24 febbraio 2010

Elezioni, Berlusconi lancia "i paladini della libertà" "La sinistra vuole l'invasione degli stranieri"


Fini: "E' noto che sull'immigrazione le nostre opinioni non coincidono.."

ROMA - Senza freni. Alzando i toni. "Il bene contro il male". L'invasione" degli stranieri. La scesa in campo "per la libertà". E' un Silvio Berlusconi in piena campagna elettorale quello che lancia, con al fianco Michela Brambilla, la sua nuova creatura. Li chiama i "promotori della libertà". E ne pretende il controllo. Saranno loro che dovranno "rispondere a centinaia di istanze, a chi chiedeva di organizzare i gazebo e fare manifestazioni".

I tono sono quelli di una crociata: "Una forza del bene contro le forze del male, un esercito dei difensori e paladini della libertà che risponderanno direttamente a me". E in questa crociata del "bene" contro il "male", non poteva mancare l'anatema, ormai consueto, contro l'opposizione. O meglio "la sinistra". Che vuole "uno stato di polizia", che mira a spalancare "le porte ai cittadini stranieri", che punta "all'invasione di stranieri perché pensa che si possa cambiare il peso del voto che ha visto la vittoria dell'Italia moderata". parole che Gianfranco Fini accoglie con freddezza: "E' notorio che la mia opinione in materia di immigrazione non coincide al cento per cento con quella del presidente del Consiglio.."

La schema berlusconinao è il solito. Arrivano le elezioni e il premier le trasforma in un plebiscito su di lui: "Affiancherò i governatori nella campagna elettorale e dirò che siamo di fronte ad una scelta di campo: la sinistra delle chiacchiere o noi".

E via con "il governo delle riforme e delle emergenze", opposto alla "sinistra che dice solo no". Da una parte l'ottimismo, dall'altra il pessimismo ed autolesionismo". Sinistra antitaliana, anche questo già sentito: "Noi siamo un governo che valorizza le cose positive, loro propagandano anche all'estero le cose negative del nostro Paese".

Intercettazioni. Sull'inchiesta che coinvolge uno dei sui fedelissimi, Guido Bertolaso, non una parola. Contro le intercettazioni, strumento senza la quale difficilmente sarebbe nata, un uragano di accuse: "Secchiate di fango, non ci sono reati che emergono con certezza. Noi vogliamo restare liberi, amiamo la libertà. Siamo già tutti sottoposti al controllo dei telefoni e oggi è già uno stato di polizia. E' un sistema barbaro".

Contrasti interni nel Pdl. "Non esistono scontentezze interne. I contrasti dipinti dai giornali sono pura fantasia. Tra di noi c'è grande stima, motivazione e affetto reciproco". Dopo essersi lamentato, in pèrivato, delle faide interne, Berlusconi, in pubblico, torna a 'blindare' i vertici del Pdl. Nessuna lite, semmai "discussioni molto franche" e nessuna "preoccupazione per il futuro immediato e per quello più lontano. "Ho molta fiducia nel fatto che il Pdl sia protagonista per molti anni e la cosa importante è che sia un partito veramente democratico - sottolinea il premier -. Sui temi del programma elettorale non ci devono essere discussioni, mentre sui temi nuovi non è un leader o i tre coordinatori che devono decidere, ma gli organismi interni, e le minoranze si devono adeguare alle decisioni della maggioranza".

(24 febbraio 2010) Fonte: Repubblica.it

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