12 maggio 2010

Donne di Forza Nuova scatenate: 'Stupratele, tanto abortiscono'

A Massa durante un convegno sulla pillola Ru486, l'incitamento da parte delle estremiste di destra contro le contestatrici

di Giampiero Calapà


Insulti misogini pronunciati da donne contro altre donne: "Stupratele tanto abortiscono", violenza con spintoni e la telecamera della tv locale "Antenna3" distrutta, oltre al caos politico con reciproche accuse tra i partiti. L’iniziativa di domenica scorsa sulla pillola Ru486, organizzata al Teatro dei Servi di Massa dalla rivista "Ordine Futuro" (riconducibile a Forza Nuova), lascia questa eredità alla città toscana, non nuova a tensioni e episodi di violenza fra estrema destra e Carc (Comitati di appoggio alla resistenza per il comunismo).

Al convegno, a cui partecipavano diversi medici e altre sigle politiche, come i Radicali, il parapiglia è cominciato sulle parole del leader di Forza Nuova, Roberto Fiore: "L’aborto è come l’eutanasia". A quel punto, racconta la giornalista di Antenna3, Manuela D’Angelo, "un gruppo di donne del comitato 'Usciamo dal silenzio' hanno deciso di abbandonare il teatro". Qualcuna di loro ha gridato "siete i soliti fascisti". "Ci avevano già riconosciute mentre entravamo – raccontano una rappresentante del comitato – e alcuni di loro ci hanno detto che quella era la casa dei fascisti, che era il prezzo da pagare alla democrazia che noi abbiamo voluto, una vergogna".

Anche perché fuori dalla sala del convegno, dopo le parole di Fiore, gli insulti si sono fatti più pesanti e quello "stupratele tanto abortiscono" per bocca di una simpatizzante dell’area di estrema destra ha fatto molto male, proprio perché pronunciato da un’altra donna. "Da parte nostra – precisano al comitato – non c’è stata alcuna provocazione, ma ci siamo sentite dire anche altre cose come: 'Se non apriste le gambe certe cose non servirebbero', incitazioni allo stupro gravissime".

Sentite le urla provenienti da fuori la sala del convegno, D’Angelo e il direttore di Antenna3 Andrea Lazzoni, per l’occasione in funzione da operatore, sono accorsi al corridoio d’ingresso, ma "ragazzotti di destra, non sappiamo se tesserati a Forza Nuova o meno, ma comunque simpatizzanti, hanno alzato le mani scaraventando per terra la telecamere e minacciandoci fisicamente". A un chilometro di distanza dal Teatro dei Servi, contemporaneamente, andava in scena una manifestazione di protesta delle sigle di estrema sinistra. Intanto la maggioranza in consiglio comunale, che va dall’Udc a Rifondazione ma senza il Pd, si è impegnata a chiedere al sindaco Roberto Pucci di adottare un regolamento che consenta di non concedere spazi pubblici, quel teatro è comunale, a soggetti di evidente ispirazione "xenofoba, razzista, omofoba e fascista": chiudere le porte di Massa a movimenti come quello di Fiore insomma.

Dal Pdl arriva la difesa, invece, dei camerati di Forza Nuova, infatti per il consigliere comunale Stefano Caruso "tutto il caos è stato creato dai comunisti esaltati e anacronistici, altro che apologia di fascismo, l’iniziativa è stata utile per divulgare informazioni rispetto a un argomento poco conosciuto e oggetto di errate interpretazioni: è preoccupante sentire etichettare come antidemocratico chi si propone di fare cultura".

E per Forza Nuova chi ha minacciato o insultato "non è un esponente o iscritto al partito, ci dispiace che nessuno si sia accorto della sala gremita e dei professionisti che hanno preso parte al convegno". A muso duro contro il sindaco Pucci parte quel Partito democratico che qui non è nella maggioranza di centrosinistra: "Quando si amministra una città medaglia d’oro della Resistenza non si può transigere sui principi fondamentali facendo finta di non vedere". Francesco Mangiarcina, responsabile di Forza Nuova, replica che "il Pd che si schiera con i Carc lo fa solo per non perdere occasione di attaccare il sindaco Pucci, per loro motivazioni politiche che non ci riguardano".



