari, ed è il primo hotel di tutta la Danimarca a disporre di energia prodotta interamente da fonti rinnovabili.

Se la pedalata ecologica avrà successo, l'iniziativa verrà esportata a tutti gli hotel della catena Crowne Plaza sparsi per il mondo: ovviamente è improbabile che l'intero sistema alberghiero venga totalmente alimentato con le biciclette dei clienti (100 Wh di energia sono appena sufficienti per tenere accesa una lampadina da 100 watt per un'ora), ma è sicuramente un buon inizio per dimostrare che è possibile migliorare e cambiare. Io ho già voglia di pedalare…e voi?

Fonte: http://enviinfo.blogspot.com/2010/05/la-fame-vien-pedalando.html

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10 maggio 2010

Mi chiamo Guido, creo problemi

di Marco Travaglio

Un anno fa Guido Bertolaso era l’Uomo della Provvidenza, in condominio con l’amico Gianni Letta. Un santo laico. E davanti a San Guido tutti si scappellavano deferenti. Uno dei tanti lecchini del Geniale di Feltri, subito dopo il terremoto, lo salutava così: “Bertolaso è un unicum, come lui nello Stivale non c’è nessuno. L’uomo dei disastri, l’eroe della protezione civile, il pronto intervento nelle catastrofi, lo sbroglia-pericoli… Bertolaso è organizzatore, soccorritore, solutore, consolatore. Emergenza rifiuti? Arriva Bertolaso. Emergenza incendi? Ancora lui. Emergenza tsunami? Sempre lui. Emergenza terremoto? Immancabilmente lui, con i suoi occhi seri, la voce rassicurante. L’Italia ha trovato il vero Uomo della Provvidenza”. Risolveva catastrofi, o almeno così pareva. Oggi le crea. E’ sempre l’uomo dei disastri, ma nel senso che li combina lui. Ogni volta che apre bocca, si apre una voragine peggiore di qualsiasi calamità naturale e, fatta la conta dei danni, deve intervenire il ministro Frattini Dry a metterci una toppa, dissociandosi a nome di tutto il governo, prima che qualche paese straniero ci dichiari guerra.

In quest’ottica Bertolaso è ancora molto utile: serve a giustificare la presenza di Frattini, questo pelo superfluo del governo Berlusconi. Dà un senso, una ragione di esistere all’altrimenti inesistente Frattini. Il quale poi, una volta rimediato alla catastrofe bertolasa, svanisce, sfuma, si dissolve lentamente come un Poltergeist. L’altro giorno un cronista del Giornale chiama San Guido per un commento sull’assegno da 25 mila euro staccato dal solito Anemone per sua moglie architetto, appena scoperto dagli inquirenti di Perugia. A quel punto il sottosegretario convoca una conferenza stampa a Palazzo Chigi e gioca d’anticipo. Si crede molto furbo: ora ve lo faccio vedere io di cosa son capace. E svela lui stesso che, ops!, si era dimenticato di quell’assegnino da 25 mila euro staccato da Anemone alla sua signora. Ma è tutto regolare: “Mia moglie, professionista in giardini, ebbe lavori da Anemone per il Salaria Sport Center, ma fece solo studi preliminari e ricevette 25 mila euro, regolarmente fatturati”.

Una “rivelazione” che fa a pugni con il solito ritornello, ripetuto anche l’altro giorno: “Non credo di aver mai mentito agli italiani, credo di avere la coscienza pulita”. Ecco: lui crede. In realtà, se non ha mentito, certo ha omesso. Non aveva mai detto che suo cognato, architetto Piermarini, vinceva appalti per le bonifiche ambientali alla Maddalena finchè la cosa non è emersa dall’inchiesta di Firenze. Non aveva mai detto che Anemone gli fece “dei lavoretti in casa per tapparelle e armadi”, pagati con assegno, finchè non l’hanno scoperto i magistrati. Non aveva mai detto che, con tutti i centri massaggi esistenti a Roma, lui si faceva massaggiare proprio nel Salaria Sport Village di Anemone e Balducci, finchè non l’hanno scoperto i magistrati. Intanto Anemone faceva man bassa di appalti pubblici nella Protezione civile. Conflitti d’interessi? Figuriamoci. Il Piermarini è il più bravo nelle bonifiche, “mica vorremo costringerlo a lavorare all’estero solo perché è mio cognato!”.

La signora Bertolaso è la più brava nel ramo giardini & affini, mica vorremo penalizzarla per la sua parentela. Monica la brasiliana è la più brava nei massaggi alla cervicale, come ti “sconocchia” lei non ti sconocchia nessuno, non vorremo mica sminuire la sua professionalità. San Guido ha riempito la Protezione civile di grassatori, tutti attualmente al gabbio, ma lui che ne poteva sapere: erano i più bravi grassatori sul mercato e “Balducci era gentiluomo di Sua Santità”. Addirittura. Poi la simpatica battuta sulla sua Monica e quella di Clinton, che riapre la voragine - spalancata ad Haiti e faticosamente chiusa da Frattini - col segretario di Stato Usa e l’amministrazione Obama. A proposito: chi danneggia l’immagine internazionale dell’Italia? Sabina Guzzanti, of course.

da Il Fatto Quotidiano del 9 maggio 2010

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Fratelli d'Italia

di Annalisa Battistini

Non è difficile trovare ragazzi di origine straniera nell'Istituto tecnico commerciale Toscanelli di Ostia. Ce ne sono molti. Per esempio ci sono Alin, Masha e Nader. Un diciassettenne (dalla Romania), una diciottenne (dalla Bielorussia), un sedicenne (dall'Egitto). Il regista romano Claudio Giovannesi mette a disposizione la sua telecamera per raccontare le loro storie. Lo fa senza trarne giudizi, senza fare la morale, senza dipingere in maniera forzatamente rassicurante il mondo dell'immigrazione e i giovani della seconda generazione. Perchè non esistono “fenomeni” ma persone. Non esistono concetti ma individui. E se una categoria si deve trovare, per unire questi tre ragazzi, è più quella dell'adolescenza che non quella dell'immigrazione. In questo sta l'interesse del documentario Fratelli d'Italia.

Alin, Masha e Nader sono prima di tutto identità in via di formazione, ingorghi di conflitti in via di elaborazione. Quelli che bisogna sbrogliare nell'età inquieta delle scuole superiori. E che, un adolescente di origine straniera, può vivere in maniera ancora più difficile. Perchè, da sciogliere, può esserci il rapporto con una famiglia che si percepisce distante, o viceversa la difficoltà di staccarsi dalla comunità di appartenenza, oppure la totale rimozione delle proprie radici. Alin sembra uscito da un film di Scorsese e alcuni luoghi di Ostia sembrano un bar di Brooklyn. Alin proprio non vuole integrarsi nella sua classe di italiani. Frequenta rumeni e si sente diverso ma anche unico e irripetibile, come accade spesso di volersi sentire da giovanissimi. Masha è stata adottata da piccola. È in tutto e per tutto italiana. Impossibile distinguerla da una sua coetanea romana. Masha ha un fratello nel paese di origine, che la “ritrova”, contattandola al telefono. Masha non sa che fare: vorrebbe (forse) andare a trovarlo. Ma ha molta molta paura di confrontarsi con il passato doloroso che ha messo sotto il tappeto. Nader ha una fidanzata romana, frequenta solo italiani, bestemmia pure e non pare incline a onorare le tradizioni islamiche a cui la famiglia tiene molto. Il suo conflitto è tra le mura domestiche. In particolare con la madre, un donnone che gliele canta e gliele suona con foga (alla faccia della sottomissione).

