03 maggio 2010

Arriva il nucleare all'italiana?

Il decreto del governo che stabilisce le procedure per la costruzione dei nuovi impianti nucleari prevede tempi troppo brevi per poter essere rispettati. A rischio anche il rispetto degli standard di sicurezza.

di greekun

“Sindrome cinese” è un film del 1979 e rappresenta perfettamente il quadro in cui ci si muove quando si parla di energia nucleare. Un delicatissimo equilibrio tra trasparenza nei confronti dell’opinione pubblica, etica dei comportamenti ed interessi economici. Sempre più insistentemente si sente asserire che il “rinascimento nucleare” italiano è iniziato. Il primo passo fatto è stato quello di un decreto legislativo (31/2010) entrato in vigore il 23 marzo scorso e che definisce la procedura per avere quella che si chiama “autorizzazione unica” per costruire un impianto nucleare.

Le prime scadenze sono: il varo in tempi brevissimi dell’Agenzia della Sicurezza Nucleare, la predisposizione del piano strategico in materia nucleare e la procedura di Valutazione Strategica Ambientale del piano stesso. Si è cercato di blindare l’iter approvativo con l’inserimento di “decreti sostitutivi d’intesa”. In parole povere, se i tavoli di decisione (con rappresentanti della regione e sindaci) non arrivano all’accordo, la soluzione è presa dall’alto. Sempre con decreto sostitutivo d’intesa potrebbe arrivare la decisione per il via libera alla posa della prima pietra. A proposito di trasparenza, fa un certo effetto il ricorso ai decreti “sostitutivi d’intesa”. Instilliamo altri due dubbi nella bontà del decreto. Il primo, sono i privati (chiamati operatori, come ad esempio l’Enel) che individuano il sito dove sarà costruito l’impianto nucleare, certo a patto che risponda ai requisiti (ancora da individuare) e che l’agenzia per la sicurezza (ancora da insediare) dia l’ok.

Il secondo, “l’Agenzia può richiedere agli operatori una sola volta informazioni ed integrazioni” per la certificazione del sito. Insomma una volta messo in moto il volano autorizzativo sarà difficile arrestarlo. Anche a fronte di conclamati errori di valutazione tecnica? E qui torniamo agli interessi economici, queste clausole sembrerebbero vessatorie e troppe sbilanciate da un'unica parte. Stando ai tempi imposti dal decreto, la lista dei siti certificati dovrebbe quindi arrivare entro marzo del 2012, mentre la posa della prima pietra per la costruzione di nuove centrali nucleari dovrebbe avvenire a maggio del 2016, e non entro la fine della legislatura, come ha lasciato intendere il Presidente del Consiglio pochi giorni fa durante l’incontro con Putin. L’agenda del Governo è densa di impegni nel mercato internazionale della tecnologia nucleare. Si è iniziato da un accordo con i francesi, poi ne è stato siglato un secondo con i russi. Le più grandi aziende del settore elettrico hanno partecipato a queste spedizioni. Tutto secondo i crismi.

Ma aprire i cantieri entro la legislatura (la posa della prima pietra e’ impossibile per i tempi tecnici), impone la necessità di rendere partecipe e consapevole l’opinione pubblica delle scelte che il governo sta facendo. I tempi sembrano troppo brevi anche per poter realizzare un’altra condizione irrinunciabile: l’ineccepibile etica dei comportamenti della classe politica e dirigente. Operatori noti, hanno già una lista di siti da sottoporre all’Agenzia appena questa ci sarà. Ma come è possibile visto che non esiste ancora sugli specifici requisiti un decreto che dovrà essere emesso su proposta dell’Agenzia stessa? Le regole saranno considerate ingombranti orpelli o saranno una garanzia della sicurezza collettiva? A rinascere, sarà il nucleare italiano o il nucleare all’italiana?

Fonte: http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2483310&yy=2010&mm=05&dd=03&title=arriva_il_nucleare_allitaliana

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