24 marzo 2010

A Napoli un voto si compra pure a 50 euro

Una vera e propria compravendita del voto con tanto di tariffario e “pacchetti” in offerta: 1.000 voti per 20.000 euro. De Luca accusa la destra: “A Scampia ti danno 25 euro subito e 25 a saldo dopo il voto”. La Digos e la Procura antimafia hanno subito aperto un’indagine.

di Pietro Salvato

Vincenzo De Luca, il candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Campania l’ha denunciato senza mezzi termini: “A Scampia si fa compravendita di voti, ti danno 25 euro subito e 25 a saldo, una volta che hai espresso la preferenza che ti hanno indicato“. Stefano Caldoro, il candidato berlusconiano, da parte sua, ha liquidato l’accusa del rivale dandogli del “disperato” dimenticando però che nelle liste che lo sostengono troviamo Roberto Conte, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa che, proprio con questo metodo, fu eletto coi voti della camorra.

Sta di fatto, che i sospetti d’ingerenza se non di vero e proprio inquinamento del voto da parte della camorra, hanno portato all’apertura di un’indagine sia della Digos, sia dei magistrati antimafia di Napoli. Un inchiesta de Il Mattino, inoltre, ha rivelato l’esistenza di un vero e proprio prezzario del “voto in vendita”.

CAMORRA VOTE EXCHANGE - I prezzi, in media, oscillano da 20 a 50 euro. Variano per zona, candidato e soprattutto per clan camorrista che gestirebbe – il condizionale in certi casi è d’obbligo – direttamente la stessa “compravendita”. Persino l’attacchinaggio dei manifesti elettorali sarebbe gestito dal racket. Cinquanta centesimi per manifesto affisso, al quale si può aggiungere versando altri 50 centesimi, una sorta di polizza assicurativa “anti-rimozione”. Le zone a più alto rischio e dove risulterebbe più praticato questo squallido “mercato”? Quella a nord di Napoli, in particolare i quartieri periferici di Scampia e Secondigliano, la cinta che sale verso il casertano, ed ad sud, i comuni della fascia costiera.

Portici, Ercolano e Castellammare di Stabia, questi ultimi due, peraltro, chiamati al voto pure per le elezioni comunali. Col passare dei giorni di campagna elettorale, quelli che prima erano solo sospetti, evidentemente, devono essere apparsi agli stessi inquirenti qualcosa di più che semplici illazioni. La Procura antimafia, nei giorni scorsi, aveva già aperto un fascicolo d’indagine dedicato al voto di Castellammare di Stabia e della vicina Gragnano. A Castellammare, in un certo senso, è stato un atto dovuto. Proprio nella città stabiese poco più di un anno fa fu assassinato dalla camorra il consigliere comunale del Pd, Gino Tommasino. Nel “gruppo di fuoco” che freddò il politico stabiese, tra gli altri, c’era Catello Romano, diciannovenne pluri-omicida risultato addirittura iscritto allo stesso partito della sua vittima.

Qualche mese fa, il Prefetto di Napoli ha inviato una “Commissione d’accesso” per verificare il grado di eventuali infiltrazioni dei clan nell’amministrazione comunale. Per ora, da quell’inchiesta non è scaturito ancora niente, ma molti temono che, proprio dopo il voto, l’atteso “verdetto” possa pesare come una spada di Damocle sulla nuova Amministrazione. A Gragnano, la “città della pasta” e dell’omonimo e celebre vino rosso, in occasione delle ultime elezioni amministrative, furono invece registrati numerosi brogli che portarono poi all’arresto di due persone.

“O’ SISTEMA” DEMOCRATICO - Secondo quanto riporta il quotidiano Il Mattino, nei casi più eclatanti i voti vengono “venduti” a pacchetti di mille. Il prezzo, come detto è variabile, in media da 20.000 a 50.000 euro. A farsi garante dell’operazione è il clan in prima persona che controllerebbe direttamente i suoi “pacchetti”. I metodi più adoperati sarebbero due. Il primo prevede che i soldi vengono pagati “cash”, subito, in cambio della fotocopia del certificato elettorale. Il secondo, invece, contempla il pagamento in due rate: una metà prima del voto e l’altra metà dopo, magari mostrando una foto scattata col cellulare nella cabina elettorale.