Alin ha dei problemi con l'esterno. Masha vive un conflitto interiore. Nader si scontra con la famiglia d'origine, dalla cui “cultura” desidera emanciparsi. Giovannesi racconta tre problematiche diverse cui, giustamente, è centrale e al tempo stesso secondario l'essere “stranieri”. L'adolescente è straniero a se stesso, deve formare la propria personalità. È in sé un coacervo di tensioni. Lo “straniero” è a sua volta soggetto di una negoziazione permanente con il mondo. Nell'adolescenza c'è un'estranietà e nel provenire da “altri mondi” c'è sempre un surplus di conflitto. La virtù del film, un lavoro essenziale a dire poco, è anche il suo limite.

Il regista si concentra su storie interessanti ma che suscitano una domanda provocatoria: perchè, di storie simili, non si occupa la televisione? Quelle di Alin, Masha e Nader sono storie prive di pregiudizi, che dobbiamo essere felici di vedere sullo schermo (grande, perchè il piccolo è già “occupato”). Ma un film come Fratelli d'Italia mette a nudo soprattutto la falsità televisiva, la cosmesi dello show e della fiction. Che non si occupano della verità, anche estetica, di questo paese. Che è piuttosto brutto e decisamente poco patinato. L'Italia precipita nel trasandato. Con scuole sdrucite – nonostante le belle facce di alcuni insegnanti – palazzoni tirati su con due lire, vestiti da quattro soldi. Tutto molto lontano dalle prime serate Rai e Mediaset. Fratelli d'Italia in un mondo normale entrerebbe nel circuito televisivo. Potrebbe addirittura essere il titolo di un format a puntate per celebrare i 150 anni dell'Unità d'Italia in maniera intelligente, conoscendo una parte (grande) del futuro italiano. Questi adolescenti meriterebbero una prima serata. Mentre il cinema pare troppo spesso costretto a “fare le veci” (come si trovava scritto nelle giustificazioni) di una carenza informativa e di una cattiva televisione. Intanto, negli States, il documentario ha scoperto da un pezzo il situazionismo. Vedere per credere – se riuscite a reperirlo – The Yes Men fix the world.

IL TRAILER


Fonte: http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2485956&yy=2010&mm=05&dd=10&title=fratelli_ditalia

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Fede su Saviano: "C'è gente che ha denunciato la camorra come Saviano ma senza rompere"

di Giorgio Santelli

Come fece Scajola con Biagi, ma speriamo senza dover piangere subito dopo. Emilio Fede attacca Roberto Saviano e Sabina Guzzanti. Nel secondo caso ce lo aspettavamo. Del resto Fede deve difendere Bondi ad ogni costo. Ma arrivare fino al punto di contestare Roberto Saviano, questo meriterebbe una alzata di scudi generalizzata. Io mi vergogno da giornalista, mi vergogno di appartenere a quello stesso albo a cui appartiene Emilio Fede. E spero che vi siano altri colleghi che si vergognino di chi dica, di Saviano come di qualunque altra persona che sacrifica sè stessa per compattere la criminalità, "Basta, Basta...c'è gente che lo fa senza rompere".

Prima Fede se la prende con Sabina Guzzanti e poi, quasi passando da palo in frasca, se la prende con Roberto Saviano. Non fa altro che sostenere la posizione espressa a più riprese da membri del governo, in primo luogo lo stesso Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Fede afferma: "giusto non andare a Cannes" dove c'è il film della Guzzanti (mi chiedo se questa posizione di un ministro della Cultura non sia anche uno sgarbo istituzionale nei confronti della Francia e del suo prinmcipale festival cinematografico); poi attacca chi comer Roberto Saviano grazie al suo libro e poi al film da esso tratto, vive sotto scorta perchè minacciato di morte dalla Camorra.

Da una parte si afferma che la vera scorta per i giornalisti che si battono contro la mafia è quella mediatica, l'attenzione della stampa alle loro battaglie. Fede, in controtendenza con tutta la stampa nazionale e internazionale, contro tutti gli organismi di categoria che si sono espressi più volte a favore di Saviano, decide di ascoltare i consigli non dell'Ordine dei Giornalisti ma di eseguire altri tipi di ordini che arrivano dal suo capo ed editore.

Infine mi chiedo. Oltre ai suoi telespettatori a chi parla Fede? In quella sua dichiarazione come direttore di uno dei 7 tg nazionali italiani, personalmente ci vedo anche un messaggio che oltre a delegittimare tutti coloro che si occupano di antimafia, legittimano i diretti concorrenti. Ovvero i mafiosi!

Vorrei che questa sera, nell'edizione del Tg4, Emilio Fede si scusasse con i telespettatori, si rendesse conto di quello che ha fatto, di quanto può essere davvero pericoloso lanciare questi messaggi di delegittimazione. E che chiedesse scusa a Roberto Saviano.

Fonte: http://www.articolo21.org/1113/notizia/fede-su-saviano-ce-gente-che-ha.html


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Quando i detersivi diventano allegri, anzi, bioallegri

di Annalisa Audino

Lava, stira, pulisci, cucina, porta i bambini a scuola, prendi i bambini a scuola, dai da mangiare al gatto, fai la spesa, sii efficiente al lavoro: la vita di oggi è esageratamente frenetica. E se è difficile trovare il tempo per uscire con gli amici, fare una passeggiata o una piccola vacanza, chi lo trova il tempo per fare la casalinga ecologica?!

Produrre ed usare detersivi biologici sembra quasi un privilegio di una ristrettissima e agiata élite che ha le possibilità economiche di scegliere prodotti particolari e il tempo per confezionarli ed usarli in casa. In realtà, è possibile ripensare un modo diverso di detergere, alla portata di tutti e con un occhio di riguardo all’economia ed uno all’ambiente. Il progetto è nato nel 2005, da un forum di discussione in cui i consigli per uno stile di vita più ecologico sono diventati un vero e proprio sito web ed una Guida ai detersivi bioallegri, pubblicata dal Gruppo Mondo Nuovo. Ben coscienti dell’importanza dei problemi ecologici relativi al pianeta, il gruppo ha deciso di dare il suo contributo partendo dalla quotidianità e comunicando e diffondendo il maggior numero di informazioni e trucchi per salvaguardare la collettività. «Abbiamo esplorato l'universo dei detersivi tradizionali – spiegano i fondatori del gruppo - abbiamo studiato i loro effetti e come sostituirli in modo efficace, economico e soprattutto rispettoso dell'ecosistema umano e globale, ma soprattutto abbiamo scoperto che coloro che cercano di vivere in modo ecologico sono tanti e così abbiamo creato il nostro gruppo, per aiutarci, consigliarci e confrontarci. Vorremmo costruire un nuovo modello di vita che sia caratterizzato dalla fratellanza e dalla condivisione non solo di beni materiali ma anche di abilità e idee».

I punti fondamentali per convertirsi ai bioallegri sono pochi e di semplice realizzazione. Il primo passo (economico ed ecologico) è imparare a fare a meno di tantissimi prodotti di cui abbiamo piena la casa: sono davvero pochi i prodotti essenziali per tenere pulita una casa ecologica. Dei prodotti ritenuti insostituibili è poi fondamentale saper leggere le etichette: gli ingredienti sono molto importanti e spesso le loro azioni possono essere sostituite da prodotti meno aggressivi. Tra le varie sezioni del sito, vengono proposte anche alcune ricette, oltre che consigli utili per numerosi lavori domestici: di semplice realizzazione sono, ad esempio, gli spruzzini di acqua e aceto per lucidare e togliere segni di calcare sui rubinetti e pulire i vetri senza bisogno di altri prodotti. Certo, ci vuole tempo: con l’avvento dei detersivi tradizionali abbiamo preso l’abitudine di volere tutto subito. I disinfettanti casalinghi hanno invece bisogno di qualche minuto in più per agire ed essere efficaci quanto quelli tradizionali. Ovviamente non è possibile passare l’intera casa a colpi di aceto e acqua ossigenata o aspettare ore perchè il calcare decida di andarsene, ma sicuramente è possibile trovare delle vie di mezzo che facciano da ponte tra tradizionale e biologico. Un buon inizio è capire che, pur utilizzando detersivi tradizionali, possiamo imparare dei trucchi che cambiano di molto l’impatto degli stessi sull’ambiente.

