17 aprile 2010

I SOLITI GIOCHI DI POTERE

di Simone Bellis

Berlusconi rilascia dichiarazioni a raffica. Da un lato lancia ultimatum a Fini, dall'altro cerca di rassicurare tutti. Il suo mostrarsi duro e pronto a qualunque evenienza mal si sposa con l'ostentata sicurezza con cui descrive un futuro per il suo partito.

Mentre Bossi scuote la testa sconsolato, dicendosi convinto che non ci sia possibilità di ricucire lo strappo nel PDL, da Milano Berlusconi prosegue con le sue rassicurazioni. "La maggioranza resisterà, il Governo continuerà, sono cose superabili" e aggiunge "Penso che si possa ricompattare, ma in qualunque direzione si vada non ci saranno problemi. State sereni".

Nel suo cercare di rassicurare e di mettere le mani avanti assieme si produce in un risultato che può rassicurare solo chi è già convinto, mentre persino tra chi si dice convinto dell'unità del governo adduce motivazioni di mera convenienza.
Come a dire, sono i soliti giochi di potere. Sarà veramente così?

Ciò che è emerso da recenti rivelazioni farebbe pensare il contrario. Dalle intercettazioni di Trani si evince che le volontà del Premier venivano eseguite controvoglia, e gli interessati si domandavano cosa fare dopo che lui non ci sarebbe più stato, riferendosi molto probabilmente all'età avanzata.

Allo stesso modo, chiunque abbia le facoltà di ritagliarsi un proprio spazio nel centro destra che verrà si sta preparando a abbandonare la nave, per evitare di affondare col relitto di un partito che senza Berlusconi altro non è che parte dei resti della "Prima Repubblica".

Intanto il Premier scalcia, riuscendo ad ammiccare all'opposizione e dandole dell'irresponsabile nella stessa frase.

L'umore di Fini per la situazione del partito non è un mistero, come non lo è il suo giudizio nei confronti del co fondatore Berlusconi. In un fuori onda è arrivato a dire che se il Premier avesse continuato su quella rotta sarebbe potuto finire come Mussolini.

Non dimentichiamo inoltre i disastri delle liste regionali, causa di conflitti irrisolti all'interno del partito. Se prima Fi e An si spartivano cariche e poltrone in base ai voti ottenuti, ora che si presentano assieme gli equilibri non sono più regolati dal risultato elettorale, ma dalle correnti interne al partito.
In questi giorni Berlusconi è affannato nel tentativo di mostrare una sicurezza che pare non avere, mentre il silenzio di Fini fa pensare a un intenso lavoro sotto il pelo dell'acqua.

Staremo a vedere nei prossimi giorni, ma la frattura anticipata dagli esperti per il dopo elezioni pare sempre più probabile.

Persino il periodo sembra confermare il fatto che la rottura avvenga più per lotte di potere che reali motivi ideologici.

Le elezioni nazionali portano potere legislativo, ma è nelle regioni che i partiti trovano maggiori vantaggi economici. Nelle regioni si muovono più soldi, e con maggiore discrezionalità. Ci sono anche molti più posti di lavoro con cui ricompensare collaboratori e clienti.

In definitiva, il grosso della torta è andato, ora ognuno per la sua strada.


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