31 marzo 2010

Legge sul lavoro: Napolitano non firma

Il provvedimento rinviato alle Camere a causa, tra l'altro, della 'estrema eterogeneità' del testo

ROMA - Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, spiega una nota del Quirinale, non ha firmato a causa della "estrema eterogeneità della legge e in particolare dalla complessità e problematicità di alcune disposizioni - con specifico riguardo agli articoli 31 e 20 - che disciplinano temi, attinenti alla tutela del lavoro, di indubbia delicatezza sul piano sociale".

"Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano - si legge nella nota del Quirinale - ha chiesto alle Camere, a norma dell'art. 74, primo comma, della Costituzione, una nuova deliberazione in ordine alla legge: "Deleghe al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione degli enti, di congedi, aspettative e permessi, di ammortizzatori sociali, di servizi per l'impiego, di incentivi all'occupazione, di apprendistato, di occupazione femminile, nonché misure contro il lavoro sommerso e disposizioni in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro". "Il Capo dello Stato - prosegue la nota - è stato indotto a tale decisione dalla estrema eterogeneità della legge e in particolare dalla complessità e problematicità di alcune disposizioni - con specifico riguardo agli articoli 31 e 20 - che disciplinano temi, attinenti alla tutela del lavoro, di indubbia delicatezza sul piano sociale. Ha perciò ritenuto opportuno un ulteriore approfondimento da parte delle Camere, affinché gli apprezzabili intenti riformatori che traspaiono dal provvedimento possano realizzarsi nel quadro di precise garanzie e di un più chiaro e definito equilibrio tra legislazione, contrattazione collettiva e contratto individuale".

REALIZZARE RIFORMA CON GARANZIE - Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha chiesto alle Camere, a norma dell'art. 74, primo comma, della Costituzione, una nuova deliberazione in ordine alla legge di riforma del lavoro "affinché gli apprezzabili intenti riformatori che traspaiono dal provvedimento possano realizzarsi nel quadro di precise garanzie e di un più chiaro e definito equilibrio tra legislazione, contrattazione collettiva e contratto individuale". Lo si legge nella nota del Quirinale.

MARONI, NULLA DA ECCEPIRE SU DECISIONE NAPOLITANO - "E' nel suo potere rimandare alle Camere" una legge, "io non ho nulla da eccepire". Così il ministro dell'Interno Roberto Maroni ha commentato - nel corso di un'intervista a Sky Tg24 - la decisione del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di rinviare alle Camere la legge di riforma del Lavoro. Il problema è quello dei cosiddetti decreti omnibus - ha aggiunto Maroni - ma io non ho seguito direttamente il provvedimento".

RINVIO NAPOLITANO PER NORMA SU ARBITRATO - Una delle due norme del ddl Lavoro al centro dei rilievi del Quirinale riguarda la nuova procedura di conciliazione e arbitrato che di fatto incide sulle norme dell'articolo 18 relative al licenziamento. In particolare l'articolo indicato nel comunicato del Quirinale prevede che già nel contratto di assunzione, in deroga dai contratti collettivi, si possa stabilire che in caso di contrasto le parti si affidino ad un arbitrato. Il timore, che era stato avanzato dai sindacati e dall'opposizione, è che al momento dell' assunzione il lavoratore accetti la via dell' arbitrato che lo garantisce di meno rispetto al contratto che prevede l'art. 18 che tutela chi é licenziato senza giusta causa. L'altro articolo sul quale il Quirinale ha mosso rilievi è il 20, che esclude dalle norme del 1955 sulla sicurezza del lavoro il personale a bordo dei navigli di Stato.

E' LA PRIMA LEGGE CHE NAPOLITANO RINVIA ALLE CAMERE- Il provvedimento sul lavoro e' la prima legge che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano rinvia alle Camere, ai sensi dell'articolo 74 della Costituzione, da quando, a maggio del 2006, ha assunto la carica.

Fonte: ansa.it

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