Per chi volesse acquistare la guida La Guida ai detersivi bioallegri, di M.T. De Nardis, Emi, 2008 può trovarla sul sito del gruppo e in libreria: i proventi della vendita saranno devoluti al Centro pediatrico di Goderich in Sierra Leone, creato e gestito dai medici volontari di Emergency. Per chi invece volesse far quattro chiacchiere con gli autori può seguire il loro blog. In ogni caso fate un giro sul sito internet: il simpatico stile degli autori vi invoglierà a vivere in modo ecologico!

Fonte: http://enviinfo.blogspot.com/2010/05/quando-i-detersivi-diventano-allegri.html

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06 maggio 2010

Grecia sotto shock




Continuano le proteste ad Atene anche se niente è più come prima dopo che 3 persone sono morte durante lo sciopero di mercoledì contro la manovra di austerità del governo, approvata dal Parlamento oggi pomeriggio. In questo momento è in corso la manifestazione davanti alle camere. Si tratta di cortei pacifici, senza incidenti, anche se tra la folla ci sono gruppi di fascisti che cercano di provocare lo scontro.

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Il mezzanino delle libertà

di marco Travaglio

Ma davvero qualcuno può pensare che il caso Scajola si chiuda con le dimissioni di Scajola? Ma davvero, come scrive Pigi Battista sul Pompiere della Sera, il caso Scajola è "una vicenda personale i cui contorni restano ancora enigmatici"? Queste piacevolezze sarebbe il caso di lasciarle agli addetti ai favori. Tipo Littorio Feltri, che addirittura si "leva il cappello" dinanzi al "valore del gesto" di Sciaboletta che “non risulta indagato” eppure s’è addirittura dimesso, dunque il cavalier padrone se lo deve riprendere al mercatino dell’usato per "utilizzarlo nel (e per il) partito allo scopo di riorganizzarlo specialmente in periferia" perché "in questo genere di incarico il dimissionato ci sa fare". O tipo Maurizio Belpietro, che se la prende con i "pm prevenuti" che hanno impedito a Scajola di "spiegare com’erano andate le cose e dimostrare di non aver nulla di cui vergognarsi", poi assicura che il pover’uomo è "sconfitto, ma non vinto" (però...) e "sogna di tornare e ricominciare".

Magari da un altro appartamento in saldo. L’impressione è che, accertatisi che la tragedia di quest’uomo ridicolo aveva indotto persino Berlusconi a scaricarlo, gli house-organ dichiarati e i finto-terzisti abbiano una gran fretta di archiviare il tutto come una faccenda isolata, persino bizzarra, e di ricominciare come se nulla fosse accaduto.

Come se, uscito di scena (per ora) il Rièccolo imperiese, non restasse sospesa una domanda grande come una casa, anzi come un mezzanino da 180 metri quadri vista Colosseo: perché mai il costruttore Anemone ha sborsato 900 mila euro per dare un tetto al ministro delle Attività produttive, già ministro dell’Interno e coordinatore di Forza Italia? Uno slancio di generosità per un povero homeless o qualcos’altro? La cricca gelatinosa e trasversale emersa dalle indagini fa sospettare qualcos’altro. Un qualcos’altro che spiegherebbe un altro capitolo del mega-scandalo: perché mai San Guido Bertolaso andava al Salaria Sport Village convinto di farsi innocenti massaggi contro la cervicale, e il titolare, il solito Anemone, lo affidava a una brasiliana in bikini per curargli una cervicale decisamente più bassa?

La cricca ricattava (e ancora ricatta) ministri e sottosegretari? Quanto è lungo il guinzaglio del premier e dei suoi discepoli, a partire dal coordinatore Verdini, indagato per corruzione e riperquisito nella sua banca (perché a questo siamo: il coordinatore del primo partito d’Italia e di governo ha una banca)? Mentre Bertolaso sostiene, restando serio, che non sono gli scandali del suo clan, ma il nuovo film della Guzzanti a guastare l’immagine dell’Italia, manca qualcuno che autorevolmente ponga queste domande. Potrebbe farlo il capo dello Stato, nelle cui mani il governo giura: speriamo che, nel tragitto fra Quarto e Marsala, trovi il tempo per un "monito" all’"autocritica" non ai magistrati che indagano, ma ai politici che rubano. Potrebbe farlo il presidente del Senato, se non fosse Schifani.

Potrebbe farlo Fini, ma verrebbe subito tacciato di tradimento e disfattismo. Dovrebbe farlo il maggiore partito di opposizione, detto anche Pd, che ancora balbetta di "palude" e di "strappi", come se temesse una crisi che lo coglierebbe, tanto per cambiare, impreparato. Certo è stata una grande idea mandare a Ballarò, a parlare di casa Scajola, Massimo D’Alema che nel ‘96 dovette lasciare l’appartamento Inpdap da 150 metri quadri a Trastevere dopo che il Giornale ne aveva svelato l’affitto decisamente bassino: come mandare Sircana a dibattere su Marrazzo o Gasparri a parlare di Einstein. Che Sallusti avrebbe azzardato un parallelo impossibile tra casa D’Alema e casa Scajola (D’Alema pagava poco, ma almeno pagava di tasca sua) era scontato. E mandarlo "a farsi fottere" è stato un altro colpo di genio. Un’opposizione adeguata alla gravità del momento dovrebbe dotarsi di argomenti un po’ più efficaci. E magari di leader in grado di rispondere: "Noi siamo diversi da voi". Il "siamo meno peggio" non è proprio il Massimo.

Da il Fatto Quotidiano del 6 maggio

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La vicenda Scajola non fa scuola. Il caso Verdini. Grande spazio alla Grecia

di Tutto Tiggì

I TITOLI DEI TG DEL 5 MAGGIO - La Grecia doverosamente in apertura su tutti i tg. Eravamo curiosi di verificare se il caso Scajola, entrato quasi a forza nei titoli dei giorni scorsi solo quando la frittata delle dimissioni stava per essere sfornata, avesse fatto scuola. Invece no. Il nuovo caso che riguarda il coordinatore della PDL Verdini, e che ha troneggiato in giornata su tutti i siti d’informazione, trova un certo spazio sui principali notiziari della sera.

Non meraviglia l’assenza della notizia su Studio Aperto e Tg 4; strano notare solo una rapidissima citazione all’interno dl TG La 7. TG5 e TG 1 ed il Tg 2 presentano servizi corretti, esaustivi e anche un po’ fotocopia. L’onore del titolo, per Verdini solo nel TG 3. Dunque è andata meglio rispetto al caso Scajola. Ma ci preme notare che né oggi, né nelle settimane precedenti i tg nazionali hanno avuto lo stimolo di approfondire le caratteristiche di un sistema corrotto e corruttivo che presenta aspetti, modalità e pericoli nuovi. Questo è il tema del commento affidato al Professor Alberto Vannucci, ordinario di Scienze Politiche all’Università di Pisa .

Per il resto, segnaliamo il televoto de La 7 dedicato alla opportunità o meno di celebrare i 150 anni dell’unità nazionale. A proposito: in serata si è saputo che un tecnico è morto in un incidente sul lavoro a Quarto, lo scoglio delle celebrazioni alla presenza di Giorgio Napolitano, ma nessun tg ha fatto in tempo ad inserirlo.
Ed infine , consigli per l’uso per le coppie scoppiate; ce li regala il Tg 5 che fa un titolo su come celebrare la fine di un amore. Meditate gente.