Da il Fatto Quotidiano del 12 maggio

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IL PECCATO ORIGINALE DELL'AREA EURO

di Giancarlo Corsetti

Per molti anni, i paesi dell'area euro hanno preso a prestito emettendo titoli denominati nella valuta comune. Che sembrava produrre una difesa automatica dai problemi associati con il "peccato originale", mettendo i grandi debitori al riparo dai movimenti del cambio. Non è più così. Non solo l'Europa nel suo complesso, ma anche i paesi forti si avvantaggerebbero da una ripresa di investimenti e spesa. Rimane il problema di come renderla possibile, in una situazione di logoramento fiscale diffuso dopo ventiquattro mesi di crisi e parecchie ombre sui segnali di ripresa.

In molti paesi dell’area euro i problemi fiscali (alto debito o alto disavanzo) si sommano a problemi di competitività. I primi richiedono misure decise di correzione fiscale, i secondi si traducono in bassa crescita. Senza crescita, la correzione fiscale è pesante: maggiori imposte e meno trasferimenti riducono redditi già stagnanti, mentre i tagli alla spesa abbassano il livello di offerta di beni pubblici. Senza correzione fiscale, le prospettive di ripresa economica sono minate dal rischio paese: chi investirebbe in aree di instabilità macroeconomica e soggette ad attacchi speculativi?

L'ESEMPIO DEI PAESI BALTICI

La soluzione per riavviare la crescita in questi paesi, si dice, passa dal recupero di competitività. Come? Con una moneta unica, che esclude manovre del cambio, si può comunque attuare una “svalutazione interna”, ovvero una riduzione dei costi (salari e redditi) in termini nominali. A mali estremi, estremi rimedi: ad esempio il governo potrebbe prescrivere un taglio coordinato dei salari contrattuali - tutti i salari, non solo quelli della pubblica amministrazione.

Può funzionare? Dopotutto, i paesi baltici che hanno sperimentato misure simili sostengono di avere ottenuto buoni risultati. Hanno anche caratteristiche strutturali che li rendono diversi dalla media dei paesi dell’euro: sono piccoli, hanno una struttura politica che sembra capace di favorire accordi istituzionali su decisioni difficili, hanno un potenziale di crescita elevato per via dello stadio di sviluppo delle loro economie e della loro struttura demografica; infine, hanno un debito pubblico contenuto (ma un debito estero elevato).

Ignoriamo per il momento la domanda se svalutazioni interne simili a quelle degli stati baltici siano politicamente e istituzionalmente fattibili in paesi come Grecia, Portogallo, Spagna e via dicendo. E chiediamoci se possano veramente aiutare questi paesi a risolvere l’impasse alla radice della loro crisi.

IL PROBLEMA DEL DEBITO PUBBLICO

Il problema è il livello di debito pubblico. A parità di condizioni, in un paese con uno stock di debito pari al 100 per cento del Pil, una svalutazione interna del 20 per cento (una stima di quanto necessario per “recuperare produttivita” nel sud dell’Europa) si tradurrebbe in un aumento equivalente del valore delle passività del settore pubblico, in termini di beni e servizi prodotti. Ovviamente, il governo avrebbe benefici fiscali sul lato della spesa: in termini nominali, salari pubblici e pensioni cadrebbero del 20 per cento.

Ma anche il gettito delle imposte cadrebbero con la svalutazione. L’effetto immediato si sentirebbe certamente sul piano del bilancio pubblico: se il governo cambia tutti i contratti nominali a eccezione di quelli finanziari, una caduta dei prezzi interni in euro significa semplicemente che i contribuenti devono di più a chi detiene il debito pubblico del paese nel proprio portafoglio.

Lo stesso vale per il debito privato. Le imprese avrebbero l'ovvio vantaggio di vedere i propri costi cadere con i salari nominali, ma, se la svalutazione interna funziona, soffrirebbero di una caduta del loro fatturato nel mercato nazionale. Ad avere i benefici maggiori, dovrebbero essere le imprese esportatrici perché hanno margini di manovra per mantenere i prezzi alle esportazioni più alti di quelli interni, discriminando tra mercati.

Per funzionare, la svalutazione interna dovrebbe aumentare la crescita al punto che l’incremento delle passività pubbliche e private in termini di unità di prodotto interno è più che compensato dall’aumento nel volume di produzione: ciò produrrebbe più gettito fiscale e risparmi nella spesa sociale per il governo, nonché maggiori profitti per le imprese.

