16 marzo 2010

Scienziati e ricercatori scrivono ai candidati presidenti delle regioni: il nucleare è una scelta sbagliata

Dall’alto delle sue competenze scientifiche il ministro Brunetta ha definito le fonti rinnovabili “pippe a costi inaccettabili”, mentre di parere diametralmente opposto sono gli scienziati e ricercatori delle università italiane che hanno rivolto un appello ai candidati governatori delle regioni stigmatizzando come «strategicamente sbagliato il ritorno dell’Italia al nucleare, economicamente meno conveniente e meno sicuro di solare e altre fonti rinnovabili, su cui dovrebbero invece concentrarsi tutti gli sforzi».

Brunetta tenta di tirare la corda dalla parte delle scelte governative ormai effettuate considerando che le due opzioni energetiche non sono conciliabili specialmente in una congiuntura economica poco favorevole. Nucleare e settore delle rinnovabili hanno necessità di finanziamenti per l’immediato e per sviluppare la ricerca, e i soldi per tutto non ci sono. L’appello degli scienziati di Energiaperfuturo.it, contenuto in una lettera aperta nell’imminenza delle elezioni agli aspiranti governatori delle regioni della Penisola, ha un primo obiettivo che riguarda l’informazione di chi direttamente è coinvolto nelle scelte di politica energetica a livello territoriale.

Due le richieste ai candidati: un incontro prima del voto per illustrare le loro ragioni e la sottoscrizione della loro petizione sul futuro energetico del paese, che chiunque può sostenere sul sito www.energiaperilfuturo.it. «Mentre i costi delle energie rinnovabili scenderanno certamente nei prossimi 10 anni i costi del nucleare sono per loro natura non ben definiti e destinati ad aumentare, tanto che probabilmente la costruzione delle centrali, se mai inizierà, dovrà essere molto probabilmente sospesa perché fra 10 anni il nucleare non sarà più economicamente conveniente».

Gli scienziati nel loro documento-lettera si concentrano anche sugli aspetti “temporali” della questione:« un euro investito oggi nelle fonti energetiche rinnovabili, può trasformarsi in energia pulita entro pochi mesi. Il nucleare, al contrario, richiede massicci investimenti finanziari, i cui frutti potranno raccogliersi, nella migliore delle ipotesi, solo tra 10 o 15 anni». Scorie radioattive e dipendenza da materie prime esauribili, quali l’uranio, che l’Italia sarà comunque costretta ad importare dall’estero sono gli altri aspetti sottolineati dai ricercatori che ribadiscono come il ritorno all’atomo sia profondamente sbagliato.
16 marzo 2010

http://www.gliitaliani.it/?p=2289

C.C

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