Fonte: http://www.articolo21.org/1092/notizia/la-vicenda-scajola-non-fa-scuola-il-caso-verdini.html

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L’interim amplifica il conflitto d’interessi

di Giuseppe Giulietti*

Ci rendiamo conto di essere ripetitivi e fuori dallo spirito dei tempi, ma troviamo al di là del bene e del male l’annuncio che il presidente Berlusconi si sia assegnato l’interim del ministero del dimissionario Scajola. Tra le deleghe di quel dicastero vi sono anche e quelle relative all’assetto dei media, alle frequenze, allo sviluppo del digitale, sino alle erogazioni dei fondi e degli incentivi per l’emittenza. Non siamo più in presenza di un conflitto di interessi, ma di una vera e propria orgia del conflitto di interessi, dove non sparisce il conflitto, ma tutti gli interessi in contrasto con quelli del presidente editore.

Forse non c’era altra soluzione temporanea possibile, ma l’effetto che fa è devastante sotto il profilo politico, etico, persino industriale, se fossimo appena, appena un paese semi normale dovrebbero strillare non dico come aquile, ma almeno come passerotti le autorità di garanzia e le organizzazioni degli imprenditori, quelli che invocano sempre libertà dei mercati e flessibilità, in genere per i propri vicini. Nei prossimi giorni, per altro, questo ministero dovrà occuparsi delle frequenze, della rissa tra Mediaset e Sky, dei contributi alla editoria e alla emittenza, persino del contratto di servizio della Rai.

Qualsiasi cosa dovesse essere decisa, anche la più equa e motivata, non potrà che suscitare dubbi e sospetti. Chiunque sarà autorizzato a pensar male e comunque si sentirà deufradato, e in ogni caso si tratta di una ulteriore dimostrazione del tracollo dello stato di diritto, del medesimo principio di uguaglianza. Speriamo almeno che ci sia risparmiata la sceneggiata del presidente che lascia la sala del Consiglio dei ministri per non dare adito ai pettegolezzi, come ebbe a dire lui medesimo.

Questa volta, per altro, Berlusconi dovrebbe addirittura separarsi fisicamente e mentalmente da se medesimo, essendo uno e trino, esperimento riuscito ad una sola persona negli ultimi secoli, e non facilmente ripetibile neppure da parte di chi già aspira alla santità e alla vita eterna. Amen!

* www.blitzquotidiano.it

Domani Articolo 21 presenterà un esposto alle autorita' di garanzia italiane ed europee sull'interim allo sviluppo del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

Fonte: http://www.articolo21.org/1094/notizia/linterim-amplifica-il-conflitto-dinteressi.html

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Riforma Codice strada Via libera del Senato

Arriva la targa personale, giro di vite sull'uso degli alcolici. Non cambiano i limiti di velocità

ROMA - Via libera dal Senato al disegno di legge che riforma il Codice della strada. Il provvedimento e' stato approvato con 138 voti favorevoli, 3 contrari e 122 astenuti. A favore hanno votato Pdl e Lega. Si sono astenuti i senatori del Pd, dell'Italia dei Valori, del Gruppo Misto e delle Autonomie.

Dal Senato esce un codice della strada ampiamente modificato rispetto al testo della Camera. Il ddl sulla sicurezza stradale approvato dall' Aula in sede redigente torna ora all'esame della Camera in terza lettura. Tra le principali novità c'é, innanzitutto, un giro di vite sull'uso degli alcolici, sulle minicar, sui neopatentati e sul trasporto dei bambini su motocicli o biciclette mentre non cambiano i limiti di velocità e salta la norma sugli autisti di auto blu che incappano in infrazioni.

Ecco le principali novità di un codice con cui devono fare i conti milioni di automobilisti di uno dei paesi più motorizzati al mondo, con 35 milioni di automezzi in circolazione e un altissimo numero di vittime da incidenti.

- LIMITE VELOCITA' NON CAMBIA: è tramontata l'ipotesi di elevarlo a 150 km/h. Rimane il limite a 130 Km/h con la discrezionalità delle società autostradali di consentire i 150 nei tratti a tre corsie, con i tutor installati e con favorevoli condizioni metereologiche.

- AUTISTI AUTO BLU: è saltato l'emendamento che evitava agli autisti della "casta" di vedersi sottrarre i punti dalla patente quando commettono infrazioni. Un odg demanda al governo la decisione di prevedere un'apposita patente di servizio dove sottrarre i punti quando sono in servizio.

- TEST ANTIDROGA: Chi vorrà prendere la patente deve sottoporsi prima a un test antidroga. Obbligatorio anche per il rinnovo della patente di chi guida mezzi pubblici, taxi e camion.

- LICENZIAMENTO AUTISTA: Chi ha subito la sospensione della patente professionale perché ubriaco o sotto gli effetti della droga, può essere licenziato per giusta causa dal datore di lavoro.

- DEROGA A PATENTE SOSPESA: si può chiedere al prefetto una deroga di tre ore al giorno per recarsi al lavoro o per fini sociali o umanitari. Però contemporaneamente alle tre ore concesse vengono raddoppiati i tempi della sospensione della patente.

- MINICAR: entrano per la prima volta nel nuovo codice le macchinine guidate dai minorenni (dai 14 anni in su) senza patente. E' obbligatorio l'uso delle cinture, chi ha avuto la patente sospesa non può aggirare il divieto utilizzando una minicar o un motorino e multe salate per chi vuole truccare il motore che non può superare i 50 di cilindrata. Il meccanico paga una multa da 389 fino a 1.556 euro e il proprietario da 148 fino a 594 euro.

- SIGARETTE NESSUN DIVIETO: una buona notizia per i fumatori, bocciata l'ipotesi di vietare di fumare a chi guida.

- RISTORANTI CON ETILOMETRO: è obbligatorio per i ristoratori possedere i "precursori", è un minietilometro che ogni cliente potrà utilizzare prima di mettersi alla guida.

- DIVIETO ALCOLICI: scatta alle tre di notte il divieto per i locali notturni di vendere le bevande alcoliche. Inoltre al Senato è stata introdotta la norma che vieta negli autogrill sulle autostrade la vendita di bevande superalcoliche dalle ore 22 alla 6 con multe che vanno da 2.500 a 7.000 euro mentre dalle ore 2 alle 7 è vietata la somministrazione di bevande alcoliche. In questo caso le multe vanno da 3.500 a 10.500 euro. Se in due anni i gestori non rispettano più volte il divieto avranno la licenza di vendita sospesa per 30 giorni.

- NO ALCOL CAMIONISTI E NEOPATENTATI: gli autotrasportatori e chi ha preso la patente entro tre anni non potranno bere alcolici prima di mettersi alla guida. Multa prevista: da 155 a 624 euro.

- TARGA PERSONALE: non è più legata all' automobile ma al proprietario, che la utilizzerà se acquista un nuovo veicolo.

- MULTE DIVISE TRA ENTI E COMUNI: cambia il testo della Camera, i proventi delle multe vanno un 50% ai proprietari delle strade e un 50% agli enti accertatori: Comuni o Province.

- MULTE A RATE: è possibile pagarle così dai 200 euro in sù (prima era dai 400 in su) ma ne beneficia chi ha un reddito fino a 15 mila euro. E' saltato, però, lo sconto di un terzo se vengono pagate per intero entro 10 giorni.

- TEMPI BREVI NOTIFICA MULTE : si passa dagli attuali 150 giorni a 60 giorni come limite massimo.

- PATENTINO PER CICLOMOTORI: è introdotta dal primo gennaio 2011 una prova pratica di guida per chi ha un motorino 50 di cilindrata come previsto dalle direttive comunitarie.

- MOTOCICLI CON BAMBINI: chi trasporta un bambino (fino a un metro e mezzo di altezza) non deve superare i 60 km/h. Per i minori dai 5 ai 12 anni è obbligatorio un apposito seggiolino e sarà il ministero dei Trasporti a definirne le caratteristiche. E' saltata l'ipotesi del casco integrale obbligatorio così come del paraschiena obbligatorio.