Questo è certamente possibile, ma poco plausibile. Nei paesi di cui stiamo discutendo, le cause della bassa crescita e della perdita di competitività sono strutturali. Èdifficile che la soluzione sia (solo) una svalutazione interna: nel migliore dei casi può offrire una “boccata di ossigeno” nel breve periodo, ma più probabilmente il suo impatto sarà negativo, per via degli effetti di bilancio descritti sopra.

UN PECCATO ORIGINALE

Ironicamente, tra i vantaggi tradizionalmente attribuiti all’adozione dell’euro, si indica spesso il fatto che governi e privati dovrebbero essere al riparo dai problemi patrimoniali creati da fluttuazioni del cambio, particolarmente acuti come ci insegna l’esperienza delle crisi negli ultimi decenni. Basta vedere quanto è accaduto ai paesi latino americani e in altri mercati emergenti, dove, per una serie di motivi, sia i governi sia le imprese hanno difficoltà a indebitarsi nella propria valuta e quindi emettono titoli denominati in dollari.

Nella letteratura economica, la patologia che “costringe” un paese a indebitarsi in valuta va sotto il nome di “peccato originale”. Un paese con il “peccato originale” è vulnerabile a crisi che si traducono in una caduta del cambio: invece di generare occupazione, un cambio debole genera fallimenti e difficoltà nel mercato del credito, che si trasformano in una caduta dell’attività economica.

Per molti anni, i paesi dell’area euro hanno preso a prestito emettendo titoli denominati nella “propria” valuta comune, a tassi bassi e con il beneficio di accedere a un mercato dei capitali europeo grande e liquido. La valuta comune sembrava produrre una difesa automatica dai problemi associati con il “peccato originale”, mettendo i grandi debitori al riparo dai movimenti del cambio. Ci stiamo ora rendendo conto che non è così.

Sfortunatamente, non esistono soluzioni semplici. Nei paesi che ora sono costretti a misure draconiane di correzione fiscale, una “svalutazione interna” avverrà anche senza misure politiche mirate, poiché il consolidamento fiscale avrà effetti deflativi sui prezzi: l’inflazione in questi paesi non solo sarà certamente più bassa rispetto alla media europea, ma sarà probabilmente negativa.

Qualunque sia la modalità di svalutazione interna, i problemi patrimoniali per i governi altamente indebitati, ma anche per famiglie e imprese, aumentano il rischio di strategie politiche che mettano l’intero fardello dell’aggiustamento macro e fiscale sulle spalle dei paesi deboli. Sarà difficile uscire dalla crisi senza una qualche forma di azione coordinata, che ad esempio subordini la svalutazione interna alla ristrutturazione del debito (il piano B su cui insiste Nouriel Roubini), o crei le premesse per un aumento della domanda (soprattutto di investimento) nei paesi in surplus. Entrambe le soluzioni sono politicamente spinose - la seconda perché si tratta del surplus commerciale tedesco.

Ma un grande surplus commerciale corrisponde per definizione a uno squilibrio dell’investimento interno (troppo basso) rispetto al risparmio. Una ripresa dell’investimento e della spesa nell’area euro rimane una prospettiva di grande razionalità, non solo per l’Europa nel suo complesso, ma anche per i paesi forti. Rimane aperto il problema di come renderla possibile, in una situazione di logoramento fiscale diffuso dopo ventiquattro mesi di crisi e parecchie ombre sui segnali di ripresa.

Fonte: http://www.lavoce.info/articoli/pagina1001705.html

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Fini: prematuri incontri senza risposte

'Soprattutto con intermediari' dice il presidente della Camera

(ANSA) - ROMA, 12 MAG - 'Fino a che non ci saranno risposte politiche ai problemi che ho sollevato e'prematuro fare incontri soprattutto con intermediari' dice Fini.

Parlando con i piu' stretti collaboratori spiega in questi termini il motivo per cui l'incontro con i vertici del Pdl appare prematuro. 'Nel corso della direzione nazionale - dice - ho sollevato problemi politici come la lotta alla corruzione e i costi del federalismo che oggi si sono rivelati piu' pressanti e reali. Attendo ancora risposte politiche'.

