01 marzo 2010

Globalizzazione:immigrazione come fonte di ricchezza


di Vera Villani

Il fenomeno della globalizzazione va inquadrato nel contesto dei cambiamenti sociali, tecnologici,politici ed economici, per questo la sua analisi è di grande utilità.

Questo processo,nell’immaginario collettivo,appare di recente nascita,viene per di più associato alla new economy ma in realtà ebbe inizio intorno al XIX sec.
A partire dalla fine del 1800 vi fu un aumento progressivo degli scambi internazionali e dell’integrazione finanziaria; inoltre grazie alla diminuzione del costo dei trasporti ebbero inizio le prime migrazioni(dall’Europa verso gli Usa).
Possiamo quindi affermare chela globalizzazione è un fenomeno sicuramente NON NUOVO e che è di carattere prettamente economico con implicazioni sociali,politiche ed ambientali.

Sicuramente è un processo che è stato soggetto a battute d’arresto(tra le 2 guerre mondiali) e non si presenta in modalità omogenea in tutti i paesi(protezionismo).
Oggigiorno ricopre un ruolo chiave : mai come oggi le relazioni di tipo economico,ma anche politico e sociale,sono così intensificate e vi è una sorta di INTERDIPENDENZA tra paesi da tutti i punti di vista.

Come all’epoca ,anche oggi, le migrazioni giocano un ruolo importante come conseguenza della globalizzazione con un’unica differenza: all’epoca era l’Europa il paese di origine del processo,oggi è il paese di destinazione!

Le migrazioni non sono viste positivamente da alcuni soggetti. Ma da un’indagine effettuata, i paesi che ,ancora oggi, presentano legislazioni che ostacolano le stesse ,sono Stati con un basso grado di cultura e sviluppo. Sarà vero?Personalmente credo proprio di sì.

Ma vediamo i motivi per cui molti soggetti decidono di emigrare;
ci sono fattori che spingono l’immigrazione quali l’eccesso di offerta di lavoro e i bassi salari nei paesi di origine,le guerre e i disastri ambientali e fattori che incentivano l’immigrazione quali le nuove opportunità di occupazione e riguardano soprattutto la gente più giovane e istruita. Non di minore importanza come input all’immigrazione sono la prossimità geografica,i network sociali….

Le migrazioni ,ovviamente,hanno conseguenze sia sui paesi di origine che su quelli di destinazione. Uno dei tanti luoghi comuni è che gli immigrati rubano il lavoro ai nativi. Ciò è assolutamente da sfatare:è vero che l’immigrazione sul paese di destinazione comporta un aumento dell’offerta di lavoro. ma per quelle mansioni per le quali sono sostituti!Se invece sono lavoratori complementari aumentano la domanda di lavoro dei nativi con conseguente aumento dei salari e dell’occupazione!
Altri sostengono che gli immigrati abusano dei servizi sociali del paese ospitante(welfare shopping).

Certamente gli immigrati ricevono più sussidi dei nativi ma questo è dovuto principalmente a differenze nelle caratteristiche individuali(sono più poveri!).
L’immigrazione ha conseguenze anche sui paesi di origine:rimesse(trasferimenti in denaro o in natura che gli emigranti fanno a favore delle proprie famiglie di origine),ma anche brain dain(fuga dei cervelli) e brain gain.

Vi sono alcune controversie circa le rimesse:alcuni economisti sostengono siano utili per aiutare il paese di origine perché sono delle vere e proprie fonti di reddito per paesi esportatori netti di lavoro,mentre il FMI sostiene che riducono l’incentivo a produrre di più nel paese di origine(moral hazard),comunque vengono prevalentemente impiegate per i consumi,per la casa,la terra,la scuola e la sanità.

Sta di fatto che l’immigrazione è un processo inarrestabile e sicuramente non negativo come molti sono soliti a dipingerlo. Ha generalmente un effetto positivo sullo sviluppo economico dei paesi di origine ma non sono solo i paesi poveri a beneficiarne ma anche ,e soprattutto, i paesi di destinazione che beneficiano enormemente degli immigrati:forza lavoro indispensabile,migliore allocazione delle risorse,nuove braccia ma anche nuove idee,conoscenze,innovazioni.

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1 commento:

  1. Decisamente vero che la globalizzazione non è un fatto nuovo, nè lo è il fenomeno immigratorio.

    A parte che sulle conseguenze economiche della globalizzazione in senso ultra liberista si potrebbe dare un occhiata a quest'articolo estrapolato da un discorso del premio nobel per l'economia Maurice Allais:

    http://www.ecplanet.com/node/1090

    E questo dovrebbe bastare per far capire che nel corso delle vicende umane gli assoluti non sono praticamente mai applicabili o per lo meno non nella stessa maniera.

    Infatti anche l'immigrazione ha diverse facce.

    E' innegabile che nel corso della storia, sotto il profilo economico l'immigrazione abbia rappresentato uno strumento di vantaggio, basti pensare nel medioevo l'Olanda, o la Prussia di Federico II,
    realtà che hanno saputo trarre vantaggio da un'immigrazione che portava loro manodopera specializzata o anche l'Inghilterra della rivoluzione industriale che tramite l'inurbamento ha riorganizzato il proprio sistema produttivo.

    Che dire di oggi?
    Applicata alla nostra società l'immigrazione è prevalentemente costituita da uomini raramente specializzati che emigrano in paesi come quelli europei che sperimentano un deciso crollo della produzione industriale.
    Il che porta a una notevole inoccupabilità perchè i posti di lavoro di basso livello ormai sono sempre più appannaggio di stati come la Cina o l'est europa, del resto i dati sul calo della produzione industriale odierni non sono acqua.

    Inoltre la mollezza dello stato come strumento di coesione sociale acuisce una creazione di stati dentro lo stato,basti pensare a certe realtà del milanese in mano a precise realtà etniche non ultima la chinatown locale.
    Decisamente non si può paragonare il livello di assorbimeno culturale della Prussia di Federico II a quello ad esempio dell'Italia odierna.

    Risultato: il peso dell'immigrazione odierna viene posto sulle spalle dei cittadini autoctoni che devono subirne i rovesci per mala organizzazione.

    Gestire male l'organizzazione dell'immigrazione presuppone il volersi infilare in una situazione come quella americana dove il tanto acclamato multiculturalismo in realtà nasconde una società divisa per etnie dove trionfano i ghetti e dove i super ricchi hanno mega ville ultra armate e difese da mercenari.


    Roma antica fu un modello di integrazione eppur anch'essa ebbe problemi nella gestione dell'immigrazione ,quando a causa dell'uso massiccio della schiavitù, dentro Roma si riversarono torme di ex piccoli proprietari terrieri ridotti sul lastrico che generarono gravi problemi di ordine interno.

    L'immigrazione può essere uno stimolo all'economia?

    Forse.

    Ma una realtà umana è ben più che semplice economia.
    La potenza è nulla senza il controllo.

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