- CASCO SULLA BICI: è obbligatorio solo per i ragazzi fino a 14 anni.

- NIENTE PUNTI PATENTE PER CICLISTI: chi commette una infrazione con la bicicletta pagherà una multa ma non vedrà tolti i punti dalla sua patente. Inoltre, nessuna sanzione se si parcheggia la bici sul marciapiede o nelle aree pedonali.

- AGEVOLAZIONI PER PORTATORI HANDICAP: ci sono sgravi fiscali per chi acquista autoveicoli.

- CIRCOLAZIONE AUTO RALLY: le auto che partecipano alle competizioni sportive potranno circolare liberamente per spostarsi da una parte all' altra del circuito.

- TIR E BUS FINO A 70 ANNI: è stata innalzata dai 65 ai 70 anni l'età dei conducenti di mezzi pubblici, autocarri e tir.

- AUTONOLEGGIO CON SIDECAR: accanto alle professioni tradizionali dei taxisti e dei conducenti di limousine trova posto anche il conducente di sidecar.

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Tarantino presidente Festival di Venezia

La 67/ma edizione della rassegna cinematografica è in programma dall'1 all'11 settembre

VENEZIA - Sarà il regista e sceneggiatore statunitense Quentin Tarantino a presiedere la Giuria internazionale del Concorso della 67. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia (1-11 settembre 2010), che assegnerà il Leone d'oro e gli altri riconoscimenti ufficiali. La decisione è stata presa dal Cda della Biennale di Venezia, presieduto da Paolo Baratta, accogliendo la proposta del Direttore della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, Marco Mueller.

Tarantino ha recentemente ottenuto un successo di critica e di pubblico con Inglorious Basterds (Bastardi senza gloria, 2009), che si è aggiudicato otto nomination agli Oscar 2010 (Christoph Waltz ha vinto come miglior attore non protagonista grazie all'interpretazione del colonnello Hans Landa).

Già dall'epoca del folgorante esordio con Reservoir Dogs (Le iene, 1992), e poi con la sua opera-manifesto Pulp Fiction (1994) - Palma d'oro a Cannes e Oscar per la sceneggiatura - Tarantino ha trovato posto fra i registi più sorprendenti del cinema contemporaneo. Cineasta "di riferimento" studiato e imitato, è forse - rileva una nota della Biennale - il solo amato come una rockstar. Se il suo stile originalissimo attinge dinamicamente al cinema del passato, è per recuperare il gusto dell'ingranaggio narrativo, mescolando con intelligenza il cinema di genere e la "pulp fiction". E' stato anche caratterista atipico (memorabile il suo personaggio western in Sukiyaki Western Django di Miike Takashi, in concorso alla Mostra 2008).

Nei film da lui diretti ha rilanciato attori "dimenticati" in ruoli leggendari, da John Travolta (Pulp Fiction) a Pam Grier (Jackie Brown), fino a David Carradine (Kill Bill), e inventato nuovi divi come Christoph Waltz, in Inglorious Basterds.

Ammiratore e conoscitore del cinema di genere italiano (molto citato nei suoi film - Inglorious Basterds ha quale fonte d'ispirazione Quel maledetto treno blindato, 1978, di Enzo G. Castellari), Tarantino è stato il "padrino" tanto della retrospettiva Italian Kings of the B's (alla Mostra di Venezia 2004, primo segmento del progetto sulla Storia segreta del cinema italiano), come di quella sui western all'italiana (alla Mostra 2007).

Fonte: ansa.it

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Chiusa la Settimana Nazionale Porta la Sporta

di Eleonora Anello

140 Comuni, 14 Provincie, 2500 punti vendita della grande distribuzione, associazioni, scuole e aziende, si sono uniti per otto giorni, dal 17 al 24 aprile 2010, in occasione della Settimana Nazionale “Porta la Sporta”, per dire basta al singolo utilizzo dei sacchetti, soprattutto quelli di plastica.

Come abbiamo affermato più volte, l’utilizzo indiscriminato degli shopper da parte dei consumatori è diventato un problema di non poco conto per l’ambiente tanto da considerarsi una pratica da superare, simbolo di un consumismo non più attuale.

Le 40.000 borse riutilizzabili donate di questa edizione, promossa dall’Associazione dei Comuni Virtuosi, WWF, Italia Nostra, FAI e Adiconsum, rappresentano la prova dell’alto gradimento ottenuto e la volontà degli organizzatori sparsi su tutto il territorio di fare in modo che una semplice abitudine possa diventare il "primo" atto di consapevolezza ecologica, battistrada di un percorso di comportamenti virtuosi più rispettosi dell'ambiente.

Eppure, la Direttiva Europea EN13432 proibisce la produzione e la commercializzazione dei sacchetti di materiale non biodegradabile. «La circolare non è pregnante nè vincolante e ciò permette a ciascuno stato membro di recepire con i propri tempi – ha affermato Roberto Cavallo, Presidente Aica, in un’intervista a “La radio ne parla” in onda su Radio Uno, il 22 aprile- Mentre in Francia la norma è già realtà, e ce ne accorgiamo quando andiamo a fare la spesa nelle catene d’Oltralpe, in Italia siamo in attesa che il governo decida. Al momento, il tutto è stato rimandato di un anno. Salvo sorprese, si parla infatti di Gennaio 2011. Certo, anche in una situazione di carenza legislativa, nessuno impedisce al singolo cittadino di cambiare abitudini e di anticipare i lunghi tempi della macchina burocratica».

La riuscita della campagna ha suscitato entusiasmo e soddisfazione negli organizzatori: «Come comitato organizzatore siamo estremamente soddisfatti delle adesioni ricevute e soprattutto dei riscontri entusiasti, tanto da ritenere che ci siano i presupposti per continuare con nuove iniziative e sinergie che vedano sempre più il coinvolgimento, non solamente degli enti locali, ma anche di altre aziende del retail e per far si che anche tutte le borse donate durante questa settimana non rimangano nei cassetti» ha dichiarato Silvia Ricci, coordinatrice della campagna Porta la Sporta.

Grande successo anche per il sito web www.portalasporta.it che, durante la Settimana, ha ottenuto accessi record. Il sito, che si arricchisce anche con il contributo degli utenti che ne usufruiscono, fornisce consigli, materiali e strumenti per organizzare azioni e campagne di comunicazione ambientale a costi minimi. Prezioso strumento per lo scambio di esperienze e il racconto delle “buone pratiche”, rappresenta un’efficace piattaforma di confronto tra attori che condividono obiettivi ed esperienze.

Fonte: http://enviinfo.blogspot.com/2010/05/chiusa-la-settimana-nazionale-porta-la.html

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04 maggio 2010

Carfagna:"Entro l'anno mi sposerò, poi voglio due figli"

Il ministro delle Pari opportunità in un intervista su "Chi"

di: Germano Milite

ROMA - Mara Carfagna appare oramai determinata: tanta voglia di metter su famiglia con un matrimonio (di quelli "tradizionali", per carità) e qualche pargoletto che scorrazza per casa riempiendo le stanze di dolci schiamazzi.

Il ministro della Pari opportunità, in un'intervista rilasciata a "Chi", infatti confessa:"Ho già 34 anni e non vorrei diventare mamma tardi. Desidero minimo due figli". Ovviamente, per fare i bimbi, occorre il compagno giusto.

E così, entro quest'anno, è annunciato il matrimonio con il fidanzato Marco Mezzaroma. Notizie che però non appaiono come rivelazioni o "scoop" dato che, come noto, già diverse riviste nelle settimane passate avevano ritratto il ministro che coccolava qualche bimbo in pubblico e permettendo ai vari esperti di gossip titoli chiari come "Prove di maternità". E che si passi dalla teoria alla pratica in prima persona la Carfagna lo conferma quando parla dei ruoli che sarebbero già stati definiti:"Marco è piu' bravo di me con i bambini e desidera molto una femmina perchè è pigro e preferirebbe non essere costretto a giocarci a pallone".