Fonte: ansa.it

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Caso Gugliotta, Viminale parte civile se Polizia responsabile

Procura Roma chiede scarcerazione del giovane

ROMA - "Qualora venissero accertate al termine dell'indagine responsabilità penali nei confronti di uno o più appartenenti alle forze dell'ordine" nella vicenda di Stefano Gugliotta, il giovane picchiato e arrestato dopo la gara Roma-Inter, "il ministero dell'Interno si costituirà parte civile". Lo ha annunciato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Elio Vito, nel corso del question time. Le indagini, ha proseguito Vito, "proseguono e al fine di chiarire tute le fasi dell'arresto e verificare ogni comportamento illecito, sono stati individuati tutti gli appartenenti alla polizia che hanno partecipato alle varie fasi del fermo e le loro annotazioni sono state trasmesse all'autorità giudiziaria per le valutazioni di competenza".

AGENTE INDAGATO, CHIESTA SCARCERAZIONE DEL GIOVANE - E' stato iscritto nel registro degli indagati il nome del poliziotto che ha sferrato il pugno a Stefano Gugliotta, arrestato la sera della finale di Coppa Italia, Inter-Roma. La Procura di Roma ha, inoltre, chiesto al Gip la scarcerazione del giovane romano sulla base del presupposta che sia "stato vittima - è detto nel provvedimento - di un atto arbitrario". Sulla richiesta del Procuratore aggiunto, Pietro Saviotti e del sostituto Francesco Polino si pronuncerà il gip Aldo Morgigni.

La richiesta di scarcerazione del giovane è arrivata al termine di una riunione svolta questa mattina in Procura. Al momento sono al vaglio degli inquirenti le posizioni degli altri poliziotti ascoltati ieri dal pm. Anche l'agente che è stato iscritto nel registro degli indagati è stato ascoltato dal pm nella giornata di ieri. L'atto istruttorio è stato ad un certo punto interrotto perché per la sua prosecuzione era necessaria la presenza di un avvocato. Per il poliziotto l'accusa è di lesioni volontarie aggravate dal fatto che è un pubblico ufficiale.

"Non ce la faccio più. Da oggi non voglio più mangiare né bere". Sono queste le parole che Stefano Gugliotta, il ragazzo di 25 anni picchiato dagli agenti di Polizia la sera della finale di Coppa Italia e ora detenuto nel carcere di Regina Coeli, ha detto questa mattina a suo padre. "Siamo arrabbiati - ha detto il padre che indossa anche oggi una maglia di color rosso - non vediamo l'ora che esca. Come fanno a difendere delle persone accusando mio figlio?".

STEFANO FA SCIOPERO DELLA FAME - "Stefano è in sciopero della fame e molto arrabbiato. E' pieno di rabbia per le cose che legge". Lo ha detto il deputato del Pd Emanuele Fiano, che questa mattina ha fatto visita a Stefano Gugliotta, il ragazzo di 25 anni picchiato dalla polizia la notte della finale di Coppa Italia e detenuto ora nel carcere di Regina Coeli. "Il governo, durante il Question time, ci dovrà dare notizie circa l'iter che ha vissuto il ragazzo - ha aggiunto - perché è ancora in carcere e soprattutto le notizie di cui è in possesso. Vogliamo tenere sotto pressione il governo in modo da non far passare sottovoce questo caso".

STEFANO HA SCRITTO LETTERA DI ACCUSA - "Ci aspettavamo di peggio. Stefano é molto determinato. Ci ha detto che dorme a sprazzi e che sta scrivendo molto. Questa notte si è svegliato arrabbiato ed ha scritto una lettera di accusa". Lo ha detto il consigliere del Pd della Provincia di Roma, Marco Palumbo, che questa mattina insieme al consigliere regionale Enzo Foschi, ha fatto visita al carcere di Regina Coeli a Stefano Gugliotta. Il giovane di 25 anni che è stato picchiato dalla polizia la notte della finale di Coppa Italia. "Voleva che consegnassimo la lettera alla madre - ha aggiunto Palumbo - ma non è stato possibile perché un responsabile del carcere lo ha vietato per regolamento". Nella lettera di quattro-cinque pagine, Stefano avrebbe ripercorso la sua vicenda e tutto quello che è successo la notte della finale di Coppa Italia. Al termine della lettera annunciava la sua volontà di iniziare lo sciopero della fame.

