27 marzo 2010

CARTOLINE DALLO ZIMBABWE

di Michele Polo

Tra il 14 e il 20 marzo, dunque in piena par condicio, il Pdl ha ricevuto una esposizione incomparabilmente più elevata rispetto alle altre formazioni politiche in tutti i telegiornali della Rai e di Mediaset. Poco spazio alla Lega, scampoli per i partiti dell'opposizione e praticamente assenti quelli minori. Al di là delle sanzioni comminate da Agcom, il problema è che oggi gran parte dei cittadini si formano una opinione sui fatti principali e l'operare della politica attraverso i mezzi di informazione. In Italia, con un ruolo preponderante della televisione.

Eccola qui la par condicio, secondo le rilevazioni dell’Autorità di garanzia per le Comunicazioni nella settimana dal 14 al 20 marzo 2010. Sono riportati nella tabella i dati relativi ai tempi di antenna dedicati alle principali formazioni politiche nelle edizioni principali dei più importanti telegiornali.

Tempi di antenna (%),Telegiornali (edizioni principali), settimana 14/3-20/3

L’AGCOM E LE SANZIONI

I dati, pur essendo oramai avvezzi a un costume informativo che, nelle parole dei protagonisti, ci avvicina allo Zimbabwe, fanno una certa impressione. Il Popolo delle Libertà riceve una esposizione incomparabilmente più elevata rispetto alle altre formazioni politiche in tutti i telegiornali della Rai e di Mediaset. L’altro alleato della coalizioni di centrodestra non ne esce bene, in particolare nelle reti del Biscione, mentre i partiti dell’opposizione devono accontentarsi degli scampoli. Per non parlare delle altre formazioni minori, che con l’eccezione del telegiornale de La7 risultano totalmente assenti. E questi dati sono riferiti solamente alle formazioni politiche, e non tengono quindi in considerazione l’ulteriore esposizione derivante dalle notizie relative al governo.

Per questo squilibrio l’Autorità di garanzia per le comunicazioni ha comminato una multa di 100mila euro ai due principali telegiornali, Tg1 e Tg5. Una sanzione non trascurabile che, con tempi di verifica tutto sommato accettabili, opera ex-post, laddove si ravveda un evidente squilibrio nel trattamento rispetto ai requisiti della par condicio. (1) Ma una sanzione che rischia di essere inefficace laddove gli operatori colpiti non abbiano al loro interno gli anticorpi e la volontà di aderire al richiamo dell’Autorità. E qui arriviamo al punto dolente che è emerso in tutta la sua evidenza nelle cronache delle ultime settimane.

Abbiamo letto di commissari dell’Autorità di controllo, lautamente stipendiati dai contribuenti per sorvegliare sull’equilibrio dei sistemi di informazioni, rivendicare quasi con orgoglio la propria appartenenza politica e il proprio operare funzionale a questo o quel partito. Abbiamo letto di un direttore di telegiornale che ribadisce, con il tono dell’uomo di mondo, il suo diritto a parlare con tutti, e che convoca nel proprio ufficio i giornalisti della testata perché firmino un attestato di solidarietà. E abbiamo letto di un presidente del Consiglio ossessionato da alcune trasmissioni e deciso a tacitarle una volta per tutte. In un tale collasso di qualunque rispetto dei ruoli, la par condicio non può fare molto, se non segnalare l’ultima infrazione delle regole in attesa di quella successiva.

DOVE SI FORMA L’OPINIONE

Alcuni commenti a un mio precedente pezzo criticavano gli argomenti proposti, sostenendo che dietro gli strumenti volti ad assicurare un equilibrio nell’informazione ci fosse un implicito giudizio quasi snobistico nei confronti degli elettori, giudicati come incapaci di giudizio e influenzabili. Il punto non è evidentemente questo. Oggi gran parte dei cittadini si formano una opinione sui fatti principali e sull’operare della politica non già attraverso una esperienza diretta e personale, ma mediante i mezzi di informazione. In Italia, con un ruolo preponderante della televisione. Non è quindi un problema di incapacità di giudizio, ma di informazioni a partire da cui il giudizio viene formato.

Quando osservammo nella primavera del 2008 le immagini dei cumuli di spazzatura per le vie di Napoli, non potemmo che giustamente concludere con un giudizio estremamente negativo delle amministrazioni del centrosinistra coinvolte, con evidenti riflessi sullo stesso governo nazionale guidato da Romano Prodi. Ma non siamo stati in grado di maturare una valutazione simile, questa volta nei confronti delle amministrazioni locali di centrodestra, nei mesi scorsi quando la spazzatura ha iniziato ad accumularsi per le vie di Catania e di Palermo senza apparire sui nostri schermi nei notiziari.

Quando nel 2007 i telegiornali principali hanno raddoppiato le notizie relative alla criminalità e alle minacce alla sicurezza personale dei cittadini, senza che vi fosse un sottostante fenomeno di recrudescenza dei delitti, hanno contribuito ad acuire la sensazione di pericolo presso la cittadinanza esposta a questo diluvio di notizie e hanno imposto all’agenda politica un tema su cui tradizionalmente le forze di centrosinistra scontano un handicap.

Ma nel clima avvelenato della discussione oggi in Italia pare quasi impossibile partire da un riconoscimento comune che il problema esiste e condiziona fortemente lo svolgimento del gioco democratico.

Fonte: http://www.lavoce.info/articoli/-informazione/pagina1001626.html


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