E così, tra una dichiarazione materna e l'altra, non può che scapparci la domandina "cattiva" riguardo le ultime vicende collegate all'amico Italo Bocchino:"Non rinnego un'amicizia, ma non sono affatto d'accordo con lui. Ora siamo su due fronti opposti: lo dico chiaramente"; la risposta della futura mamma e moglie non pare lasciar spazio ad ambiguità di alcun genere; anche la Carfagna, nella sanguinosa battaglia interna del Pdl, ha deciso con chi schierarsi ed ha fatto un preciso distinguo tra amici ed ex amici. Del resto, come noto, non è Bocchino il personaggio da ringraziare per la prestigiosissima carica politica ricevuta; non è bocchino quello che ha trasformato un aspirante show girl in una "ministra".

Fonte: http://www.julienews.it/notizia/cronaca/carfagnaentro-lanno-mi-sposero-poi-voglio-due-figli/46575_cronaca_2.html

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Settimana Internazionale del Compostaggio Domestico

di Vilma Moronese

Abbiamo avuto più volte modo di parlare di compostaggio e di quanto questa semplicissima pratica offra la possibilità di ridurre notevolmente la produzione dei rifiuti semplicemente trasformando la parte organica dei nostri scarti in concime naturale per i nostri terreni.

Ebbene non tutti sanno che dal 1995 è nata in Canada, e oggi si svolge in tutto il mondo, la “Compost Awareness Week” la settimana internazionale del compostaggio domestico che quest’anno va dal 2 all’8 maggio.

In molti paesi infatti l’Home composting è assai diffuso e si cerca in tutti i modi di diffondere questa pratica incitando tutti a parlarne con amici e conoscenti in modo da sollecitare anche le Pubbliche Amministrazioni a dare maggiore valore a questo tipo di iniziativa.

L’obiettivo di questo evento è infatti quello di promuovere sia a livello individuale che collettivo il compostaggio e dare modo alle persone di informarsi attraverso lo scambio di informazioni e consigli pratici.

Non possiamo che essere felici di questo bel progetto e allora nell’augurare a tutti un “buon compostaggio” vi saluto e vi auguro una buona giornata

http://www.facebook.com/event.php?eid=108640505843779

http://www.vilmamoronese.it/2010/05/04/settimana-internazionale-del-compostaggio-domestico/

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Se il tricolore diventa carta igienica

di Chiara Paolin

Un assessore leghista iscritta a un gruppo su Facebook: la bandiera mi dà fastidio

"Il tricolore non lo vorrei vedere nemmeno in bagno". Detto così, sembrerebbe un neologismo da adolescenti. Che sarà il trico? Una nuova lacca per capelli? Barbara Mingardi non è una ragazzina. Fa l’assessore ai Servizi sociali al comune di Malnate, provincia di Varese, e sulla pagina facebook "Io il tricolore lo uso così", accanto a un rotolo di carta igienica inequivocabilmente verde, bianca e rossa, ha comunicato ai confratelli anti bandiera tutta la sua disaffezione per il simbolo più alto della patria: il trico, per l’appunto. Assessore, ma che l’è venuto in mente? "Guardi, mio nonno era maresciallo dei carabinieri, ma non credo di aver offeso proprio nessuno. Tra noi leghisti ne diciamo ben di peggio, le assicuro. Sono chiacchiere da bar, discorsi magari un po’ villani, però genuini. Potevo esprimermi meglio, stare più attenta a ciò che lascio scritto in giro, visto che ho un ruolo pubblico. Ma che ci devo fare se a me la bandiera mi dà fastidio?".

In consiglio comunale le frasi della Mingardi hanno scatenato il putiferio. Il sindaco Sandro Damiani, lista civica appoggiata dal centrodestra, sta tentando di smorzare i toni. Dice che non condivide le espressioni usate dall’assessore ma rivendica per lei - ottimo elemento in giunta - la massima libertà d’espressione. I consiglieri d’opposizione hanno invece chiesto le dimissioni e pure l’avvio di indagini per vilipendio della bandiera nazionale. La Mingardi si fa una risata: "Questi del Pd sono davvero incredibili. Si riempiono la bocca di valori e diritti da mattina a sera, poi invocano pratiche fasciste come il divieto della libertà d’opinione. Da giovane stavo a sinistra anch’io. Anzi, all’estrema sinistra. Poi sono passata ai socialisti, ma a un certo punto ho avuto una crisi: le stragi di Stato, Tangentopoli, le ruberie trasversali di tutti i partiti, un disastro. Quando è arrivato l’Umberto ho cominciato a respirare, ho sentito finalmente qualcuno dire le cose in modo chiaro".

Effettivamente anche Bossi ha avuto modo di omaggiare il tricolore dichiarando che andava benissimo per 'pulircisi il culo'. Un errore tattico, secondo l’assessore Mingardi: "E’ chiaro che durante una celebrazione ufficiale non si può dire una cosa del genere. Io quando devo fare i matrimoni o festeggiare il 25 aprile mi becco l’inno di Mameli in silenzio, con la mia bella fascia indosso. Ma in una conversazione on-line potrò ben affermare ciò in cui credo: voglio un’Italia diversa, non quella che ci inculcano con la mistica della patria".

Una posizione non facile da portare avanti se i colleghi di maggioranza si chiamano Fini e La Russa. E se il potere comincia a mettere a dura prova anche il più integro valore padano: "Tutta la polemica sull’Unità d’Italia non ha senso. Non mi palpiterà il cuore quel giorno, e come a me tanta altra gente: tutto qua. Mi viene il magone quando vedo in autostrada il cartello 'Lombardia', questo sì. Pazienza per chi si annega di retorica, noi della Lega la vediamo diversamente. Perché siamo diversi. Mi voglio fidare di quelle persone che ho visto lavorare a mani nude al progetto di un Paese giusto: Maroni, Bossi. E staremo attenti a non cambiare. Per esempio le polemiche su Renzo io le capisco. Prima in Ue con un gran bel stipendio, adesso messo lì in Regione, senza dubbio è stato favorito dal cognome. Lo conosco da quand’era bambino: è un buono. Ha avuto un po’ di problemi, adesso deve dimostrare che cosa sa fare. Sennò lo criticheremo". Dal trico al trota il passo è breve.

Da il Fatto Quotidiano del 4 maggio

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Giornata Unesco per la libertà di stampa nel mondo. I Tg italiani se ne dimenticano

di OSSERVATORIO TG ARTICOLO 21

I TITOLI DEL 3 MAGGIO 2010 - Oggi è stata la giornata internazionale dell’Unesco sulla libertà di stampa. Bene: nei titoli dei Tg italiani non ve ne è traccia. Segno che in Italia è garantita o forse che non se ne parla per evitare profondi interrogativi. Di questo ne discutiamo con Domenico Affinito, Vice Presidente di Reporters sans frontieres italia. Aperture diverse per i Tg nazionali.

Il Tg1 sceglie le dichiarazioni di Ahmadinejad contro le armi degli Stati Uniti in Italia. Con coraggio Tg2 e Tg3 aprono sulla vicenda Scajola. Il Tg 4 sull’attentato mancato a Times Square; il Tg 5 sulla marea nera della Louisiana e Studio Aperto sull’inizio del processo per l’omicidio a Sanah, la ragazza tunisina uccisa dal padre per essersi innamorata di un italiano. Aldi là della scelta di apertura, le 5 notizie si rincorrono nei titoli dei tg. Scajola campeggia sui Tg Rai e basta mentre della Marea Nera parlano anche Tg2, Tg3, Tg4 e Tg5. Da segnalare una bella ricostruzione della scena del delitto Pasolini sul Tg2, la nascita dei circoli di Generazione Italia – solo sul Tg3 – la nascita di un nuovo canale digitale in casa Mediaset sul Tg5. Scompare dai titoli la situazione greca: solo il Tg3 riporta la notizia sullo sciopero di quarantotto ore contro le misure del governo Papandreu.