MADRE, STEFANO E' MOLTO PROVATO - "Stefano è nervoso, ha dei tic e si sta facendo dare delle gocce per poter dormire. Non sa cosa sta succedendo, è confuso e molto, molto provato". Lo ha detto la madre di Stefano Gugliotta, il giovane di 25 anni che è stato picchiato dalla polizia la notte della finale di Coppa Italia, che ha fatto visita al figlio detenuto nel carcere di Regina Coeli a Roma. I genitori sono ora insieme alla zia e la cugina di Stefano davanti al carcere di Regina Coeli in attesa di una sua possibile scarcerazione che, secondo il loro avvocato, potrebbe esserci dopo l'ora di pranzo.

Fonte: Ansa.it

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La fame vien… pedalando!

di Annalisa Audino

Cosa non si fa per una cena gratis! A Copenhagen, presso l’hotel di lusso Crowne Plaza, è necessario pedalare semplicemente un quarto d’ora per gustare una succulenta cena preparata dai migliori chef della struttura. Non è uno scherzo, ma l’originale iniziativa dei proprietari dell’albergo per produrre energia e soprattutto per comunicare che è possibile creare nuove fonti di energia anche attraverso nuove forme di sensibilizzazione e per dimostrare che è possibile coniugare servizi di lusso e massima efficienza con uno spreco energetico pari a zero. I volontari, pedalando su cyclette in grado di generare elettricità, hanno la possibilità di vincere un pasto da 200 corone (circa 27 euro) se riescono a produrre almeno 10 Wh di energia.

Funziona più o meno così: si pedala nella terrazza coperta dove sono state messe delle cyclette che, a una velocità media di 30 chilometri orari, sono in grado di produrre circa 100 Wh di energia elettrica in un arco di tempo di 60 minuti. Ogni volta che un ospite raggiunge 10 Wh viene premiato con il pasto gratuito e la potenza generata, calcolata via via grazie a un iPhone montato sul manubrio, viene conservata in una batteria e reinserita nell'alimentazione principale dell'hotel.

Ovviamente c’è necessità di molta energia, poiché l'edificio è composto da 25 piani e ben 366 camere: l’obiettivo è quello di verificare, entro giugno 2010, se questo tipo di produzione elettrica è in grado di competere contro il sistema a pannelli solari già installato sulla struttura. Inoltre, tra qualche mese, l'uso delle cyclette sarà aperto a tutti e quindi anche gli amanti del fitness potranno pedalare e produrre energia, senza per forza dover prenotare una stanza.

«Il progetto è nato in risposta al vertice di Copenhagen – spiega Frederikke Tømmergaard, dell’ufficio stampa dell’hotel – e per far sì che la città diventasse una delle più verdi del mondo con uno degli hotel più verdi al mondo, il nostro. Tutti possiamo contribuire ad una politica ecologica: questa è la dimostrazione».

«La scorsa settimana 15 persone hanno vinto la cena presso il nostro ristorante. Queste bici elettriche - spiega Allan Agerholm, general manager dell'albergo- offrono ai nostri clienti la possibilità di mantenersi in forma e al tempo stesso produrre energia. Sarà interessante vedere quanti aderiranno in futuro e quanta energia verrà prodotta». L’hotel che fa parte della UN Global Compact, il programma di responsabilità sociale delle Nazione Unite a cui aderiscono le imprese che si impegnano a rispettare alcuni principi in tema di diritti umani, lavoro e cura dell’ambiente, è certificato come edificio ecologico secondo la normativa europea, dotato esclusivamente di lampade a risparmio energetico, asciugamani ad aria e pannelli solari, ed è il primo hotel di tutta la Danimarca a disporre di energia prodotta interamente da fonti rinnovabili.

Se la pedalata ecologica avrà successo, l'iniziativa verrà esportata a tutti gli hotel della catena Crowne Plaza sparsi per il mondo: ovviamente è improbabile che l'intero sistema alberghiero venga totalmente alimentato con le biciclette dei clienti (100 Wh di energia sono appena sufficienti per tenere accesa una lampadina da 100 watt per un'ora), ma è sicuramente un buon inizio per dimostrare che è possibile migliorare e cambiare. Io ho già voglia di pedalare…e voi?

Fonte: http://enviinfo.blogspot.com/2010/05/la-fame-vien-pedalando.html

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