26 aprile 2010

Fini ai suoi: lealtà a coalizione e a programma di governo

Berlusconi sui 'matrimoni in politica': si litiga in due ma per divorziare basta anche uno solo

ROMA - ''Dobbiamo garantire la massima lealta' alla coalizione e al programma di governo''. E' uno dei passaggi con i quali Gianfranco Fini, accolto da un lungo applauso, ha aperto la riunione per fare il punto con deputati e senatori a lui vicini nella riunione nella Sala Tatarella della Camera.

Sul tavolo - nella prima riunione dopo la tumultuosa direzione di giovedi' scorso che ha sancito di fatto la nascita di una minoranza nel Pdl - anche la questione delle dimissioni poste sul tavolo dal capogruppo vicario del Pdl alla Camera, Italo Bocchino. Nel vertice di oggi - al quale non dovrebbero partecipare tutti i 54 deputati e senatori rimasti fedeli all'ex leader di An - Fini spieghera' la rotta per i prossimi delicati passaggi parlamentari, a partire dalla legge sulle intercettazioni, confermando quanto detto ieri nel primo di una serie di passaggi televisivi (il prossimo domani sera a Ballaro') nei quali il Presidente della Camera intende spiegare le ragioni politiche della sua divisione da Silvio Berlusconi.

Fini invitera' i suoi alla cautela e a non fornire alcun pretesto o spunto polemico a chi vuole dipingere la minoranza finiana come un manipolo di facinorosi pronti a tendere imboscate in Parlamento.

Per il presidente della Camera il voto anticipato resta un'ipotesi da scongiurare e i prossimi tre anni sono un tempo prezioso da dedicare a riforme condivise. Quanto a Bocchino, il capogruppo vicario dei 270 deputati della Camera intenderebbe far riferimento al regolamento del gruppo - regolarmente approvato - nel quale esisterebbe una clausola in base alla quale se dovesse lasciare il capogruppo vicario cadrebbe anche il capogruppo Fabrizio Cicchitto. A quel punto, Bocchino si ricandiderebbe per ottenere il consenso di 'bandiera' di tutti i 38 deputati finiani, sancendo l'esistenza di una minoranza anche all'interno del gruppo. Un'ipotesi duramente contestata dal deputato Amedeo Laboccetta, che oggi Fini ha chiamato a colloquio nel suo studio prima della riunione del suo gruppo.

PDL: FINI, FACCIAMO SEMINARIO CON PROPOSTE PER RENDERLO FORTE - ''Facciamo un seminario, un convegno per illustrare le nostre proposte per un Pdl piu' forte''. E' quanto ha proposto Gianfranco Fini, dopo aver ascoltato gli interventi - alcuni dei quali anche critici - dei deputati riuniti nella Sala Tatarella alla Camera. Una delle date ipotizzate per la riunione e' venerdi' 14 maggio.

LABOCCETTA SI SFILA, A FINI HO DETTO 'NON CI STO' - ''Ho incontrato Fini e in tre quarti d'ora di confronto di grande civilta' ho espresso le mie preoccupazioni per la strada intrapresa e gli ho detto che non ci sto, non credo nelle correnti e quindi le nostre strade si separano''. Il deputato Amedeo Laboccetta spiega cosi', in Transatlantico, l'esito del suo incontro con il presidente della Camera, avvenuto prima della riunione dei finiani. Laboccetta, che la scorsa settimana aveva firmato il documento al termine della riunione dei finiani, si sfila. ''Io resto un amico di Fini - spiega l'ex deputato di An - ma ho il pregio di parlare chiaro: questa fase non mi convince, nel Msi ho fatto parte della corrente dei romualdiani e non penso che questa sia la strada da percorrere. Fini la pensa diversamente e che cosa fara' lo saprete al termine della riunione''.

Nell'incontro Laboccetta ha criticato anche Italo Bocchino, ''un uomo di rottura che fa millantato credito perche' io non mi faccio rappresentare da lui. Ha fatto una lettera di dimissioni che in realta' e' finta e secondo me dovrebbe dimettersi veramente. In ogni caso non mi rappresenta''.
BERLUSCONI, LITE SI FA IN DUE, PER DIVORZIO BASTA UNO - "Per litigare bisogna essere in due", ma "per divorziare basta essere in uno": così Silvio Berlusconi rispondendo ad una domanda su quale sia il segreto di un buon matrimonio politico, nel corso della conferenza stampa con Putin.