La polemica con le stagioni prosegue invece sul Tg4. Ormai è chiaro, dovrebbe metterselo in testa il direttore Emilio Fede. La primavera non arriva perché non esistono più le mezze stagioni. Come è estremamente chiaro che uno dei primi impegni del governo è un decreto sulle intercettazioni telefoniche. Non passa giorno che le due notizie non siano nei titoli del Tg4. Stasera si aggiunge l’impegno del Governo sulla sicurezza stradale. Si dimentica però, il Tg4, di parlare di un emendamento del Pdl che vuole evitare che siano tolti i punti agli indisciplinati autisti delle auto blu. Notizia, questa, riportata dal Tg3.

Torna Marrazzo in Rai. Sarebbe cosa normale, visto che era un lavoratore in aspettativa mentre svolgeva un incarico elettivo. Invece Studio Aperto stigmatizza il fatto: “Torna come caporedattore a disposizione del direttore”. In pratica torna a ricoprire l’incarico precedentemente svolto. Dove sta la notizia? Segnaliamo infine l’aumento del prezzo dei carburanti. Lo ricorda il Tg5. Le famiglie pagheranno in più 288 euro all’anno.

Fonte: http://www.articolo21.org/1084/notizia/giornata-unesco-per-la-liberta-di-stampa.html

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HA VINTO IL BUON SENSO

di Angelo Baglioni e Rony Hamaui

L'accordo di domenica 2 maggio evita un arretramento storico del processo di integrazione europea. Non sarà perfetto, ma dà alla Grecia una possibilità di risanare la finanza pubblica, evitandole di continuare a pagare un altissimo prezzo per finanziarsi sui mercati. Sembra scongiurata anche l'eventualità di una disgregazione dell'area euro. E la Bce può ora accettare i titoli di stato greci come garanzia nelle operazioni di finanziamento, indipendentemente dal rating, evitando una grave crisi di liquidità delle banche greche.

L’accordo di domenica 2 maggio evita un arretramento storico del processo di integrazione europea. Non sarà perfetto, ma dà alla Grecia una possibilità di risanare la finanza pubblica, evitandole di continuare a pagare un altissimo prezzo per finanziarsi sui mercati. Lo scenario estremo di una disgregazione dell’area euro sembra scongiurato. L’accordo ha anche favorito la decisione della Bce di accettare i titoli di stato greci come garanzia nelle operazioni di finanziamento, indipendentemente dal rating: si è così evitata una grave crisi di liquidità delle banche greche.

FINANZIAMENTI IN CAMBIO DELL’AGGIUSTAMENTO FISCALE

Dopo mesi di affannate discussioni, la Grecia ha finalmente raggiunto uno storico accordo con il Fondo monetario internazionale, la Commissione UE e i paesi dell’Unione monetaria europea (Ume). Storico poiché si tratta del primo piano di salvataggio di un paese dell’area euro, per l’eccezionale dimensione dei fondi messi a disposizione (110 miliardi di euro) e per l’ampio numero di paesi e istituzioni coinvolte. Una semplice analisi costi-benefici mostra come il buon senso abbia prevalso sulle ancestrali paure tedesche e sulle astratte analisi di alcuni economisti.

L’esistenza stessa dell’Ume è stata salvata da una crisi dai costi altissimi, che si stava propagando ad alcuni paesi europei, in primis Spagna e Portogallo. Qui la curva dei Cds, Credit Default Swap), si era già invertita, cioè le scadenze più brevi risultavano più costose, segno indiscutibile di un grave stato di tensione. L’ironia della sorte ha voluto che fossero gli Stati Uniti a salvare l’Europa, prima aumentando considerevolmente le risorse del Fondo monetario internazionale e poi esercitando una fortissima pressione sul governo tedesco affinché non rischiasse di far cadere il sistema economico-finanziario mondiale, ancora convalescente, in una situazione potenzialmente catastrofica.

È bene ricordare che i prestiti erogati dal Fmi e da altri organismi internazionali, che non si qualifichino come aiuti allo sviluppo delle aree più povere del globo, sono sempre stati rimborsati. Questo perché godono di una implicita seniority, che nasce dall’altissimo costo di non onorarli in termini di credibilità internazionale. Ciò implica che i prestiti concessi dai partner europei potrebbero rivelarsi un buon affare, visto che per loro il costo del finanziamento è di due-tre punti percentuali inferiore al 5 per cento che viene fatto pagare alla Grecia. Insomma, la solidarietà europea non è un “regalo” ai greci, come alcuni lamentano.

Il pacchetto di finanziamenti è accompagnato da significative correzioni di rotta nella gestione della finanza pubblica ellenica, tra tagli di spesa (contenimento degli stipendi dei dipendenti pubblici ed innalzamento dell’età pensionabile) e incrementi di entrate (aumenti di Iva e accise). Il percorso di rientro del deficit è ambizioso: solo per quest’anno la correzione del rapporto deficit/Pil dovrebbe essere di circa 5 punti; dall’attuale 14 per cento il rapporto dovrebbe scendere sotto il 3 per cento nel 2014. Qualcuno dirà che le misure adottate non sono sufficienti. Qualcun altro dirà che non sono realistiche, visto anche il malcontento sociale che inevitabilmente desteranno.

Tuttavia, ci sembra che, al di là dei dettagli, l’unico approccio costruttivo consista nel dare alla Grecia una possibilità di risanare la finanza pubblica, evitandole di continuare a pagare un altissimo prezzo per finanziarsi sui mercati, ciò che naturalmente avrebbe reso impossibile qualsiasi ipotesi di aggiustamento dei conti. L’erogazione dei fondi prestati sarà subordinata a un monitoraggio trimestrale sulla attuazione delle misure correttive, per evitare un ovvio effetto di azzardo morale.

La Germania, notoriamente restia a siglare l’accordo, ha ottenuto in cambio la convocazione di un vertice straordinario dei capi di Stato per il prossimo 7 maggio, al fine di riscrivere in senso restrittivo le regole fiscali di appartenenza all’Ume. Indipendentemente dal merito delle proposte che si faranno (che ancora non conosciamo), vale la pena di ricordare ai tedeschi che nel 2005 furono loro a volere ammorbidire l’applicazione delle norme del Patto di Stabilità e Crescita (deficit pubblico non superiore al 3 per cento del Pil e debito non superiore al 60 per cento), dopo che negli anni precedenti non ne avevano rispettato i precetti, riuscendo così a evitare le sanzioni previste.

UN AIUTO AL SISTEMA BANCARIO GRECO IN PERICOLO

Il piano di intervento concordato domenica 2 maggio viene anche in aiuto del sistema bancario: una parte dei fondi stanziati (10 miliardi) dovrebbe finanziare un fondo di stabilità per il settore finanziario. Come abbiamo già osservato, oggi le banche greche sono pesantemente indebitate nei confronti della Bce a fronte di titoli di stato greci. I recenti downgrading dei titoli di stato ellenici avevano creato una situazione estremamente pericolosa.

Tanto che la Bce stessa, in seguito al piano concordato domenica, ha sospeso, solo per i titoli di stato greci, le soglie minime applicabili ai titoli perché siano accettati come garanzia nelle operazioni di finanziamento alle banche. Secondo le regole della Bce in vigore fino a ieri, in base al giudizio di Standard and Poors i titoli di stato greci non sarebbero più stati consegnabili come collaterale: il rating S&P è BB+ contro un minimo di BBB- per essere accettati; il rating di Fitch è al limite (BBB-) e quello di Moody’s (A3) è poco sopra il minimo (Baa3). Ulteriori esitazioni nella messa a punto di un piano di risanamento delle finanze pubbliche greche, con l’assistenza della comunità internazionale, avrebbe potuto portare ad ulteriori downgrading.

