22 marzo 2010

LA FECCIA CHE RISALE IL POZZO

di Silvia Nulli

Non c’è da essere molto teneri nel descrivere la squallida parata che si è svolta nel pomeriggio di ieri a Roma. 120.000 presenze, a dir tanto, contro il milione di persone che erano attese e che comunque cercano di venderci le tv del “biscione”. Tutte accomunate dallo stesso spirito servile nei confronti del capo, dall’esaltazione nei confronti del leader maximo, come si conviene a degli aspiranti sudditi, pronti a delegare le scelte a chi sta in alto e per i quali la partecipazione può essere solo acritica.

Centoventimila adulatori- alcuni dei quali a pagamento per la modica cifra di 100 euro- per i quali “qualsiasi cosa che Berlusconi fa, va bene”, per i quali Santoro è il nuovo male assoluto, di Pietro un “folle” e Paolo Borsellino un “tarocco”.... Non è infatti che si respirasse un clima di “amore”, non ostante lo slogan ostentato sullo striscione sorretto dai ministri in pompa magna…anzi, tutto il contrario.

Clima da stadio nel corteo dei giovani, che hanno inveito rumorosamente contro chi esponeva drappi rossi alle pareti delle case. Sorvoliamo pure sul saluto romano e sulle canzoncine: non solo “Meno male che Silvio c’è”, ma anche “Faccetta Nera”, tanto per non smentirsi… Alla faccia di coloro che auspicano un clima disteso e sono fautori della moderazione dei toni. Si è mai visto, in un paese democratico, un Governo che organizza una manifestazione per difendere se stesso? Solitamente la piazza manifesta per difendere dei diritti calpestati, per esprimere democraticamente un dissenso e non per testimoniare a favore del Governo in carica e del suo capo; ed è alquanto anomalo, dunque, il fatto che questo Governo debba ricercare il proprio consenso in piazza.

Berlusconi dal mega palco, anticipato da un Verdini che arringa la folla urlando a squarciagola, rivolge agli aspiranti sudditi- che diligentemente sventolano le bandiere, lo acclamano, rispondono a comando quando interrogati- un discorso vuoto, pieno di idiozie roboanti e di parole di disprezzo per chi la pensa diversamente: il giochino delle domande cui la folla prontamente risponde in coro (Si/No, uniche alternative..abbiamo già capito l’idea di democrazia che hanno in mente…); la difesa di Bertolaso, l’elogio della ricostruzione dell’Aquila (ed infatti gli aquilani si sono espressamente rifiutati di venire a ringraziare…) e dell’eliminazione della “munnezza” a Napoli (ora nuovamente per le strade); la criminalizzazione della magistratura (oramai un leit-motiv); l’ennesima riproposta dell’elezione diretta del Capo dello Stato (in cui spera Berlusconi, per poter scampare ai processi che lo vedono coinvolto), la pubblica promessa di ostacolare i governi delle Regioni che, a seguito delle libere elezioni, dovessero andare all’opposizione (per fortuna è il partito della libertà…); il bacio con Bossi (vendutosi per molto più che un piatto di lenticchie, ma non diciamolo al "popolo padano"..).

Niente di cui meravigliarsi, dunque. Se non che, Berlusconi non poteva esimersi da un qualche messaggio altisonante ad alto impatto emotivo, che potesse davvero rimanere impresso: ecco che, essendo a corto di idee, sfodera allora la promessa di "vincere"…il cancro. Sì, sì, avete capito bene: Berlusconi novello salvatore dell’umanità…cosa si fa per raccattare dei voti in più! Ma solo un pubblico di dementi potrà crederci. E non è solo la solita promessa elettorale che non verrà mantenuta, ma una bugia bella e buona, vendutaci senza alcuna vergogna, da parte di un Governo che, imponendo il nucleare per i propri sporchi interessi, sicuramente non dimostra di avere a cuore la salute della gente. Eppure gli aspiranti sudditi applaudono senza ritegno. Infondo l'aveva già detto Umberto Eco, prima delle scorse elezioni: per votare Berlusconi ci vuole una certa dose di masochismo. Per applaudirlo, aggiungerei, ci vuole anche una buona dose di demenza.


Fonte: http://informazionedalbasso.myblog.it/archive/2010/03/21/la-feccia-che-risale-il-pozzo.html

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