FEDERALISMO: FINI CITA NAPOLITANO, SEPARATISMO INSOSTENIBILE - Poco prima della riunione dei finiani, Gianfranco Fini - intervenuto alla presentazione del Rapporto del Cnel sull'impresa che cambia - aveva fatto ricorsoad un richiamo di Giorgio Napolitano sul Federalismo Fiscale per ribadire la insostenibilità e la inimmaginabilità di prospettive separatiste o indipendentiste; e annuncia: "ovviamente di tali questioni avremo modo di parlarne in Parlamento in altre occasioni".

Fini ha osservato: "l'introduzione del cosiddetto federalismo fiscale carica i governi locali di nuovi compiti e di nuove responsabilità, perché, come ha detto di recente il Capo dello Stato, 'non c'é alternativa al crescere insieme, Nord e Sud, essendo storicamente insostenibili ed obiettivamente inimmaginabili nell'Europa e nel mondo d'oggi prospettive separatiste o indipendentiste, e più semplicemente ipotesi di sviluppo autosufficiente di una parte soltanto, fosse anche la più avanzata economicamente, dell'Italia unità. Ovviamente - conclude il presidente della Camera - di tali questioni avremo modo di parlarne in Parlamento in altre occasioni".

CRISI C'E' ANCHE PER CARENZE ISTITUZIONI E AUTHORITY - "La crisi economica ha tratto origine da gravi patologie del sistema finanziario e da alcune carenze che hanno contrassegnato l'attività delle istituzioni e delle autorità che avrebbero dovuto, con maggiore oculatezza e tempestività, esercitare le funzioni di vigilanza", afferma il presidente della Camera alla presentazione del rapporto del Cnel. Per Fini, "il paradosso è, tuttavia, che gli effetti della crisi si stanno rilevando particolarmente negativi per il sistema produttivo non soltanto per la contrazione degli ordinativi, ma anche per i nuovi comportamenti del mondo creditizio.

E suscitano inoltre "preoccupazione" anche "alcune delle ipotizzate proposte di modifica della disciplina del comparto finanziario, a partire dalla possibilità di una revisione in aumento dei coefficienti patrimoniali della banche, nell'ambito di Basilea 3, che potrebbe indurre quest'ultime a contrarre le attività nei confronti di clienti meno solidi dal punto di vista patrimoniale". "Si tratta di rischi gravi - evidenzia - che meritano di essere considerati con la massima attenzione per evitare di trovarci nell'assurda situazione di aver assecondato decisioni e comportamenti che, pur ispirati dalle migliori intenzioni, potrebbero produrre danni irreversibili al sistema delle piccole e medie imprese, che rappresentano la struttura portante del sistema produttivo italiano". Fini indica poi come "prioritario rimediare a quella che, in Italia, è diventata una vera e propria emergenza, vale a dire i ritardi con i quali le amministrazioni pubbliche provvedono al pagamento dei debiti contratti con i loro fornitori e che espongono le imprese, specie quelle di minori dimensioni, a gravissime difficoltà, spesso privandole della liquidità necessaria alla prosecuzione dell'attività".

CONTI PUBBLICI: SERVE RIGORE MA NO A TAGLI ORIZZONTALI - "E' necessaria una politica di rigore nei conti, che deve essere realizzata con dei tagli selettivi e non orizzontali che finiscono per colpire indiscriminatamente ogni settore dell'economia e della società", afferma ancora Gianfranco Fini secondo il quale per conseguire tale obiettivo "é necessario reperire adeguate risorse finanziarie anche con il concorso della finanza regionale e locale, dal momento che il territorio torna ad essere rilevante non più solo come luogo in cui si realizza il ciclo produttivo ma anche come ambiente sociale in cui far crescere le attività di produzione, di servizi e di ricerca".

Fonte: ansa.it

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