In assenza della sospensione ad hoc concessa dalla Bce, ciò avrebbe potuto creare una crisi di liquidità gravissima del sistema bancario greco, con inevitabili ripercussioni su altre banche europee. Non è un caso se venerdì scorso Moody’s stessa ha declassato l’affidabilità finanziaria delle nove maggiori banche greche. Sarebbe opportuno che la Bce si prendesse la responsabilità di decidere in autonomia quali titoli considera degni di essere consegnati come garanzia per concedere prestiti alle banche, anziché affidarsi alla discrezionalità delle agenzie di rating, la cui reputazione è stata duramente messa alla prova dalla crisi finanziaria. Il provvedimento di ieri è forse il primo passo in questa direzione, ed è stato propiziato dal positivo giudizio espresso dalla Bce sull’accordo di domenica.

Un eventuale default della Grecia si sarebbero sicuramente traslato sui conti della Banca centrale europea. Pertanto è stato molto più saggio prestare i soldi alla Grecia in modo chiaro e trasparente piuttosto che continuare a sovvenzionare le banche elleniche, che (per ora) possono indebitarsi in maniera illimitata all’1 per cento presso la Bce consegnando titoli che gli rendono ben oltre il 10 per cento, imponendo alla Banca centrale stessa di sopportare un rischio altissimo.

Il rischio di credito di cui la Bce si fa carico nelle operazioni di politica monetaria, e di cui ben pochi sembrano accorgersi, non è teorico, ma assai concreto. Basti ricordare che nel solo 2008 la Bce ha dovuto accantonare quasi sei miliardi di euro a fronte di dieci miliardi di prestiti non rimborsati da cinque banche (tre sussidiarie di banche islandesi, una banca olandese e la tedesca Lehman Brother Bankhaus AG), garantiti da Asset Backed Securities che si sono poi rivelate illiquide.

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Scajola si è dimesso: adesso potrò difendermi

"Al centro di campagna mediatica senza precedenti". Procuratore: non è indagato

Claudio Scajola si presenta davanti alla stampa e, con voce scossa, annuncia le sue dimissioni. "In questa situazione che non auguro a nessuno io mi devo difendere - si accora -. E per difendermi non posso continuare a fare il ministro come ho fatto in questi due anni". Scajola ritiene, come ha più volte detto negli ultimi giorni, "di essere estraneo" alla vicenda che lo vuole coinvolto nell'acquisto della casa con fondi neri. "Non sono indagato", afferma dicendosi certo che la sua innocenza "verrà dimostrata". Tuttavia, aggiunge "una cosa l'ho capita. Un ministro non può sospettare di abitare in una casa pagata in parte da altri". Quindi, annuncia, "se dovessi acclarare che la mia abitazione fosse stata pagata da altri senza saperne il motivo, il tornaconto e l'interesse, i miei legali eserciterebbero le azioni necessarie per annullare il contratto".

Scajola ribadisce che, come ministro, non può "abitare in una casa pagata in parte da altri" e questa è la motivazione che lo spinge a dimettersi. Per la seconda volta in pochi anni il ministro rassegna dunque le sue dimissioni dal governo, sentendosi "vittima di una campagna mediatica senza precedenti, che non dà tregua né respiro". Se ne va dal dicastero di Via Veneto "con grande sofferenza", dopo 10 giorni passati "la notte e la mattina" a compulsare rassegne stampa piene di articoli sulla sua vicenda. "Ho imparato nella mia vita che la politica dà sofferenze - si sfoga - ma ho anche imparato che sono compensate da soddisfazioni. Sò che tutti i cittadini hanno grandi sofferenze e non penso quindi che io solo sto soffrendo, ma mi trovo esposto ogni giorni a ricostruzioni giornalistiche contraddittorie". Per questo Scajola lascia senza tuttavia sentirsi abbandonato: né dal premier né dai colleghi di governo e di partito. E neppure, persino, dall'opposizione. "Ho avuto attestati di stima da Berlusconi - dice Scajola - al quale sono legato da un affetto profondo da lui ricambiato" ma il ministro dimissionario ha ricevuto "attestati di stima anche dal governo, dalla maggioranza e da tutto il Pdl".

E non solo: "Voglio riconoscere - afferma - l'attenzione responsabile e istituzionale della stessa opposizione". Il ministro, prima di lasciare, vuole tuttavia elencare le cose fatte: un robusto lavoro sul ritorno al nucleare, la riforma degli incentivi, i grandi progetti infrastrutturali per l'energia, i tavoli per le aziende in crisi. "Ho lavorato senza mai risparmiarmi, ne siete testimoni - chiama in causa i giornalisti - ho dedicato tutte le mie energie e il mio tempo, commettendo sbagli ma sicuramente pensando di fare il bene". Insomma, il massimo che si poteva fare per "risolvere ciò che era possibile". Ma Scajola oggi si dimette, convinto che "per esercitare la politica, che è un'arte nobile e con P maiuscola, bisogna avere la carte in regola e non avere sospetti".

PROCURATORE CONFERMA, MINISTRO NON E' INDAGATO - Claudio Scajola "si presenterà come persona informata dei fatti e come tale lo sentiremo": a dirlo, parlando con l'ANSA, è Federico Centrone il procuratore della Repubblica di Perugia facente funzioni. Il magistrato ha quindi confermato che il ministro dimissionario non è indagato.

Centrone non ha voluto commentare l'annuncio delle dimissioni da parte di Scajola. Riferendosi alla sua decisione ha detto "ne prendiamo atto". "Si tratta comunque - ha aggiunto - di un atto che non ha riflessi sulla nostra indagine". Il procuratore facente funzioni è titolare del fascicolo insieme ai sostituti Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi.

Fonte: ansa.it

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Scozia: al via la campagna “Zero Rifiuti”

di Valeria Rocca



«Essere amico dell'ambiente significa vivere in modo tale da minimizzare il danno che facciamo per l'ambiente». Con questa affermazione Richard Lochhead, Segretario all’Ambiente del Governo Scozzese ha sintetizzato la filosofia della campagna di comunicazione “Zero waste ” (ossia “Zero rifiuti”) recentemente presentata allo Blair Drummond Safari Park, vicino a Stirling.

Mascotte dell’ iniziativa un elefantino blu, alto circa tre metri: sarà protagonista di un tour promozionale ed educativo, organizzato in collaborazione con gli enti locali, i supermercati e i negozi di alimentari che toccherà le principali città della Scozia. Per sei settimane il progetto avrà visibilità mediatica sulle principali emittenti tv, radio e tramite affissioni.

L’obiettivo è quello di rendere consapevoli i cittadini su quanto ancora si può fare per aiutare l’ambiente, partendo dalla propria quotidianità. Tra le priorità indicate dalla campagna vi sono la riduzione degli imballaggi da parte di negozi e supermercati, la diminuzione della quantità di carta utilizzata negli uffici e soprattutto l’incentivo alla pratica del compostaggio domestico.

L’idea nasce dalla consapevolezza che gran parte del materiale portato in discarica è una risorsa da poter recuperare. Diventa, dunque, indispensabile educare ed incentivare la popolazione e le istituzioni alla minor produzione possibile di rifiuti, minimizzando gli sprechi di materie prime, incentivando la progettazione sostenibile e riutilizzando materiali di scarto per restituir loro valore.

L’impegno del governo Scozzese è rilevante e punta a creare un sistema che garantisca una società che tenda a rifiuti zero. Se l’esperimento avrà successo non potrà che essere un esempio per tutti.

Fonte: http://enviinfo.blogspot.com/2010/05/scozia-al-via-la-campagna-zero-rifiuti.html

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