17 aprile 2010

D'Alema: costituente democratica con l'ex leader di An e Casini

Il presidente del Copasir: "Se il Pd avesse un piano potrebbe trovare interlocutori a tutto campo". Lite con Franceschini. Il capogruppo: alleanze fantasiose

di GOFFEDRO DE MARCHIS

VALMONTONE - Ora e qui. Il Pd deve presentare subito il suo progetto di riforme istituzionali. L'emergenza è adesso, dice Massimo D'Alema, "ci vorrebbe un costituente democratica" e se il Pd avesse già pronto un piano potrebbe "trovare interlocutori a tutto campo", a cominciare da "Fini e Casini".

Così il presidente del Copasir entra nel "divorzio" tra Berlusconi e il presidente della Camera. "Se noi facciamo una proposta - ripete - Fini e Casini discuteranno con noi". Non dice quale dev'essere la riforma, ma esclude in maniera categorica il presidenzialismo. "Un partito non autoreferenziale evita di avanzare ipotesi che fanno da sponda a Berlusconi. Non si cancella un potere sopra le parti facendolo diventare di parte. Altrimenti si indebolisce il Paese". Un'altra idea invece sarebbe benvenuta. "Possiamo dare la forza di rompere le gabbie di liberarsi a chi si sente prigioniero dall'altra parte".

Al convegno della componente Liberal del Pd, organizzato da Enzo Bianco a Valmontone, i protagonisti sono Pierluigi Bersani, D'Alema, Dario Franceschini, Ignazio Marino, Luigi Zanda, Manzella e Maccanico. Si affilano le armi per la direzione di oggi. All'ex ministro degli Esteri risponde il capogruppo alla Camera e si avvia lo scontro. "Non dobbiamo partire dalle alleanze, ma dalla nostra identità". Frena sulle riforme. Dice, provocando la reazione dura di D'Alema, che "se Fini si piega anche stavolta è difficile dargli credito in futuro". E al sogno di una "costituente democratica" con Fini e Casini, che sembra in tutto e per tutto il disegno di un nuovo asse per le riforme, Franceschini risponde: "Il presidente della Camera? Con lui si può fare una battaglia insieme solo c'è un'emergenza democratica. Ma la sua partita è nel centrodestra. Il resto sono fantasie".

Il duello dialettico si gioca anche sul bipolarismo, sul ruolo dell'Udc, difeso da D'Alema. "In questo bipolarismo il problema non è il potere di ricatto di chi ha l'8%, ma di chi ha lo 0,5. E non mi si dica che io penso solo alle alleanze. Sono strumenti da comizio, solo slogan". D'Alema si stupisce per il muro eretto davanti a Fini in questo momento. "Lui non è solo quello che contesta Berlusconi nella destra. Può essere un interlocutore vero sui contenuti, con me lo è stato. Su immigrazione e bioetica". Il ragionamento è chiaro: "La rottura nel Pdl è nettissima, politica. Non so se questo sfocerà in una crisi parlamentare, ma il rischio c'è". E il Pd ne deve approfittare, senza perdere tempo. Anche per questo D'Alema si schiera con Andrea Orlando. "Sulla giustizia ha fatto una proposta interessante, apprezzata anche dai magistrati".

A Bersani tocca il compito di tenere unito il partito, tanto più ora. Quindi anche Franceschini e D'Alema. "Votare adesso sarebbe una follia", dice il segretario. Si toglie un sassolino dalla scarpa: "Avevo detto che il Pdl non ha vinto le elezioni. I fatti ci stanno dando ragione altrimenti perché questa frattura?". Condivide però l'idea di una crisi irreversibile del sistema. Difende il ruolo del capo dello Stato così com'è oggi: "Dà equilibrio e garanzia". Su Fini però resta cauto: "Un interlocutore? Per il momento sta di là". L'obiettivo è non dividere oggi alla direzione il Pd proprio mentre il centrodestra deflagra.

Ma il confronto potrebbe essere aspro. L'anteprima l'ha offerta sempre D'Alema polemizzando con il moderatore Stefano Menichini, direttore di Europa. Si parla di Puglia e di Vendola, un contestatore della sala rivendica il ruolo di Nichi. "Avremmo vinto anche con Boccia alleati all'Udc - risponde D'Alema -. Abbiamo vinto a Bari, Foggia, Taranto, Brindisi. E lì Vendola non era candidato".

Fonte: http://www.repubblica.it/politica/2010/04/17/news/d_alema_su_costituente-3412696/

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