20 aprile 2010

SPRECHI E TRUCCHETTI

di Simone Bellis

Il 15 aprile l'Espresso ha pubblicato un articolo, che spiegava come alcuni eurodeputati utilizzassero un jet privato per raggiungere ogni mese il Parlamento Europeo.

La prima obiezione riguarda appunto i costi, andata e ritorno costano complessivamente 1.400 euro. I deputati si giustificano dicendo che non esiste un volo diretto che parta dal sud Italia, per cui si rende necessario, o quantomeno molto utile, utilizzare quel particolare servizio.

Nelle passate legislature gli eurodeputati si servivano soprattutto di voli low cost. Cosa è cambiato nel frattempo?

Le vecchie regole per il rimborso dei costi di viaggio prevedevano un indennizzo forfettario di circa 800 euro, a prescindere dal costo del biglietto. Oggi per ottenere un rimborso i deputati devono presentare carta d'imbarco e ricevuta di pagamento, ricevendo una somma pari al costo del biglietto.

E' qui che si presenta la parte più grave della faccenda. La carta d'imbarco non viene rilasciata per i voli privati, ma solo per i charter e i voli di linea.
Il gruppo Espresso ha telefonato all'agenzia "Mustfly", dicendo di chiamare per conto di un deputato, chiedendo informazioni su come ottenere comunque il rimborso.

Biagio Coppolino, responsabile marketing dell'azienda, ha risposto così: "Si tratta di un jet privato camuffato. Sulla fattura lo qualifichiamo formalmente come volo charter. Per quelli privati, infatti, il regolamento non prevede rimborso... Il boarding pass verrà consegnato a posteriori, per ottenere l'indennizzo".

Secondo Coppolino inoltre questo tipo di operazione avviene regolarmente, ma non finisce qui. Altrettanto regolarmente la fattura viene gonfiata, arrivando ad addebitare il biglietto di parenti e amici, tutto in un'unica tariffa. Dice infatti Coppolino: "Mettiamo tutto su un unico biglietto o su più biglietti. Qui lo dico e qui lo nego: il deputato può attribuire il costo del biglietto a un terzo che non ha viaggiato. La natura dei parlamentari fa sì che si possano cambiare le regole".

E' bene ora spiegare come si sia arrivati ad adottare questo sistema per i rimborsi.
Abbiamo già detto che fino alla scorsa legislatura i rimborsi erano stabiliti forfettariamente intorno agli 800 euro. Gli eurodeputati avevano l'abitudine di utilizzare voli low cost, così da intascare la differenza.

Un esempio eclatante, di cui in Italia non si è praticamente parlato, è quello di Giorgio Napolitano. Un giornalista tedesco faceva notare come Napolitano, all'epoca euro parlamentare, avesse speso circa 90 euro di biglietto ottenendo però un rimborso di 800. In pratica ogni tappa a Bruxelles portava nelle tasche del Presidente della Repubblica 700 euro netti. Incalzato dalle domande del giornalista Napolitano gli intimò di lasciarlo in pace, arrivando a minacciare di ricorrere alle forze dell'ordine.

Questo e altri casi hanno convinto l'UE della necessità di non dare più rimborsi forfettari ai deputati.

Peccato che non si sia stabilito un tetto massimo, così la situazione è peggiorata per i contribuenti.

Coppolino prosegue nelle sue dichiarazioni. Secondo il responsabile marketing la storia va avanti da fine 2009, in seguito a un accordo tra l'ideatore del servizio, Giuseppe Spadaccini, e l'europarlamentare Guido Milana (PD), che nega però ogni attribuzione. Nonostante questo difende l'utilizzo dell'aereo privato, dicendo testualmente: "È la cosa più utile, economica e intelligente da fare finché non ci saranno voli diretti".

L'Espresso fa i nomi di alcuni passeggeri.
Volo in data 8 marzo: Andrea Cozzolino (Pd), Guido Milana (Pd), Barbara Matera (Pdl), Salvatore Iacolino (Pdl) e Roberto Gualtieri (Pd).

Volo in data 23 novembre: Giovanni Pittella (Pd), Rosario Crocetta (Pd), Giovanni La Via (Pdl), Sergio Silvestris (Pdl), Sonia Alfano (Idv), e Roberta Angelilli (Pdl).
Nei mesi scorsi hanno fruito del servizio Silvia Costa (Pd) e Luigi De Magistris (Idv).

In entrambe le soluzioni adottate dall'UE viene lasciato largo spazio per sprechi e trucchetti. In nessuno dei due casi sembra esserci stato l'impegno o la volontà di ridurre effettivamente gli abusi riguardanti i rimborsi per le trasferte.


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