Infatti, nonostante negli ultimi anni sia vietato portare il telefonino dotato di fotocamera al seggio elettorale, in molti riescono ad aggirare con facilità questo divieto. A Scampia, il quartiere tristemente noto per la faida camorrista di qualche anno fa, costata peraltro un centinaio di morti, “o’ sistema” è consolidato da anni. In queste ore “galoppini” e “tirapiedi” stanno battendo il quartiere “palmo a palmo per comprare, a prezzi modici, voti di lista e, sopratutto, preferenze”. Gente che opera nel “ramo” da tempo, forse da sempre. La domanda è forte e molto spesso trova la sua risposta. Poco conta il partito, il suo programma e le sue eventuali idee.

Conta quanti soldi mette a disposizione il “candidato” e, nei casi peggiori, quali e quante pressioni esercitano i clan malavitosi affinché il consenso venga convogliato su un determinato nome. Nei casi “normali”, dove la criminalità organizzata non interagisce direttamente, la pratica del “voto comprato” è vista da molti, come dicono da queste parti, come “un piacere”, un favore o sorta d’investimento. Il candidato alle regionali, ad esempio, una volta eletto e nominato “Onorevole”, ammortizzerà facilmente il costo sostenuto. Tra stipendi, diarie, rimborsi ecc. il suo introito mensile si aggirerà intorno ai 10.000 euro al mese per ben 5 anni, ai quali si aggiungeranno pure i benefit previdenziali.

COME FUNZIONA IL MERCATO DEL VOTO? - I ruoli, le parti di questa triste commedia, seguono il canovaccio della classica “burocrazia” camorrista. In ordine troviamo: il “Capobastone”, ossia l’uomo a cui è deputato il controllo di una zona ben delimitata; in genere, tre o quattro “palazzi”. Il Capobastone offre le sue competenze al servizio dei candidati. Può lavorare in esclusiva per il miglior offerente, ma non disdegna, specie quando ci sono più elezioni contemporaneamente, di offrirsi a vere e proprie cordate di diversi candidati.

E’ lui che fa il prezzo e stabilisce una sorta di “business plan”, con tanto di cifre e quote che poi distribuisce ai suo diretti “dipendente”, quelli che si incaricano di portare effettivamente il voto. Il “Capobastone” elettorale, solitamente, non è organico al clan camorrista, al più è attiguo ma, comunque, non deve essere direttamente riconducibile alla “famiglia”. I clan entrano in gioco dopo, a cose fatte, quando avvicineranno l’eletto e gli ricorderanno del “favore” ricevuto. Sanno tutto, ma in questa fase preferisco restare alla finestra. A meno che non ci sia sotto qualcosa di veramente “grosso”. In questo caso, il clan scende in campo con tutta la sua potenza (anche di fuoco, come sappiamo) e può determinare risultati che farebbero impallidire persino i vecchi “metodi” bulgari. “Stanno avvicinando soprattutto i più giovani - racconta un uomo al Mattino – quelli che non conoscono bene il meccanismo del voto.

Gli offrono tra i venti e i cinquanta euro, fotocopiano carta d’identità e certificato elettorale e fissano l’appuntamento nei pressi dei seggi. Il ragazzo è convinto che il voto verrà verificato. Quando esce dalla cabina elettorale riceve la cifra pattuita“. E poi, come detto, c’è il sistema del telefonino, già collaudato e grazie proprio alla tecnologia il sistema si è sempre più affinato. Il giorno del voto “Capobastone” e le sue “sentinelle del voto” stazionano fisse intorno al seggio. Scrutano facce e si fanno notare loro stessi dai votanti. Non proferiscono parola, ovviamente. E’ un modo come un altro per ricordargli però “dell’impegno” pattuito. Quando talvolta arriva il “loro” candidato nei pressi del seggio, invece, si girano dall’altra parte.

Nessuno deve poter sospettare niente, nessun legame, alcun collegamento. La Digos promette che nelle zone più “calde” ha già steso “una stretta sorveglianza”. Si sta passando al setaccio persino Facebook dove un’indagine è stata aperta nelle ultime ore su un candidato di Pianura (quartiere periferico di Napoli) che tramite il famoso social network ha chiesto ai suoi potenziali elettori: “Contattatemi perché posso offrire importanti possibilità lavorative“. Di questi tempi, si direbbe un benefattore…

Fonte: http://www.giornalettismo.com/archives/56520/%ef%bb%bfa-napoli-voto-compra-pure-euro/



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